«Ancora troppo rischioso mandare i ragazzi in aula»
Pier Luigi Lopalco, professore di Igiene generale e applicata all'Università di Pisa e assessore alla Sanità della Regione Puglia
L'appello rivolto ieri al governo dall'assessore alla Sanità della Regione Lazio Alessio D'Amato sul Messaggero a non riaprire le scuole il 7 gennaio non è un caso isolato. «Condivido sicuramente le preoccupazioni di D'Amato - conferma Pier Luigi Lopalco, professore di Igiene generale e applicata all'Università di Pisa e assessore alla Sanità della Regione Puglia - Riaprire la scuola con la situazione epidemiologica attuale è davvero rischioso. Non capisco in base a quale principio dal 7 gennaio questo virus dovrebbe scomparire da solo».
Secondo lei non è ancora il momento di riaprire le scuole?
«Ho sempre nutrito delle perplessità sul fatto che in una fase di forte circolazione virale si tengano le scuole completamente aperte. Piuttosto ritengo che qualunque intervento che possa ridurre significativamente la presenza degli studenti in classe, visto che abbiamo ancora una forte circolazione virale, sia la decisione più adeguata da prendere. Ho paura che si sia spostato un po' troppo il dibattito sulla questione siamo pronti a riaprirle oppure no. Ma non è questo il punto».
Cosa intende dire?
«Nel momento in cui apro la scuola e consento la didattica in presenza al 100 per cento, qualunque tipo di intervento possa fare dentro la scuola per salvaguardare dal contagio, si sta comunque permettendo lo spostamento di milioni di persone. Non dimentichiamo che tutti gli studenti ogni giorno si incontreranno prima di entrare in classe e poi dopo essere usciti e magari si fermeranno a prendere il caffè al bar. Bisogna tenere conto che tutta la socialità che gira intorno alla scuola in quella fascia di età facilita la circolazione del virus. Quindi, posso anche avere scuole perfette, con banchi distanziati, ma nel momento in cui permetto che tutte quelle persone possano muoversi in presenza di un'alta circolazione virale, è ovvio che avrò anche in quell'ambiente e in quella fascia di età molteplici occasioni di contagio».
Quindi l'orario scaglionato non basta?
«Se si facessero doppi turni veri, tenendo le classi piene per metà, forse si potrebbe ragionare. Ma nello scaglionare gli ingressi di un'ora, sinceramente non vedo l'utilità se non per il fatto che si potrebbero svuotare un po' i trasporti. Ma, ripeto, il problema della scuola è proprio il fatto che i ragazzi escono di casa e si incontrano».
E i banchi a rotelle?
«Personalmente non ne ho mai capito l'utilità. Se ci sono classi in cui esistono soltanto banchi doppi e non è possibile distanziare, forse occupano un po' meno spazio. Ma lo stesso avrebbero fatto dei banchetti singoli senza le rotelle».
Quali misure andrebbero adottate?
«Dobbiamo sempre parlare di interventi che possano diminuire il rischio. Tutto deve essere rapportato a quella che è la circolazione del virus nella popolazione. Se è moderata o bassa, allora basta poco per impedirne la diffusione. Laddove invece il virus circola e io metto 20 persone in una stanza chiusa, anche se obbligo all'uso delle mascherine ci sarà sempre qualcuno che le abbassa, o si scambia la penna. Ora non dobbiamo ragionare su quello che avviene all'interno della classe, ma fuori, dove si incontrano ogni giorno gli studenti senza alcun controllo».
In Puglia come vi state organizzando?
«Per quanto riguarda il giorno di apertura, ci rifacciamo alla decisione nazionale, a quello che si stabilirà in conferenza Stato-Regioni. Noi comunque continueremo con l'idea di dare ai genitori la possibilità di tenere i ragazzi a casa, se la famiglia è preoccupata. Vogliamo confermare ancora questo modello che abbiamo adottato nei mesi precedenti e che ha funzionato. Sono moltissime le famiglie pugliesi che hanno davvero gradito questa possibilità».
E per chi non è attrezzato a seguire le lezioni on-line?
«Quegli studenti vanno a scuola. Ma in genere, ribadisco, chi è preoccupato perché magari in casa c'è un genitore con qualche problema di salute, oppure il nonno, se si sente più tranquillo a tenere il proprio figliolo a casa, lo può fare».
Graziella Melina