Altri 115 contagi nelle scuole. "Così le classi non sono sicure"
In un'elementare di Molfetta un cluster con 43 positivi. Crisanti: "Molti giovani asintomatici, dati del ministero non credibili". Il governatore Emiliano: "In Puglia ci hanno imposto di riaprire"
Corrado Zunino
ROMA - Il bollettino, conosciuto, dei contagi a scuola, ieri diceva "altri 115 casi". Quarantatré positivi - venti più ventitré "individuati in un secondo momento" - solo in alcune classi della scuola elementare Carnicella di Molfetta, provincia di Bari. Qui il cluster, l'insorgenza del focolaio, appare propriamente scolastico. Si è già passati alla didattica a distanza. In Puglia, ancora, una docente positiva a Brindisi (e sessanta alunni da controllare). Il plesso scolastico Orto Borrelli di Minervino Murge, qui è Barletta, è stato chiuso dopo la positività al coronavirus riscontrata su un alunno. Il presidente della Regione, Michele Emiliano, è tentato dalla chiusura tout court: "L'avvio dell'anno scolastico ce l'hanno imposto, le scuole sono un luogo pericoloso", dice.
Un'insegnante a Palermo, un bimbo in un'elementare di Caltanissetta, un docente a Catanzaro (plesso scolastico "Laura D'Errico" chiuso). Due casi di Covid e quaranta bimbi in fila al tampone a Sant'Agnello, nel Napoletano. Un docente positivo con due classi in quarantena a Torre del Greco (sempre Napoli). A Lauro, il sindaco Antonio Bossone ha pronta l'ordinanza che impone, tra le altre cose, la serrata delle scuole.
È stata chiusa per un giorno la primaria di Montenero di Bisaccia, provincia di Campobasso. Un secondo caso di positività si è registrato al Liceo Cuoco di Isernia e tre nella scuola media "Andrea d'Isernia", polo evacuato per sanificazione. Uno studente è stato certificato positivo al Liceo Giordano di Venafro (Isernia)
Nelle Marche quattro casi all'Istituto comprensivo Federico II di Jesi, uno studente contagiato e classe in quarantena all'Agrario di Fabriano (Ancona). A Montalcino, Siena, due istituti superiori hanno interrotto le attività fino al 18 ottobre: due studenti fuorisede, poi risultati positivi, "hanno gravitato" sui plessi.
Domenica scorsa il Dipartimento di Sanità pubblica dell'Azienda Ausl di Bologna ha ricevuto notifica di quattro casi di positività, riconducibili a tre studenti e un docente che frequentano quattro diversi istituti scolastici di Bologna, Casalecchio di Reno e Castiglione dei Pepoli. Quattro casi a Rimini. A Parma niente lezioni da ieri alla scuola elementare Martiri di Cefalonia: la settimana scorsa erano stati evidenziati dieci casi fra gli alunni più uno tra gli insegnanti. Tre situazioni rilevate in tre istituti nella provincia di Cesena.
La positività di una maestra della primaria di Crema (Cremona) ha messo in quarantena 35 alunni per due classi, una prima e una terza. Tra sabato e martedì si sono registrati 19 casi complessivi nelle scuole in lingua italiana e tedesca della provincia di Bolzano. Triplicate negli ultimi dieci giorni le segnalazioni nelle scuole di Venezia. A Gorizia nove i casi al Liceo classico Dante Alighieri, con una classe già in quarantena, e uno all'Istituto tecnico per geometri.
È un bollettino ampio, che spinge le Regioni a chiedere la chiusura degli edifici scolastici con spostamento della didattica a distanza. La ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina risponde che la scuola è un luogo sicuro e offre cifre con riferimenti, tuttavia, non chiari. Il secondo rapporto affidato alle rilevazioni dei presidi ha monitorato i contagi dal 14 settembre al 3 ottobre: bene, gli studenti risultati positivi al Covid sono stati 2.348, 402 i professori, 144 gli amministrativi. Con una settimana di lezioni in più, rispetto al primo report, gli alunni sono cresciuti di 856 (in aumento percentuale, quindi, rispetto ai 1.492 delle prime due settimane).
Su una platea di 7,1 milioni, gli studenti contagiati erano due su diecimila (0,021 per cento) al 26 settembre e sono un po' più di tre su diecimila (0,033 per cento) al 3 ottobre (in verità, visto che non tutte le scuole a quella data erano aperte, la percentuale risulta ancora un po' più alta). I dati in valore assoluto sembrano minimi, ma è il confronto con il resto d'Italia che dà il senso della questione clinica. I positivi tra il 14 settembre e il 3 ottobre in tutto il Paese sono stati 34.998, pari a poco meno di sei su diecimila (0,057 per cento). Come si vede, nelle tre settimane i contagi degli studenti sono stati un po' più della metà della media del Paese, ma quelli dei docenti (cinque su diecimila) e del personale Ata (sette su diecimila) sono in linea con l'emersione del virus nel Paese. Tra l'altro, i contagi avvistati a scuola sono l'8,3 per cento totali, non certo un numero irrilevante.
Un esperto di dati come Enrico Bucci, professore alla Temple Unversity di Philadelphia, e divulgatori come Giorgio Sestili e Francesco Luchetta hanno già spiegato perché il dato statistico, dopo tre settimane e senza altri parametri, è irrilevante e addirittura confondente: "Sa di propaganda da parte della ministra". Se si guarda la questione dalla prospettiva delle scuole, e questa la offrono gli accertamenti dei ricercatori Lorenzo Ruffino e Vittorio Nicoletta, al 9 ottobre gli istituti con almeno un contagio erano 1.567 e quelli chiusi ben 233. I controlli di Ruffino-Nicoletta avvengono sulla base dei dati disponibili su internet e, quindi, gli stessi autori ipotizzano che le scuole toccate dal Covid oggi siano ampiamente oltre tremila avvicinandosi alla metà di tutte le istituzioni scolastiche italiane e superando il dieci per cento dei plessi sul territorio.
Ai dubbi sui dati ministeriali, il virologo Andrea Crisanti ha aggiunto queste considerazioni: "L'esperienza di Israele e Francia ha mostrato che le riaperture delle scuole sono potenzialmente in grado di aumentare i contagi. È chiaro che se noi andiamo a vedere solo la percentuale di studenti che si ammala, prendiamo un dato completamente falsato perché la maggior parte dei bambini-ragazzi è asintomatica, ma può portare il virus e infettare".
A proposito della particolarità, e problematicità della vita scolastica, una comunità di esperti da giorni sottolinea come si stia sottovalutando l'effetto aerosol. Ieri, racconta Angelo Ciribini, ordinario di produzione edilizia all'Università di Brescia, "il governo federale tedesco ha ufficialmente riconosciuto l'aerosol transmission quale causa rilevante della diffusione del contagio". Diversi rapporti internazionali indicano in almeno due metri la distanza minima necessaria in un'aula in cui gli studenti siano senza mascherina e ritengono necessaria l'areazione della stanza in modo continuativo.