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Aprile on line-Sotto attacco i diritti fondamentali dei cittadini

Pubblico Impiego. Carlo Podda (Cgil): ''Sarà una lotta dura per il contratto contro i tagli'' Sotto attacco i diritti fondamentali dei cittadini 'Dopo lo sciopero generale del trenta novembre, a ...

27/11/2004
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Aprileonline

Pubblico Impiego. Carlo Podda (Cgil): ''Sarà una lotta dura per il contratto contro i tagli''
Sotto attacco i diritti fondamentali dei cittadini
'Dopo lo sciopero generale del trenta novembre, a metà dicembre daremo vita ad una manifestazione dei rappresentanti sindacali. Sono circa 130 mila, appena eletti. Verranno tutti davanti a Palazzo Chigi e con loro tanti dipendenti pubblici. A gennaio i tre milioni e mezzo di lavoratori di questo comparto saranno chiamati ad un nuovo sciopero generale, con una manifestazione a Roma. Da subito abbiamo messo in programma iniziative in tutti i posti di lavoro. Parleremo con i cittadini, incontreremo gli amministratori pubblici, i consigli comunali, provinciali, regionali. Daremo vita a quelli che nell'industria si chiamano scioperi spontanei, cinque minuti, dieci minuti per esporre le nostre posizioni': Carlo Podda, segretario generale della funzione pubblica Cgil, traccia a caldo, le linee di una lotta che si annuncia dura. Gli fa ancora ribollire il sangue quel 'licenziamento' mascherato da turn over che manda a casa 75.000 dipendenti. Non solo ha anche un dubbio assillante: 'Berlusconi e La Russa hanno detto che ogni cinque operatori, collaboratori pubblici che vanno a casa ci sarà un assunto. Ebbene i dipendenti pubblici sono circa tre milioni e mezzo. Ciò significa che in tre anni se ne dovrebbero andare circa quattrocentomila'. Insomma '#8211; diciamo- sarete voi a pagare il prezzo di una manovra fiscale che porta solo soldi in tasca ai ricchi. Podda ci riprende: 'Non noi, non solo noi, i più colpiti saranno i cittadini. Grazie alla disinformazione dei media si ha un'immagine sbagliata, distorta del ruolo, della funzione di questi lavoratori. Svolgono compiti fondamentali per il funzionamento di servizi essenziali per cittadini'.
Ci fa un elenco minuzioso dei 'luoghi' dove operano. Scuola, docenti e non docenti; sanità, personale infermieristico, dirigenti, tecnici, sanitari; enti locali, asili, scuola, assistenza, disabili, nidi, il welfare, oltre all'amministrazione degli enti. Enti pubblici, previdenziali, Inps, Enpadap, e tutti gli altri, Aci, Croce Rossa; aziende di stato, vigili del fuoco in particolare; università e ricerca, tutto il personale; forze di polizia, tutto il comparto sicurezza; statali, ministeri e altre funzioni.
'Passa da questi milioni di lavoratori la garanzia dei tre diritti fondamentali- afferma Podda- che sono il diritto alla salute, all'istruzione, alla previdenza. Sono i diritti di cittadinanza, il welfare del paese'. E cattiva informazione c'è anche sulla situazione contrattuale, sulle retribuzioni. Si dice addirittura, fa presente Podda, che avremmo già avuto aumenti superiori all'inflazione. 'Una gran confusione- rileva- voluta o per ignoranza anche da parte di noti editorialisti di grandi giornali. Prendono fischi per fiaschi, come fa l'editorialista del Corriere della Sera, Giavazzi'. Entriamo dentro le dinamiche retributive, seguendo i dati veri resi noti dall'Istat, ente al di sopra di ogni sospetto. Fino alla metà del 2003, le retribuzioni del pubblico impiego sono rimaste quasi del tutto ferme, ben al di sotto del tasso di inflazione. Due anni e mezzo di ritardo nel rinnovo della parte economica dei contratti si fanno sentire. Quando si arriva al rinnovo c'è un effetto ritardato, un accumulo.
L'Istat ha ricostruito le retribuzioni sulla base degli importi mensili, redistribuendo arretrati e una tantum. Nel 2003 le retribuzioni sono aumentate del 2,4%. Nel biennio precedente non ci sono stati conguagli rispetto all'inflazione programmata. Veniamo così a quella soglia del 3,7% prevista dalla finanziaria e confermata dal ministro Siniscalco. E' comprensivo di uno 0,4 relativo alla produttività per cui si scende realmente ad un 3,3. Solo per il recupero dell'inflazione sarebbe necessario un aumento pari a più del 5%. Conclude Podda: 'Se qualcuno pensa che ci fermeremo sappia che non si tratta di una fiammata,per difendere i diritti dei cittadini e quelli di milioni di lavoratori'.
[Al. Ca.]


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