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Alunni e prof, l’intesa via Dad che va veloce

Tre istituti, diverse strategie: «Messo in discussione un vecchio modo di fare scuola»

31/03/2021
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Corriere della sera

Peppe Aquaro

Dad. Un acronimo ci salverà? Questione di punti di vista. Da parte degli alunni ci sarebbero alcune reticenze. E vista da chi era abituato a stare seduto dietro una cattedra e non davanti a un pc, spesso si è fatta di necessità virtù. Per fortuna, c’è chi ha mediato tecnologicamente il tutto. Come Open Fiber e la sua fibra ottica. Ma ne riparleremo.

«Non è una passeggiata la didattica a distanza: all’inizio, tra marzo e la fine dello scorso anno scolastico, i collegamenti non reggevano: siamo stati costretti a non sovrapporre gli orari di lezione tra classi primarie e medie. Era praticamente impossibile provare ad essere connessi contemporaneamente», ricorda Irene Frida Vizzarri, dirigente dell’Istituto comprensivo Palena-Torricella Peligna, in provincia di Chieti.

In più, c’era il problema di unire più plessi insieme, sparsi in diversi paesi della provincia abruzzese: «Sì, una impresa nell’impresa. Come ce l’abbiamo fatta? Guardi, da quando è arrivata la fibra ottica, ad ottobre scorso, le cose sono cambiate: siamo passati dal non poter accendere due computer nello stesso momento alle videoconferenze e ai consigli di classe tra i diversi plessi scolastici. Abbiamo persino rinnovato a distanza il consiglio d’Istituto, con tutti gli organi collegiali».

Però, c’è ancora da fare. Come a Lama dei Peligni, dove ha sede un altro «pezzo» dell’istituto di Palena, e dove risiede Vizzarri: «L’Amministrazione pubblica fa saper che la fibra sarebbe a una decina di metri dalla scuola: peccato che manchi ancora il collegamento definitivo».

Cambio di passo

«Un anno fa impossibili due lezioni in contemporanea, ora i consigli di classe»

Nostalgia per la «vecchia» scuola in presenza? «Chiaramente, il rovescio della medaglia sta tutto nelle rinunce affettive e relazionali tra i ragazzi, costretti a rimanere in casa seguendo le lezioni a distanza», spiega la dirigente, la quale aggiunge: «Però, sarebbe innegabile non considerare come questa nuova metodologia di insegnamento abbia messo in discussione un vecchio modo di fare scuola».

Tra le diecimila scuole raggiunte dalla fibra Open Fiber (poco meno di 5mila con connessione già presente all’ingresso o direttamente nell’istituto, e le restanti con la fibra che giunge a pochi metri, attivabile nell’immediato) c’è anche l’istituto Alighieri-Kennedy di Torino, nel quartiere Parella.

«La fibra ottica ce l’abbiamo da quattro anni: i nostri ragazzi erano già abituati con la tecnologia e la scuola è sempre stata all’avanguardia da questo punto di vista», osserva Patrizia Schirosi, docente di lingua Inglese oltre che memoria storica dell’istituto: «Ma chi l’ha detto che i professori con anni di servizio alle spalle non sappiano accendere un computer? Io la penso così: bisogna sapersi mettere al passo con i ragazzi. Altrimenti, sarebbe un mestiere noiosissimo, sempre uguale».

La docente

«Bisogna sapersi mettere al passo con i ragazzi, altrimenti è un mestiere noiosissimo»

Dalla fibra in poi (ma anche un po’ prima), l’istituto torinese ha potuto ospitare un «Dante Alighieri film festival», in programma subito dopo quello di Cannes. Tutto vero. «Non ci facciamo mancare niente, e siamo riusciti a produrlo anche in piena pandemia. Altro? Da pochissimo abbiamo iniziato un lavoro sulla sostenibilità, soffermandoci sull’Agenda 2030 dell’Onu, e ci siamo lanciati nell’affascinante mondo dell’Intelligenza artificiale, scaricando trailer di film e focus su YouTube».

Da Torino a Macerata, all’istituto paritario, Ireneo Aleandri, per incontrare Luca Antinori, docente di Economia aziendale al Tecnico commerciale. Il bello della fibra? «Direi soprattutto poterne usufruire: qui, in questa scuola, siamo partiti da zero. Ed oggi, invece, riusciamo a far lavorare i ragazzi su fogli di calcolo con Microsoft Excel per formule e diagrammi, ci confrontiamo su Classroom per i compiti e ci guardiamo in faccia con Google Meet». Prof, ma se un ragazzo fa qualcos’altro durante la lezione? «Partono le mie domande a random: dove colgo, colgo». Più open di così.


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