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Aprileonline: A 15 anni al lavoro, invece che in classe

L'ultimo anno di scuola dell'obbligo si potrà fare anche con l'apprendistato. A prevederlo è un emendamento del relatore del ddl lavoro, Giuliano Cazzola, approvato oggi dalla commissione Lavoro della Camera. Il testo, che è ora al parere delle altre commissioni, prevede che "l'obbligo di istruzione" si possa assolvere "anche nei percorsi di apprendistato per l'espletamento del diritto dovere di istruzione e formazione"

21/01/2010
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Aprileonline

L'obbligo di istruzione (innalzato a 16 anni dalla Finanziaria del 2006) "si assolve anche nei percorsi di apprendistato". Recita così l'emendamento della discordia, quello votato oggi in commissione Lavoro alla Camera come modifica al ddl sui lavori usuranti collegato alla Finanziaria. Autore dell'emendamento, che contiene uno dei cavalli di battaglia del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, è il relatore del ddl Giuliano Cazzola (Pdl).
Se il testo passerà (il ddl arriva in aula alla Camera lunedì e contiene molte altre norme, dall'innalzamento dell'età pensionabile per i dirigenti sanitari all'allungamento dei tempi della riforma degli ammortizzatori sociali il cui varo è possibile fino a 2 anni dopo l'approvazione del Ddl ) si potrà andare a lavorare a 15 anni e utilizzare l'apprendistato per coprire l'ultimo anno obbligatorio di scuola.
Per Cazzola, chi fa l'apprendistato a 15 anni "non è obbligato a rinunciare alla sua istruzione, è solo una possibilità che viene offerta. Anche perché l'innalzamento a 16 anni dell'obbligo scolastico non ha alcuna espressione di carattere curricolare. Allo studente non resta in mano nulla dopo quei due anni di scuola dai 14 ai 16 anni. Al massimo può fare una formazione di base che non da' nulla. Tanto vale andare a lavorare".

L'assolvimento dell'obbligo scolastico con l'apprendistato era già stato previsto nel maxiemendamento alla Finanziaria, ma poi era stato eliminato per estraneità alla materia della legge di Bilancio. Il governo (vedi alla voce Sacconi) ha dunque chiesto di recuperarlo e inserirlo nel ddl sui lavori usuranti.
Disco verde dal ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, la quale ha dichiarato che "secondo una condivisa linea governativa", il ministero dell'Istruzione "è favorevole a ogni iniziativa, anche legislativa, che favorisca la transizione tra scuola e lavoro, consentendo così ai giovani di disporre delle competenze necessarie per trovare un'occupazione".
Oggi, inoltre, si è insediato il Comitato per l'alternanza scuola-lavoro, a cinque anni dal decreto legislativo che l'aveva istituito. Il Comitato dovrà definire i criteri generali per l'organizzazione e la fruizione di percorsi formativi in ambito scolastico e lavorativo. Dunque, per il ministro Gelmini, l'assolvimento dell'obbligo di istruzione attraverso un vero contratto di lavoro, retribuito secondo i contratti collettivi di lavoro, rappresenterebbe "una possibilità ulteriore di contrasto al fenomeno della dispersione scolastica".

Ma il provvedimento approvato in Commissione, come è ovvio che sia, allarma e non poco gli attori sociali. "Non è con l'abbassamento dei diritti o con la propaganda che si affrontano temi centrali come il lavoro dei giovani e la lotta al sommerso", tuona il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni. "L'abbassamento dell'obbligo scolastico a quindici anni attraverso l'apprendistato è - secondo Fammoni - sbagliato dal versante formativo, e per questo non deve essere approvato, ma è altrettanto grave che si tenti in questo modo di superare surrettiziamente attraverso questa via anche l'età minima per lavorare, fissata per legge a 16 anni".

"La maggioranza e il ministro Sacconi hanno deciso di fare carta straccia dell'obbligo scolastico". Ad affermarlo Giuseppe Fioroni, responsabile area Welfare del Pd.
"E' inaccettabile - dice Fioroni - che invece di intensificare gli sforzi per collegare la fase educativa alla formazione e mettere in grado i ragazzi italiani di poter competere ad armi pari con i loro colleghi nel resto del mondo, qui si decida di fare un salto all'indietro così macroscopico".
"Ricordo a questa lungimirante maggioranza - prosegue Fioroni - che, fino a prova contraria, le leggi vigenti prevedono l'obbligo di andare a scuola fino a 16 anni e il buon senso dovrebbe suggerire, proprio nei momenti di crisi economiche violente come quella che ancora attraversiamo, di intensificare la preparazione anche come misura di contenimento degli effetti sociali della crisi, non di giocare al ribasso".


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