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Aprile online-Berlusconi fa comparire per miracolo la copertura per il taglio delle tasse. Ma è tutto un imbroglio

SGOVERNO. Grande confusione nella Casa delle Libertà, ma la situazione non è affatto eccellente Berlusconi fa comparire per miracolo la copertura per il taglio delle tasse. Ma è tutto un imbrogli...

26/11/2004
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Aprileonline

SGOVERNO. Grande confusione nella Casa delle Libertà, ma la situazione non è affatto eccellente
Berlusconi fa comparire per miracolo la copertura per il taglio delle tasse. Ma è tutto un imbroglio
Per ora Berlusconi sembra aver rinunciato al messaggio a reti unificate per annunciare agli italiani il grande imbroglio, quello che lui chiama la riduzione delle tasse. Ma non è detto. Del resto lui parla tutti i giorni a reti unificate. Per ora si è accontentato di una conferenza stampa. Anche perché l'operazione che oggi il Consiglio dei ministri approverà è bel lontana dalle promesse fatte dal premier. Non solo. Se c'è qualcosa di 'epocale' questo è l'imbroglio, imbroglio che è sotto gli occhi di tutti, difficile da nascondere è sotto gli occhi di tutti.'
Proprio perché di un imbroglio si tratta '#8211; afferma Alfiero Grandi, vicepresidente Commissione Finanze della Camera - bisognerà abituarci a convivere con i carabinieri. Siamo al gioco delle tre carte, carte truccate perché vince sempre il banco. Con l'emendamento approvato nella riunione della maggioranza si colpiscono i più bisognosi, si fanno sontuosi regali ai più ricchi, non si prevede alcun intervento per il rilancio dell'economia, per la competitività delle imprese. Bisogna dar vita, da subito, ad una grande mobilitazione, con iniziative in tutto il Paese senza attendere la manifestazione prevista per dicembre a Milano.
Un'importante occasione di lotta è rappresentata dallo sciopero generale deciso dai sindacati per la fine del mese.' Durissimi i giudizi di tutti i rappresentanti dell'opposizione. Vediamo la sostanza dell'imbroglio. Era tutto già scritto da tempo: 'Ho convinto gli alleati -gongola Berlusconi '#8211; e ora si deve rafforzare il governo'. Traduzione: con qualche ministro vi do lo zuccherino che si merita chi è buono. Dunque siamo alle tre aliquote, 23, 33, 39 per cento, che porteranno briciole per tutti i cittadini con redditi normali mentre la polpa vera andrà ai ricchi e ai ricchissimi. Certo c'è un quattro per cento previsto solo per il 2005, poi la strada è in discesa, i soldi arriveranno puliti. Per quanto riguarda l'Irap per le imprese, si prevede un taglio pari a cinquecentomila euro. Praticamente niente. Come si coprono questi sei miliardi e mezzo di euro?
Intanto se ne coprono se ben si capisce solo quattro e mezzo. Due di questi spostando le rate del condono edilizio al 2005. La solita una tantum. Poi si aumentano bolli, tasse concessioni, sigarette, tutto quello che si può. Si blocca il turn over del pubblico e si licenziano, di fatto questo è la realtà, 75 mila lavoratori. Per il rinnovo del contratto dei dipendenti pubblici conferma di aumenti pari al 3,7 per cento. Tagli alla scuola che perderà circa 14 mila dipendenti. Per quanto riguarda chi deve andare in pensione il ministro Siniscalco dice che non verranno ridotte le finestre. Forse verranno solo spostate per cui si rimarrà al lavoro più a lungo. Investimenti, Mezzogiorno, niente da fare.
La cronaca della giornata da conto dell'imbroglio epocale. Fino all'ultimo si è giocato sui numeri. Siamo diventati il paese del bengodi. Soldi, soldi, soldi in quantità. Ce n'è per tutti e anche di più. Il premier aveva chiesto una manovra ' consistente', altro che quelle due lire trovate, dopo tante peripezie dal ministro dell'economia. Subito si erano mossi i berluscones che vegetano nei diversi partiti con l'Udc di Follini in attesa dei numeri. Ecco s'avanza l'economista di An, Baldassari, il quale scopre che ci sono ben dieci miliardi di euro disponibili per ridurre le tasse. Anzi qualche decimale in più. Non sia mai, l'irascibile consigliere economico di Berlusconi, Renato Brunetta ne trova ben dodici. E, dicono i più solerti forzaitalioti, se si cerca bene se ne razzolano ancora di più. Il povero ministro dell'economia che aveva trovato solo tre o quattro miliardi, non sa più dove voltarsi. Tutti lo tirano per la giacca. Il presidente del Consiglio stabilisce con lui una specie di linea rossa telefonica. Come i frati che bussano alla porta del confratello sussurrando ' ricordati che devi morire', come la goccia d'acqua che ti piove sulla testa nella nota tortura cinese, vuole sfilare al ministro un miliardo dopo l'altro. Lo convoca, gli offre pranzo e cena, con veleno a portata di mano, lo tormenta in ogni modo. Si sa, la carne è debole e Domenico Siniscalco, detto Francesco in omaggio al santo dei poveri che lui predilige, qualche liretta vuol darla a tutti. Dalle carezze alle minacce. Il ministro ha capito che Renato Brunetta ormai è lanciato, in corsa per occupare il suo posto. Intanto il nuovo vicepresidente vicario di An, La Russa, che diventa anche capogruppo. Frena i bollenti spiriti. Capisce che tirando troppo la corda chi pagherà il prezzo più alto in termini di consensi elettorali sarà proprio il suo partito. Anche i dirigenti del sindacato vicino ad An gli fanno sapere che il pubblico impiego non può pagare tutto il prezzo della promessa riduzione delle tasse. La Russa rende noto che da quei nove miliardi di euro di cui il viceministro Baldassari, del suo stesso partito, si potrebbe detrarre il trenta per cento. Nella notte si consuma il misfatto. Siniscalco fra bolli, ticket, nuovi balzelli, rate del condono spostate sul bilancio del 2005, 'finestre ' chiuse per chi vuole andare in pensione, qualche auto blu in meno proprio poca cosa, tanto per dare un po' di polvere negli occhi, arriva a definire il massimo possibile per le tasse. Siamo di nuovo a circa sei miliardi di euro con qualche decimale. Si torna, come nel gioco dell'oca prediletto, dal governo, al punto di partenza. Berlusconi storce la bocca. Dall'Europa, dal presidente della Commissione, Barroso, dal capo del partito popolare europeo, suo amico ma non troppo, il tedesco Pottering, ha ricevuto schiaffoni in merito al patto di stabilità che il premier vuole abolire. Quei sei miliardi e qualcosina di cui Siniscalco ha dato la disponibilità non lo accontentano. Anche perché fanno notare a Berlusconi sono meno dei sette miliardi e qualcosina che si tolgono dalle tasche degli italiani con tasse, balzelli, ticket.
Insomma non possono essere presentati come una manovra 'consistente'. Il tempo stringe. La notte passa. La data del ventinove entro la quale la maggioranza dovrà presentare il maxiemendamento alla Finanziaria è vicina. La riunione della maggioranza lascia l'amaro in bocca allo stesso Berlusconi. La Russa, Fini, i leghisti dicono che si potevano reperire più risorse, ma Siniscalco è uno 'prudente', più in là non è voluto andare. Si dice anche che Berlusconi se la sia legata al dito, non contento di quanto ha già disastrato l'Italia.
[Alessandro Cardulli


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