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AlmaLaurea, il grido di allarme: "Chi non ha conosciuto l'università in presenza vuole rimanere dietro a un computer"

I rettori preoccupati per la fatica a far tornare le matricole in aula. Il sondaggio su 110mila universitari dice però che 4 studenti su 5 vogliono di nuovo le lezioni in presenza. La ricerca alla presentazione a Bergamo dei dati sui neolaureati e le prospettive di lavoro. I dati: aumentano le matricole, diminuiscono i fuori corso

19/06/2021
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la Repubblica

Ilaria Venturi

La pandemia ha segnato uno spartiacque anche per le università. Non ha compromesso la preparazione degli studenti, ma ha reso, come era da attendersi, più fragile la condizione occupazionale. Ma è un altro l'allarme che oggi AlmaLaurea lancia sul sistema accademico alla presentazione, all'università di Bergamo, degli annuali rapporti su condizione occupazionale e il profilo di chi esce dagli atenei. Che cosa ha provocato la didattica a distanza in questo anno e mezzo funestato dal virus? Se le università hanno reagito bene, sono state rapide nell'attrezzarsi con la didattica a distanza, c'è un dato che preoccupa i rettori: la fatica di far tornare gli studenti nelle aule

I DANNI DEL PIGIAMA

Il presidente di AlmaLaurea lancia un grido di allarme: "Lo smartphone e il pigiama hanno fatto dei danni". La riflessione emerge dai dati riportati in un approfondimento che si basa su oltre 110 mila questionari compilati dai laureandi tra dicembre 2020 e maggio 2021. Ai ragazzi sono state sottoposte alcune domande per meglio comprendere come è stata vissuta la didattica a distanza all’università sperimentata durante l’emergenza sanitaria. Emerge che quattro studenti su cinque rispondono che vogliono tornare in aula. Ma è un responso che hanno dato coloro già iscritti da alcuni anni e cioè che avevano fatto lezioni in presenza e dunque sperimentato il valore del contatto coi professori, coi compagni di corso e la maggiore comprensione della materia.

LE MATRICOLE PRO DAD

La difficoltà è nelle matricole, di chi ha iniziato a studiare collegandosi a un computer. Il rettore di Bergamo, e coordinatore delle università lombarde, Remo Morzenti Pellegrini, è  preoccupato: "Ci siamo sforzati di riportare in aula le matricole, negli ultimi 45 giorni in cui è stato possibile di questo anno accademico, perché in più di un'occasione abbiamo capito che questi ragazzi non avevano ancora avuto la possibilità di respirare l'università". Risultato? "Metà delle aule erano vuote. Certo, molto è dovuto a una difficoltà sulle distanze, la Lombardia attira molti fuorisede, ma la stragrande maggioranza di quetsi ragazzi ha deciso, più o meno consapevolmente, di rimanere a distanza: questo ci preoccupa. Loro sono l'anello più debole. Ora il messaggio che deve arrivare forte e chiaro dalle università è che da ottobre dobbiamo far tornare tutti in presenza. L'università è incontro e opportunità, vorrei che le famiglie lo capissero".

UN PROBLEMA POLITICO

Quello che Ivano Dionigi, latinista ed ex rettore di Bologna, teme è che "si sia instaurata una sorta di addomesticamento dei ragazzi: lo stare in casa, lo smartphone, il non capire l'essenzialità di tornare in presenza. Non capisco quanti fanno alle 18 l'apericena e poi il giorno dopo non fanno l'esame in presenza. Ricordo le parole di Umberto Eco: l'università è il luogo dell'incontro reale, forse l'unico del Paese, tra allievi e professori, tra giovani e adulti". Ma il problema è tutto politico: "Bisogna provvedere anche con la casa, i servizi per un ritorno in presenza - incalza Dionigi - la politica, il ministro devono essere consapevoli di questo: inutile predicare che ci vuole la relazione, bisogna creare le condizioni. Invece si è visto come è andata sulla scuola: è stata messa dopo le messe in piega dei parrucchieri, l'abbiamo tenuta più chiusa di tutti. I ragazzi hanno cicatrici, buchi culturali: tornare in presenza è il modo per sanarli. Il tema è drammatico".

I NUMERI

Almalaurea ha anche diffuso i numeri sull'università. Anzitutto aumentano delle immatricolazioni nonostante la pandemia: +14 mila rispetto al 2019/2020. Dunque la perdita di matricole a partire dal 2003/04 si sta progressivamente riassorbendo - ad oggi la contrazione è del 3,2%, ma più accentuata nelle aree meridionali: -18,9%. Ma comunque Il 27,5% dei giovani del Sud e delle Isole si sposta verso gli atenei del Centro e del Nord. Nell'ultimo anno, tra l'altro, gli atenei del Centro e del Sud sono cresciuti più di quelli del Nord (Nord +2,5%, Centro +7,7% e Sud e Isole +5,0%). L'andamento delle immatricolazioni per area disciplinare Mur, prosegue il report, mostra risultati interessanti: rispetto all'anno accademico 2003/04 l'area Stem mostra un aumento del 15%. L'area sanitaria e agro-veterinaria ha registrato un incremento del 2% rispetto al 2003/04. Infine, l'area artistica, letteraria ed educazione e soprattutto l'area economica, giuridica e sociale sono ancora al di sotto della quota di immatricolati del 2003/04 (rispettivamente -4% e -15%).

E ancora: secondo la più recente documentazione Istat, nel 2020 il tasso di occupazione della fascia d'età 20-64 è pari al 78% tra i laureati, rispetto al 65,1% di chi è in possesso di un diploma. Inoltre, la documentazione più recente Oecd a disposizione evidenzia che, nel 2018, un laureato guadagnava il 37% in più rispetto a un diplomato di scuola secondaria di secondo grado. L'età media alla laurea per il complesso dei laureati del 2020 è pari a 25,8 anni. La regolarità negli studi, che misura la capacità di concludere il corso di laurea nei tempi previsti dagli ordinamenti, ha registrato un miglioramento: se nel 2010 concludeva gli studi in corso il 39,0% dei laureati, nel 2020 la percentuale raggiunge il 58,4%. Infine se dieci anni fa a terminare gli studi con quattro o più anni fuori corso era il 14,8% dei laureati, oggi la quota si è quasi dimezzata (7,6%).


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