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Aprileonline: Alla corte di Berlusconi

Che ministri e governo lavorassero a dividere il sindacato è detto, che una trita campagna mediatica avesse rispolverato il teorema della "CGIL dei no" era sotto gli occhi di tutti, che ci fosse un'epidemia a firmare prima di conoscere il che cosa, è nella cronaca di troppi incontri; adesso un salto di qualità. CISL, UIL e Confindustria si sono rese complici e protagoniste di un atto di esclusione senza precedenti nella storia democratica del nostro paese

13/11/2008
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Aprileonline

Susanna Camusso*

"I segretari di CISL e UIL hanno lasciato la residenza romana del premier dall'uscita posteriore", conclude così una laconica agenzia di ieri sera, che rende pubblica una gravissima scelta del governo.
Le notizie successive, le smentite e le conferme rendono poi più chiaro, che CISL, UIL e Confindustria si sono rese complici e protagoniste di un atto di esclusione senza precedenti nella storia democratica del nostro paese.
Non sappiamo che ragioni verranno addotte nelle prossime ore per "spiegare" quella convenzione ad escludere, ma appare fin irrilevante, ci sono occasioni in cui gli atti in sé, parlano.

Che ministri e governo lavorassero a dividere il sindacato è detto, che una trita campagna mediatica avesse rispolverato il teorema della "CGIL dei no" era sotto gli occhi di tutti, che ci fosse un epidemia a firmare prima di conoscere il che cosa, è nella cronaca di troppi incontri; adesso un salto di qualità. Il governo dichiara la sua natura, non interlocuzione in ragione della rappresentanza, fin troppo noto l'assioma berlusconiano del voto esaustivo, quindi la costruzione della corte di chi da ragione.

Appare il bisogno del consenso visibile, spendibile mediaticamente, quando la gravità della crisi, i tagli, l'attacco a scuola, università e ricerca, i salari negati e le rendite garantite cominciano a erodere popolarità e non ci sono più sondaggi mirabolanti da sventolare.

Quale senso ha però, per due grandi sindacati confederali e per la più importante rappresentanza d'impresa, accompagnare la manifesta incapacità di questo governo di affrontare la crisi, di dare risposte ai lavoratori, ai pensionati, alle stesse imprese?Questa la domanda che, per buon senso, non riesce a trovare risposta.

Questo produce altre domande, le più importanti:
La rappresentanza: i convenuti di palazzo Grazioli, sono leader di organizzazioni la cui esistenza è data dal rappresentare degli interessi, specifici, materiali, per loro natura di parte.
Organizzazioni non assolute, che condividono con altre grandi organizzazioni il ruolo e la rappresentanza, stanno cercando un'altra fonte di legittimazione?

Vi è un'altra fonte di legittimazione che intervenga senza risultati trasparenti, figli di un confronto effettivo tra proposte e risultati? Può una grande organizzazione collocarsi nell'idea che mi intesto quanto "passa il convento" perché siedo al tavolino del premier?
Che prospettiva lascia aperta un'idea così, quale autorevolezza, nel momento in cui, e temo tra breve, diverrà evidente che non ci sono risposte ai rappresentati nelle politiche di questo governo?

Per questo diventa essenziale una rigorosa campagna sui temi della rappresentanza e della democrazia, essenziale per impedire derive illiberali sullo sciopero, come sui diritti che i ministri presenti ieri sera si apprestano a fare, essenziale perché ci si misuri concretamente su chi rappresenta e quanto, sulla determinazione delle regole per decidere in conto della rappresentanza e non ci si infili in una palude in cui tutto è confuso, tutto è affermabile e smentibile nello stesso momento, le piattaforme si definiscono e spariscono al primo stormir di fronde.

Serve una campagna e rigore sulla rappresentanza perché questo è il cuore dell'attacco che il governo sta facendo, "ti coopto per cancellare la tua funzione", nego che ci siano soggetti che possono confrontarsi in nome di interessi e politiche da esercitare.

Salari ed occupazione: era il tema della piattaforma, unitaria, è l'epicentro di una politica di contrasto alla crisi? Come si esercita la funzione sindacale se non esercitando un confronto con il governo su questi temi? Ancora se è il tema prioritario come si fa a non interrogarsi sul segno che hanno i provvedimenti, quelli reali, non gli annunci, presi dal governo; come si fa a non vedere che il filo conduttore della politica è far
pagare la crisi ai precari, ai lavoratori, ai salari e alle pensioni, quindi che un sindacato deve partire da li, contrastare e cambiare il segno di quelle politiche.

Come fa Confindustria a non vedere che il credito al sistema bancario sta traducendosi in una stretta verso le imprese, a non vedere che l'espulsione di migliaia di lavoratori dalle imprese, giovani e precari, tagliano il futuro per quelle imprese.

Possono grandi organizzazioni non porsi la domanda come attraverso la crisi, e come progetto il paese uscirà dalla crisi?

Si potrebbe continuare a lungo, mi limito a un ultimo grande tema, scuola, università, ricerca, fiumi di giovani hanno posto il tema del loro e quindi del futuro di tutte e tutti, una domanda di qualità, di appartenenza al mondo globale, a partire dai saperi, la scommessa del futuro industriale e produttivo del paese si gioca sulla ricerca, sulla capacità di innovare. Per
questo una riforma non può partire dai tagli, ma deve partire dagli obiettivi, e proprio su questo tema come spiegarsi che Confindustria invoca risorse per l'innovazione ed ogni giorno sostiene la Ministra e i suoi decreti legge.

Trasparenza degli obiettivi, dei comportamenti, delle scelte questo è ciò che Palazzo Grazioli affossa, questo è quello che rende la serata di ieri una pagina davvero buia.

L'unica risposta vera a tutto ciò, è chiedere conto, ragione delle scelte e continuare con coerenza a sostenere le nostre proposte, perché il futuro del paese, l'assenza di fiducia sono li, davanti a tutti ad ognuno l'assunzione delle proprie responsabilità.

* Segreteria Confederale CGIL Nazionale, Dipartimento Settori Produttivi


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