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All’incontro con il manager americano i giovani ribaltano la bocciatura OCSE

500 STUDENTI «ASSEDIANO» SCHMIDT ALL’EVENTO ORGANIZZATO DALL’OSSERVATORIO GIOVANI EDITORI

10/10/2013
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Il Messaggero

ROMA Da un lato i dati Ocse. E dall'altro loro, i magnifici cinquecento che a Eric Schmidt, presidente esecutivo di Google, vorrebbero fare molte più domande di quelle che il tempo consente. E gliele fanno in inglese. Da un lato l'indagine dell'Organizzazione per lo sviluppo economico che brutalmente spiega perché i nostri ragazzi saranno sempre di più «inoccupabili». Dall'altro gli studenti che, per iniziativa dell'Osservatorio-giovani editori, hanno la possibilità di incontrare il numero uno di Google. E affollano la sala di un hotel romano, preparati, attentissimi, entusiasti come se invece di un ceo di mezz'età avessero davanti Justin Bieber.
LE DIFFERENZE

Nella stessa giornata, due facce di una medaglia che l'Italia deve - deve - riunire in una sola. Indovinate quale. Ti alzi al mattino e la prima cosa che leggi è «Gli studenti italiani non sanno l'italiano. E neppure la matematica». Lo dice il rapporto Ocse, che piazza l'Italia all’ultimo posto per la lettura e al penultimo per la matematica. A metà giornata il ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, dice la verità, per quanto scomoda: «I dati Ocse dimostrano quanto siamo indietro in termini di capitale umano e di occupabilita». Tradotto: ragazzi che non sanno l'inglese, non sanno leggere in italiano e far di conto non troveranno lavoro. Soprattutto se, in giro per il mondo, i coetanei sono molto più svegli e preparati di loro. La giornata, insomma, sembrava partita male. Senonché a sera, alle 19 e un minuto, davanti alla platea dei cinquecento, sale sul palco il ceo di Google e va in scena tutto un altro film, un'altra Italia. I ragazzi hanno tra i 14 e i 18 anni. Vengono da licei e istituti tecnici di varie zone d'Italia. Sanno leggere e, addirittura, leggono i giornali. Si, quelli di carta, i quotidiani, grazie ad Andrea Ceccherini, al suo Osservatorio giovani-editori e alle migliaia di insegnanti che confrontando i contenuti di tre diversi giornali stimolano i loro allievi allo «spirito critico», come dice Ceccherini.
IL SUCCESSO

Applausi, cellulari che flashano Eric Schmidt come fosse uno degli One direction. Anche il nuovo ambasciatore americano John R. Philips, appena arrivato a Roma con la moglie Linda viene calorosamente applaudito dai sedicenni per i quali Google e America sono evidentemente, scontatamente la stessa cosa. Una cosa che a loro sta bene. Intervistato da Emilio Carelli di Sky, l'executive president che siede su otto miliardi di dollari parla del futuro dei media («Continueremo ad avere molta carta stampata») e della forza di Google che sta, sostiene, nella possibilità immediata di smascherare il falso. «In riunione tutti noi abbiamo davanti un computer e andiamo su Google per vedere se quel che ci viene detto è vero o no». Poi tocca ai ragazzi fare domande. Valeria del Giulio Cesare di Roma, è la prima e Eric Schmidt si complimenta per il suo inglese. «Excellent». Ma anche le domande successive saranno poste nella lingua franca, perché i ragazzi e i loro insegnanti, o almeno questi ragazzi, questi insegnanti, sanno che non sapersi esprimere in inglese è garanzia di quasi certa disoccupazione. Chiedono di tutto, dal perché Google ha acquistato la Calico, una società farmaceutica, a quel che fa per la privacy (naturalmente sta molto a cuore, che altro poteva rispondere mr executive president? «Non posso dirvi quanto il governo americano controlla quel che passa su Google ma vi assicuro che è relativamente poco».
LA «PROTESTA»

Alla fine, e sono le 20, decine di mani restano alzate invano. «Non riesco a capire perche è durato cosi poco» protesta Claudia dell'istituto Tecnico di via Panisperna, rione Monti. Lei e le sue compagne, una di origine rumena un'altra con mamma marocchina e padre libanese, sono entusiaste dell'incontro. «Professoressa, ha letto della classifica Ocse?» Qui sembra di stare su un pianeta diverso, eppure i dati dicono che state educando degli illetterati. La professoressa Federica Masina scuote la testa: «L'incontro di stasera dimostra il contrario. Che ci sono studenti capaci di parlare non solo in italiano, ma anche in un ottimo inglese. Certo, hanno dietro insegnanti che li stimolano, famiglie che li seguono». Famiglie benestanti?La professoressa Masina sorride: «Noi siamo un istituto tecnico. Direi famiglie interessate ai loro figli». E ragazzi interessati al loro futuro. Dev'essere per questo che Schmdit li ha salutati così: «Guardandovi, mi sento ottimista rispetto al futuro dell'Italia. Anzi, prima prendete il potere, meglio sara».
Maria Latella
 


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