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Appello web per salvare i prof. giovani

«Con il decreto spariranno». Firmano anche i rettori, dalla Cattolica alla Normale

09/09/2011
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Corriere della sera

MILANO — Un sito web, un appello che parte con le firme di professori, rettori, giornalisti e scrittori, oltre agli studenti. Su appellogiovani.it le adesioni in un giorno arrivano a settemila. Obiettivo della mobilitazione è ottenere la modifica del decreto Gelmini in arrivo a ottobre perché così com'è taglierebbe fuori i giovani laureati dall'insegnamento.
Sul portale quaranta righe di messaggio. Titolo: «L'Italia è un paese per vecchi? Il decreto Gelmini chiude ai giovani». «Saranno ridotti a una quantità irrisoria i posti disponibili per le lauree magistrali e le abilitazioni all'insegnamento nelle scuole medie e superiori», si legge nel documento. E nelle righe successive, la denuncia: «La propensione del Ministero, sostenuta dai sindacati, è privilegiare i diritti dei precari già inseriti nelle graduatorie e far pagare il prezzo del passato esclusivamente ai giovani».
Come dire, il Ministero ha ascoltato soltanto le ragioni dei sindacati, a difesa dei precari (un esercito di duecentomila insegnanti, secondo stime ufficiose). E così avrebbe scaricato migliaia di giovani laureati, senza prospettiva e senza sponsor. Rimarrebbe escluso «chi sta insegnando dal 2008 senza abilitazione, chi è in fase di formazione e chi si iscriverà all'università nei prossimi anni».
Gli autori del documento illustrano un paio di effetti collaterali: oltre all'invecchiamento dei docenti, il danno alle università, la crisi delle facoltà umanistiche e scientifiche da Lettere a Matematica, che hanno come sbocco professionale l'insegnamento.
Scenario temuto: «Una crisi generazionale ed educativa senza precedenti». Fioccano le adesioni dalle università, dalla Cattolica (Mauro Magatti) alla Normale di Pisa (Salvatore Settis) al Politecnico di Milano, alla Sapienza, da Bologna a Catania a Milano. E fuori dagli atenei rilancia l'appello dal Terzo settore Giorgio Vittadini e poi scrittori, attori, giornalisti e direttori di giornali da Avvenire al Mattino.
Ha firmato Susanna Mantovani, prorettore all'università di Milano Bicocca: «Nel mondo della scuola vanno tutelati anche gli studenti, non soltanto gli insegnanti». E cita una ricerca svolta su liceali stranieri che hanno frequentato per un anno scuole italiane: «Colpiti negativamente dall'età avanzata dei professori». Se il decreto Gelmini non cambia ci sarà un ulteriore invecchiamento, «un vuoto generazionale di sette, dieci anni». «Capisco la posizione del sindacato e la tutela dei precari — aggiunge Mantovani —. Ma non condivido questa linea. I ragazzi hanno diritto a confrontarsi con docenti di più generazioni, è un errore privarli di quella a loro più vicina».
«C'erano i precari da assumere. E ha vinto la logica della scuola come ammortizzatore sociale», è la posizione dei firmatari. «È mancato equilibrio fra le due istanze — sostiene Giorgio Israel, ordinario di Matematica alla Sapienza — L'assorbimento dei precari poteva essere più graduale, per contemperare le due esigenze. Se non si cambia, pagheranno soltanto i giovani. Bisognerebbe accettare l'idea che l'abilitazione non necessariamente garantisce il posto di lavoro».
Giuseppe Bertagna, ordinario di Pedagogia a Bergamo, già consulente dell'ex ministro Letizia Moratti, sostiene Appellogiovani «perché si ridiscuta del problema. A partire dal reclutamento, perché quello è il nodo da sciogliere. Adesso l'unica soluzione possibile è aumentare il numero degli abilitati. Ma poi verranno reclutati dalle scuole? In Parlamento giace una proposta di legge, serve il coraggio per affrontare problemi incancreniti dagli anni Settanta».

Federica Cavadini
 


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