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ansa: Gelmini nell'arena del Senato, scivola sull'egida

al Senato

23/10/2008
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ANSA

di Massimo Colaiacomo
ROMA - L'Aula del Senato si è fatta subito incandescente. Sono passate da poco le 12:30 quando il ministro della Pubblica Istruzione Mariastella Gelmini prende la parola. E si capisce subito che non sarà una passeggiata. Per quello che Gelmini dice e lascia intendere che dirà. Per le reazioni che arrivano dai banchi di opposizione: sono subito interruzioni, non manca la senatrice che porta le mani sulla bocca per farne un megafono. La Gelmini non si scompone: nega la replica diretta a chi la contesta ma fissa lo sguardo in direzione delle contestazioni. Al suo fianco, sui banchi del governo, siedono i ministri Elio Vito e Sandro Bondi. La guardano un po' sorpresi e un po' divertiti. L'Aula di palazzo Madama per lunghi tratti è un'arena. Davanti al ministro, sulle poltrone a loro riservate, siedono quattro sottosegretari che vivono con malcelato disagio quelle contestazioni rumorose. I richiami del presidente Renato Schifani si fanno sempre più frequenti col passare dei minuti. Gelmini rivendica il merito di aver tolto i dati sulla condizione della scuola dalle medie statistiche per farli diventare patrimonio dell'opinione pubblica. "C'é un Libro bianco sulla riforma della scuola", urla il senatore del Pd Paolo Giarretta. Arriva il richiamo di Schifani al contestatore. Gelmini tira dritto. "Ben più delle proteste - spiega Gelmini, con voce monocorde e senza increspature - mi preoccupano le falsificazioni che sono state messe alla base di queste proteste". Viene giù metà Aula. "C'é un testo, quali falsificazioni!", urla la senatrice del Pd Luciana Sbarbati. E il collega di partito rincara: "Abbia rispetto, ministro; abbia rispetto". "Al Libro bianco sulla scuola, scritto sotto l'egida dei ministri Fioroni e Padoa-Schioppa...". Non arriva in fondo alla frase il ministro Gelmini perché qualche urlo e un'onda di ilarità attraversa i banchi dell'opposizione per quell'accento traditore. Alla Gelmini scappa una "egìda" invece di "égida". Ma neanche questo inciampo riesce a frenare l'esposizione di Gelmini. E' un caterpillar, con i fogli del discorso che scorrono da una mano all'altra. Riprende a leggere e alza gli occhi soltanto per indirizzare lo sguardo sui banchi delle opposizioni. "E' stato detto, e non è vero, che diminuiremo gli insegnanti di sostegno. E' stato detto, e non è vero, che licenzieremo 87.000 insegnanti. E' stato detto, e non è vero, che diminuiranno le classi a tempo pieno. Un'opportunità che invece, da ministro, intendo incentivare". Dai banchi del Pd scatta una protesta corale. Troppe le accuse di falsità in appena cinque righe di discorso. Dal centrodestra partono applausi più sopra dei "vivissimi" come annotano secondo la tradizione gli stenografi del Senato. E riprende: "E' stato detto, e non è vero, che chiuderemo le scuole delle piccole isole e quelle di montagna, atto che il ministro non potrebbe mai sognarsi di compiere". Dai banchi dell'opposizione sale un'onda sonora, il brusio s'impenna e cede il passo alle urla. Scattano in piedi i senatori del centrodestra per applaudire. Schifani richiama un senatore Garraffa ormai scatenato. Ma è questione di pochi secondi. Sono quasi le 13. Gelmini riconosce che chi l'ha preceduta nel ruolo di ministro e ha cercato di cambiare la scuola "non ha avuto un percorso agevole, ma questa fatica merita di essere compiuta; la devo al Paese, ai ragazzi, alle famiglie, agli insegnanti, a coloro che si aspettano e meritano una scuola migliore, come recita la Costituzione, aperta a tutti, che distribuisca pari opportunità". E' finita. Dal centrodestra scatta un'ovazione lunga. Il centrosinistra stavolta sceglie di restare sui banchi, in silenzio.


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