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A scuola senza musica

Un milione e mezzo di alunni e studenti quest'anno hanno rinunciato a corsi, lezioni, concerti. Causa Covid. Migliaia di associazioni in difficoltà: "Ministra Azzolina, riportiamo i suoni in classe, il danno culturale e psicologico è profondo"

21/10/2020
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la Repubblica

Corrado Zunino

Insieme all'educazione motoria, la musica è stata la vittima disciplinare immediata e larga della riorganizzazione scolastica per l'anno 2020-2021. Un milione e mezzo di bambini e ragazzi, alunni e studenti, non hanno più musica. Non la frequentano, non l'ascoltano, non ne ascoltano la storia. La scuola l'ha sospesa, posticipata, annullata. Della gravità della questione ce ne accorgeremo più avanti, ne peseremo le conseguenze.

La stima - un milione mezzo di scolari su due milioni e mezzo sono senza corsi e approfondimenti musicali - è della Consulta cultura del Forum del Terzo settore, l'organismo che gestisce le dinamiche del volontariato italiano. Molte associazioni sono abituate ad affiancarsi alle scuole per attività musicali, spesso pomeridiane. Solo il Forum conta trentamila operatori specializzati. Ma quest'anno, meglio, per questa seconda stagione di convivenza con il Covid, "le chiamate dei dirigenti scolastici sono state pochissime". Quasi nessun istituto ha ripreso in mano i corsi esterni interrotti lo scorso marzo, la prima ondata, né ha attivato iniziative nuove con insegnanti extrascolastici. Mancano gi spazi all'interno dei plessi, spesso il personale di controllo.

La fascia più colpita è tra 0-6 anni, la più numerosa e quella che assorbe l'influenza musicale con maggiore pienezza: "Numerosi studi dicono che per i bambini fino ai sei anni di età la musica ha un effetto positivo sullo sviluppo del cervello, dal punto di vista emotivo e cognitivo, e la pratica musicale rappresenta un capitale che sarà utile per tutto l'arco della vita", scrivono i portavoce del Forum. Diversi degli esperimenti musicali avviati nel cortile scolastico, tra l'altro, sono al servizio degli studenti con disabilità: anche qui la letteratura sul recupero è ampia, e confermata dalle pratiche.

Un vecchio studio del ministero dell'Istruzione, del 2008, l'ultimo in possesso del Forum del Terzo settore, rivelava che il 98 per cento degli istituti del primo ciclo (fino alle scuole medie) aveva attivato percorsi di musica e oltre il 55 per cento di questi era svolto totalmente o in collaborazione con esperti esterni. Sul territorio italiano, va ricordato, c'è un patrimonio di oltre 3.000 bande (2.500 affiliate al Forum), 10.000 cori (un quarto vicino al Terzo settore) e 500 scuole di musica per una platea di 300.000 associati.

Francesco Saverio Galtieri, guida della Scuola popolare di musica di Donna Olimpia, a Roma, e portavoce del Forum per l'educazione musicale, spiega nel dettaglio: "Solo con la mia associazione lavoravamo con tremila bambini, oggi ci sono rimasti due asili nido. Le medie sono tendenzialmente coperte dai docenti di ruolo, le superiori non hanno musica in classe se non in rari indirizzi. Noi, come Forum e come associazionismo in generale, negli ultimi vent'anni abbiamo sopperito per l'educazione musicale nelle prime fasce d'età, adesso drammaticamente tagliate fuori". Galtieri tiene a sottolineare: "Abbiamo un ruolo importante per l'attività propedeutica, la pedagogia musicale che interviene su integrazione, atteggiamenti in classe, dispersione scolastica. La situazione è seria. Serve un tavolo tecnico scientifico per comprendere dove sia possibile riattivare attività in sicurezza. Per noi è ipotizzabile in diversi luoghi, ma serve un intervento ministeriale. E laddove non si potrà fare musica in presenza, andrà avviata una didattica a destinazione, da scuola a casa".

Servono, in questa fase, separatori tra gli strumentisti e barriere di plexiglass. E poi è possibile istruire attività separate, convocando sezioni musicali, fiati, ritmica e così via. "In molti istituti", ancora Galtieri, "il laboratorio musicale è diventato un'aula per insegnare: la musica a scuola, un percorso lungo più di un secolo, ha fortemente rallentato, in alcuni casi si è fermato". Il rischio di tornare indietro, alla musica solo quando si può, è reale.

Il maestro Stefano Luigi Mangia, diploma di sassofono, che dal Salento guida il Coordinamento nazionale per il ripristino del jazz nei Licei musicali, conferma: "E' un anno difficile e le linee guida del ministero dell'Istruzione complicano, per la mancanza di chiarezza, la situazione. Il protocollo sanitario oggi chiede una distanza di un metro e mezzo per gli strumentisti nelle sale di prova e di due metri per ogni corista. Questo fa sì che nello spazio dove potevano convivere trenta persone, oggi ce ne stiano otto, dieci al massimo. Le orchestre devono essere ridotte e quasi nessun maestro né dirigente scolastico si prende l'onere e il dispiacere di lasciare a casa qualche giovane musicista. Le attività, così, non partono". Altri motivi che frenano la ripartenza sono: l'organizzazione complicata del pomeriggio extracurricolare negli istituti e, più banalmente, i timori di contagio.
 

Sulla distanza necessaria per le orchestre e i cori è in corso una ricerca del'Università Bicocca di Milano. La Consulta Cultura del Forum del Terzo settore si appella, per chiudere, alla ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina: "Le chiediamo di sollecitare i dirigenti scolastici a riprendere i percorsi formativi in ambito musicale, fondamentali anche per dare gambe ai Patti educativi territoriali".


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