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Addio a Maurizio il preside ribelle che i ragazzi amavano

Il mondo della scuola piange il preside Maurizio Lazzarini,

01/09/2018
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la Repubblica

Ilaria Venturi 

A inizio anno stilava provocatori decaloghi per genitori e studenti.

Ovviamente la morale era che seguendoli alla lettera («copiate pure», diceva ai ragazzi; «difendete sempre i vostri figli e non parlate coi professori», suggeriva a mamme e papà) ad andare ko era la scuola. E i ragazzi con lei. Era amato anche per questo, per l’ironia con cui difendeva la missione educativa alla maniera di don Milani. Non a caso all’ingresso del suo studio c’era la scritta I care. E ora che una malattia se l’è portato via nel tempo di un’estate il mondo della scuola piange il preside Maurizio Lazzarini, da otto anni alla guida dello scientifico Fermi di Bologna, prima insegnante elementare e direttore didattico. E lo fa con migliaia di messaggi che hanno invaso i social e il sito del liceo: una reazione soprendente in tempi di continui conflitti tra genitori, alunni e prof.

Gli studenti, centinaia ieri alle esequie sulle colline di Imola, lo hanno ricordato con uno striscione che riprendeva una sua frase: "Voi siete il Fermi", ovvero una comunità. Questo gli interessava: crescere cittadini. E infatti ogni anno regalava la Costituzione a quelli di primo, accoglieva i genitori con un pranzo nelle aule, indossava la maglietta di Libera come i ragazzi. Ad ogni quinta, poi, regalava un testo letterario. A giugno la scelta era caduta su una poesia di Kavafis: «Non sciuparla la vita, fino a farne una stucchevole estranea». Uomo colto, pedagogista rivoluzionario, ha dato tutto per la scuola in cui credeva: quella del dialogo, del "non uno di meno". Al maestro che la scuola sembra ormai poco abituata ad avere rende omaggio il cordoglio condiviso da tutta Italia, anche dalle famiglie dell’associazione "Hikikomori" che segue i ragazzi ritirati in casa. «Stavo percorrendo una strada che mi avrebbe distrutto, grazie a lei ho preso la prima uscita che ho visto», scrive uno studente.

E una docente ricorda: «Mi diceva: quando lasci una classe chiediti se sei stata davvero con loro. La risposta è sì? Allora sei stata la miglior insegnante che potessero avere». La figlia Sara lo ha salutato ricordando il "cavaliere pieno di coraggio pronto a rimettersi in viaggio" di Rodari. «Tocca a noi», dice ora la sua scuola.


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