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Appunti sui docenti inidonei

Franco Buccino

13/08/2012
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Attualmente circa 3500 docenti, poco più del 2% degli insegnanti della scuola pubblica, sono inidonei all’insegnamento e idonei ad altri compiti. Non vanno in classe, ma possono fare tutto il resto che fa un docente. Che non è poco. Basta pensare alla programmazione e all’approfondimento della didattica, alle attività connesse all’insegnamento, alle cosiddette funzioni strumentali. La cura della biblioteca, dei laboratori, l’organizzazione delle visite istruttive  e delle attività di orientamento, l’organizzazione delle prove di ingresso, di esami, i test Invalsi. Anche nelle segreterie delle scuole come interfaccia tra amministrativi e colleghi docenti. E tante altre ancora. La scuola è un’organizzazione complessa che richiede molteplici figure anche nello specifico settore didattico.

Poi, si sa, anche tra i docenti inidonei ci sono quelli più capaci e disponibili e quelli meno; tra le scuole che li accolgono ci sono quelle più aperte  per loro cultura organizzativa a questo apporto un po’ originale di “docenti che non insegnano” e quelle rigide nella divisione dei compiti e quindi più restie a questa novità; soprattutto ci sono le oggettive condizioni di salute con le quali si devono confrontare i docenti inidonei e le scuole nelle quali operano, che si traducono in genere in seri problemi di continuità.

Gli inidonei, però, non rinunciano al loro ruolo di docenti: per la preparazione, l’esperienza e gli anni di lavoro. Alla loro funzione di docenti attiene quello che sanno fare e quello che possono continuare a fare. Del resto ne sono convinti tanti pezzi dell’Amministrazione e tante scuole. E le stesse commissioni mediche mai si sognerebbero di dire a un docente di fare l’assistente o viceversa. Le commissioni mediche dicono semplicemente che un determinato lavoro alcune persone non lo possono svolgere, o meglio che lo possono svolgere con alcune limitazioni. Il docente inidoneo non può entrare in classe, l’assistente inidoneo non può essere messo a ricevere il pubblico, il collaboratore scolastico, cioè l’ex bidello, inidoneo non può fare la pulizia dei locali. A scuola, di inidonei ce ne sono in tutti i profili, ma l’inidoneità del docente è la più appariscente e quella che crea più problemi. È un po’ come per le assenze: l’assenza del docente che ha lezione richiede la necessità del supplente, anche per un’ora.

L’inidoneità in un profilo con l’opportunità di svolgere altri compiti è un istituto di civiltà e di democrazia perché evita la discriminazione di un lavoratore per le sue condizioni di salute; è anche uno strumento pratico e concreto che gli permette di raggiungere i requisiti per la pensione; è, infine, un’opportunità per il luogo di lavoro di poter continuare ad usufruire, sia pure in parte, della professionalità di quel lavoratore.

Stupisce perciò che nelle norme relative ai docenti inidonei del decreto trasformato in legge sulla spending review, il governo, il ministro e i sottosegretari alla pubblica istruzione, il parlamento, abbiano spostato in un altro ruolo e in un’altra qualifica tali docenti. Ed è inquietante, per alcuni aspetti, la scelta di farli transitare nei ruoli degli assistenti amministrativi e tecnici delle scuole.

Stupisce per i motivi accennati, quelli di legittimità costituzionale, quelli giuridici, etici e di civiltà, e anche per motivi pratici, pensando al contenzioso che si apre. I docenti inidonei sono privati del loro ruolo e retrocessi di qualifica, chiamati a svolgere funzioni amministrative e tecniche per le quali non hanno nessuna preparazione e formazione. Indeboliranno le segreterie e gli uffici tecnici; prenderanno il posto di precari storici non stabilizzati; addirittura, sembra, porteranno il soprannumero nelle nuove qualifiche. Ancora, difficilmente le commissioni mediche riconosceranno agli ormai ex docenti inidonei di essere idonei a fare gli assistenti amministrativi o tecnici; diranno tutt’al più che potranno svolgere solo alcune delle funzioni previste dai nuovi profili, evitando stress psicofisici. Non sarebbe la prima volta che si colpisce crudelmente la scuola senza neanche raggiungere gli obiettivi fissati di contenimento e risparmio della spesa.

È inquietante infine la visione della scuola sottesa a tali provvedimenti. La scuola è vista come un’organizzazione gerarchica e quasi militare, in cui si passa di grado o si è degradati. Concorsi interni riservati o retrocessioni per motivi vari stanno a dimostrare che non c’è alcun rispetto e alcun approfondimento dei singoli profili, nessuna attenzione per le professionalità che esprimono, nessuna cura per la formazione e l’aggiornamento che richiedono. L’Amministrazione scolastica i precari li caccia via quando vuole, quelli di ruolo li riconverte e li sposta come vuole. Figuriamoci gli inidonei.


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