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Affitti in nero ai fuorisede per 1,5 miliardi

Seicentomila studenti, irregolari 3 contratti su 4 Allarme della Cgil: «Servono patti anti-evasione»

06/10/2013
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l'Unità

Andrea Bonzi

Cristian paga 650 euro di affitto mensile. In nero, ovviamente. E ora il proprietario gli ha dato tre settimane per «alzare i tacchi». «Posso denunciarlo?» chiede su un sito Yahoo. È lo stesso dubbio di Alessandro, a Milano da 9 anni, che racconta di un padrone di casa che si rifiuta in tutti i modi di registrare il contratto, e addirittura insiste per avere i soldi in contanti, così da evitare metodi di pagamento tracciabili. «Sono stanco di cambiare casa perché tutti vogliono fare i furbi», si sfoga. In Rete, il malcontento è tanto. E il consiglio è sempre lo stesso: denunciare. Come, peraltro, prevede la legge.

GLI ESCAMOTAGE Ma la piaga degli affitti in nero ha raggiunto dimensioni monstre. A certificarlo, un'inchiesta del Sunia-Cgil fatta su un campione di 2mila ragazzi da tutta Italia. Dati che fanno pensare. Dei 600mila studenti fuorisede che abitano in una stanza o in un appartamento in locazione, 300mila, la metà, è totalmente in nero, mentre altri 150mila hanno sottoscritto un contratto con una cifra inferiore a quella realmente corrisposta. Il sommerso ammonta quindi a un miliardo e mezzo di euro, che significano almeno 300mila euro evasi al Fisco. Le città più care sono Milano e Roma: un posto letto nel capoluogo lombardo costa un minimo di 400 euro al mese (300 a Roma), mentre per una camera singola il canone può arrivare a 700 euro (come nella Capitale). Poco più bassi i prezzi in altre città, come Firenze (posto letto da 350 a 400 euro; camera singola da 500 a 700), Bologna (300-350 per un giaciglio e 400-500 per la camera) e Napoli (350-400 e 500-650). Non va meglio nei centri più piccoli, da Padova a Perugia, dove comunque una camera costa tra i 300 e i 400 euro in media. E a rimetterci sono gli studenti extracomunitari, fa sapere il Sunia, che pagano almeno un quarto in più degli italiani. Fatto sta che il canone «pesa» fino all'80% nel budget di un universitario medio, un intervistato su tre (il 30%) riporta le difficoltà dei propri genitori a mantenerlo, mentre uno su sei (il 15%) sta pensando di cambiare sede per riavvicinarsi alla famiglia. Particolarmente variegati gli escamotage utilizzati per infrangere le leggi. Si va dal «nero assoluto», a i contratti intestati a una sola persona e poi sub affittati, ad aumenti assolutamente arbitrari senza che le carte - quando ce ne sono - vengano modificate. Ci sono anche proprietari che tengono le chiavi dell'appartamento per fare sopralluoghi senza preavviso o per imporre altri co-inquilini, altri che incrementano le spese condominiali in modo arbitrario o offrono alloggi del tutto privi di dotazioni minime impiantistiche e di qualità. Nonostante le agevolazioni per chi affitta a canone concordato - il sindacato ricorda, ad esempio, le detrazioni di Irpef e Ici, ma anche le opportunità per gli inquilini e le loro famiglie - le carenze del sistema universitario italiano, che offre «posti letto solo per un 2% dei fuori sede, a fronte del 10% di Francia e Germania e del 20% di Danimarca e Svezia», contrastano con la possibilità di far emergere le irregolarità «Il diritto allo studio viene negato nei fatti, perché strettamente legato alla capacità di sostenere i costi soprattutto abitativi», sottolinea con forza Laura Mariani, responsabile delle Politiche abitative per la Cgil nazionale. Da qui la proposta di Daniele Barbieri, numero uno del Sunia: «È necessario combattere questa illegalità diffusa attraverso la stipula di patti antievasione, accordi operativi tra Agenzia del delle Entrate e amministrazioni locali».


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