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Adige-Nella scuola per tentativi

IL COMMENTO NELLA SCUOLA PER TENTATIVI di Antonio Valdisserri A partire da giugno la scuola italiana è entrata nella tradizionale fase delle riforme e delle sperimentazioni annunciate. L'esta...

13/08/2002
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L'Adige

IL COMMENTO
NELLA SCUOLA
PER TENTATIVI

di Antonio Valdisserri

A partire da giugno la scuola italiana è entrata nella tradizionale fase delle riforme e delle sperimentazioni annunciate. L'estate trascorre quasi sempre oscillando tra grandi cambiamenti e repentini ritorni al passato: uno stato che conduce non ad un miglioramento, bensì ad una paralisi peggiorativa SEGUE A PAGINA 50 della formazione. È il caso anche della riforma Moratti, che dovrebbe essere adottata solo da alcuni istituti. Avremo dunque in Italia, unici nel mondo, una scuola di seria A e una di serie B, una nuova e una vecchia, una più costosa e una meno. È credibile un sistema che forma studenti di livello differente non in base alle capacità, ma alla sua stessa struttura?
Dopo aver bloccato la riforma della scuola approvata con legge dal parlamento, aver decretato che una nuova riforma era tra le priorità urgenti del governo, aver varato in consiglio dei ministri una proposta di legge di riforma frutto di defatiganti mediazioni entro la maggioranza, aver trascurato di metterla all'ordine del giorno dei lavori parlamentari con l'urgenza che pure a voce le si riconosceva, al ministro Letizia Moratti è stato dato il contentino della sperimentazione. Sperimentare nel lessico politico italiano significa non già verificare se una determinata politica, un determinato modello organizzativo, funziona e di che strumenti - in termini di risorse umane e finanziarie, di capacità organizzative, di individuazione dei soggetti responsabili e così via - abbisogni per funzionare. Significa rimandare, potenzialmente all'infinito, la decisione su quella politica.
Quando e se poi si farà qualche cosa nel settore interessato dalla sperimentazione, i risultati della stessa (se ci si è preoccupati di raccoglierli) e persino la sua esistenza, saranno di norma ignorati. Il caso più recente riguarda la sperimentazione del "Reddito Minimo di Inserimento" come sostegno di ultima istanza per chi si trova in povertà: dopo quattro anni di sperimentazione se ne è annunciata, tra le righe del Patto per l'Italia, l'archiviazione senza che ne sia stato spiegato bene perchè, sulla base di quali elementi. Ma è la scuola il campo privilegiato di questi esercizi. Il tempo pieno alle elementari fu sperimentato per oltre vent'anni (e in parte ancora resiste come "sperimentale"). Ma quando venne approvata la riforma della scuola elementare saltò fuori un modello di "tempo lungo" di cui non si era mai parlato e che tanto meno era stato sperimentato e valutato. Da diversi anni esistono esperienze "sperimentali" di collaborazione tra istituti tecnici e istituti professionali; ma nè la riforma Berlinguer nè quella auspicata da Moratti sembrano averne tratta alcuna indicazione, nè in positivo nè in negativo.
Di licei e scuole in genere "sperimentali" è costellata l'Italia, ma al dunque queste esperienze contano meno della fantasia dell'esperto e del politico di turno. Non vi è accumulazione e circolazione di conoscenze, salvo che per qualche iniziativa volontaristica; così come non vi è esercizio sistematico di valutazione. In compenso vi è sistematica distruzione della fiducia, quindi di capitale umano e sociale: non si capisce perchè si debbano investire interesse, energie intellettuali, tempo, in qualche cosa che si sa destinato all'abbandono e alla casualità, rischiando anche di generare aspettative, di fare promesse, che non si è affatto certi di poter mantenere.
Un limite grave, per la scuola italiana, che certo ha bisogno di molte cose ma non di esterne fasi "sperimentali".


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