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Aprile on line-Università, ricercatori - call center

Riforma Moratti. Dalla Sapienza parte la mobilitazione Università, ricercatori - call center L'aula di Fisica della Sapienza di Roma, una delle più grandi università europee, è affollata da do...

15/10/2004
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Aprileonline

Riforma Moratti. Dalla Sapienza parte la mobilitazione
Università, ricercatori - call center
L'aula di Fisica della Sapienza di Roma, una delle più grandi università europee, è affollata da docenti, personale tecnico, amministrativo, studenti, rappresentanti delle associazioni dei docenti, sindacalisti, ci sono anche parlamentari della Commissioni cultura di Camera e Senato, esponenti dei partiti. La maggioranza di governo, per impegni vari, improvvisamente sopravvenuti, latita. Gianni Orlandi, prorettore vicario, parla dei motivi della mobilitazione dell'intera comunità accademica contro i disegni di legge che portano il nome della ministra Moratti. " Questa- dice è la Sapienza progressista che si batte per un nuovo corso dell'Università. Vogliamo anche supplire all'assenza di chi ha la rappresentanza". Il riferimento al Rettore è evidente ma Orlandi non vuol fare polemiche, argomenta l'opposizione al disegno di legge sulla stato giuridico dei docenti. L'università italiana vive un momento di grande difficoltà, c'è una forte tensione, una ritrovata, forse mai perduta, combattività. Per di più la mobilitazione in atto, con la sospensione delle elezioni, cade in un periodo preelettorale. Si vota a partire dall'inizio di dicembre per l'elezione del rettore e il professor Orlandi si candida a ricoprire la massima carica. Attendiamo che termini l'assemblea, l'incontro con i parlamentari, per farci raccontare questa fase straordinaria nella vita dell'ateneo. Gianni Orlandi è titolare della cattedra di tecnologia dell'informazione. Prima di diventare pro rettore vicario è stato preside della facoltà d'ingegneria. Protagonista in passato della nascita del movimento dei progressisti all'interno della Sapienza. " Siamo stati -dice con orgoglio - capofila della protesta contro il disegno di legge Moratti. E' la prima università a mobilitarsi poi a ridosso dell'estate c'è un'accelerazione, si muovono altre università in tutta Italia. Anche alla assemblea che abbiamo svolto hanno partecipato le altre università pubbliche di Roma. La prima facoltà a sospendere le lezioni è stata ingegneria." Ma non c'è il rischio che questo blocco delle attività sia visto dagli studenti come un fatto corporativo che riguarda solo la categoria dei docenti? Gianni Orlandi non ha dubbi sul rapporto con gli studenti, un rapporto che non si incrinato, anzi si va ricostruendo. " Non ci sono state tensioni- sottolinea- perché si è capito che non sono in gioco interessi corporativi, che la nostra mobilitazione riguarda problemi vitali per il nostro Paese". " Tutti-riprende con forza- parlano di ricerca, formazione, ricerca, università, come problemi di fondo che devono essere affrontati. Ma alla resa dei conti ci si muove nella direzione opposta. Quanto prevede la Moratti significa la morte dell'Università pubblica. Per questo chiediamo il ritiro del disegno di legge. Anche il nostra senato accademico ha votato un documento d'opposizione al provvedimento che il governo intende mandare in porto. Non si prevedono investimenti, non c'è riferimento forte alla ricerca, si punta solo all'attività didattica". Insiste Orlandi su questo argomento: "Il disegno di legge disarticola l'attività universitaria, rompe il rapporto fra didattica e ricerca, un rapporto che deve essere forte, visibile, tangibile. Se si spezza questo rapporto l'università diventa una scuola di didattica. Si lascia l'eccellenza alle università private".I valori dello studio sono dati da questo intreccio, ricerca-didattica. Se non c'è l'una, l'altra muore. Argomenta ancora Gianni Orlandi, fornendo la prova provata di quanto asserisce: " Il disegno di legge prevede la messa ad esaurimento della figura del ricercatore, riferimento importante, vitale per il complesso delle attività". Esemplifica ancora mettendo in rilievo il ruolo svolto dai ricercatori proprio a fronte del nuovo ordinamento didattico, delle lauree 3+2. "Il ricercatore si è fatto carico-continua il prorettore - anche dell'attività didattica, pur non competendogli, ha reso possibile lo svolgimento dei corsi, ha dato un'ampia disponibilità di offerta formativa alla società italiana. "Poi traccia il quadro del futuro prossimo. Ai ricercatori si vogliono sostituire figure di precari, come i co.co.co o qualcosa di simile previsto dalla nuova legge sl mercato del lavoro. Sempre precari comunque. Orlandi scherza, ma il suo tono è amaro. " Si considera l'università, come se fosse un call center, senza ovviamente togliere niente a chi lavora in queste strutture. La precarietà del lavoro non va bene da nessuna parte. Ma come si fa a pensare ad un ricercatore precario, davvero ci vuole tanta immaginazione". La mobilitazione alla Sapienza va avanti nei modi e nelle forme più diverse, coinvolge le diverse facoltà, si estende, trova ampi consensi. Orlandi insiste molto sulla " comunità accademica", vede l'università come un luogo dove i diversi soggetti che la popolano hanno obiettivi comuni da raggiungere. Primo fra tutti quello del ritiro del disegno di legge sullo stato giuridico dei docenti per riaprire un discorso sul ruolo dell'università pubblica nel tessuto economico e sociale di un paese sempre più in difficoltà. Quella parola che circola ovunque, competitività, competitività perduta dall'Italia, acquista valore e significato se il luogo di formazione, l'Università appunto, è all'altezza delle sfide di questo terzo millennio. Un nuovo corso, come dice Gianni Orlandi.

[Alessandro Cardulli ]


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