A PROPOSITO DI PAGELLE, TABELLINE E FANNULLONI
Aristarco Ammazzacaffè
Il Ministro Fioroni di cose buone - o che potrebbero rivelarsi tali - ne ha fatte parecchie nel giro di un anno: le Commissioni miste negli Esami di Stato, l'istruzione tecnica e professionale recuperata nella sua importanza, l'innalzamento dell'obbligo scolastico e i bienni equivalenti, l'immissione in ruolo di oltre 150.000 precari, il tempo pieno con risorse adeguate (o quasi), una riscrittura sensata delle Indicazioni Nazionali per il curricolo del primo ciclo … e, da ultimo, "Il libro bianco" (decisamente non male).
Eppure le cose per le quali è ormai diventato popolare sono quelle sul ritorno alle tabelline e alla grammatica, sulle punizioni dei docenti fannulloni e sul ripristino degli esami a settembre. Per limitarmi a quelle particolarmente eclatanti.
Io, nei panni del ministro, me la prenderei. "Ma come - mi direi - mi danno l'anima (che per un credente, ammetterete, è il massimo) per migliorare e innovare un sistema che fa acqua da tutte le parti e i media non fanno una piega. Dico invece cose neanche tanto sensate, diciamoci la verità, e tutti a parlarne che neanche così di miss Italia e della compilation di Walter Veltroni. Ma che mondo è?"
Mi aspetterei delle dichiarazioni del genere dal ministro nei prossimi giorni.
Ma non so se arriveranno mai.
E questo perché il quadro delle sue esternazioni mi sembra in verità più complicato.
Infatti, l'aspetto sorprendente in questo bombardamento di dichiarazioni del Ministro è che in talune i loro contenuti sono lucciole e i riferimenti normativi lanterne (o il contrario; a piacere).
Prendi quella sulle tabelline. A leggere le sue “uscite”, sembra che i mali della scuola italiana derivino dalla loro presunta abolizione e che la sua resurrezione - della scuola medesima intendo - è a portata di mano perché lui le ridona finalmente alle scuole. Come Prometeo agli uomini il fuoco degli dei. E Bruno Vespa ai telespettatori la verità sugli orgasmi femminili (“Porta a porta”, scorsa settimana).
Così anche sulla grammatica. Dove il messaggio sembra essere che senza il suo studio non c'è parlare corretto e sensato. (Che è come dire, se ci pensate, che senza chiesa non c'è Dio e senza Calderoli - e, se è per questo, neanche senza Gasparri - non c'è stupidità. Che è affermazione almeno un po' azzardata. Guardiamoci in giro).
In altre dichiarazioni invece - quella sui docenti fannulloni, per dire - l'impressione che si ha - ma è pura impressione, per carità - è che il Ministro ci metta del buzzo, quello buono, a convincerci che le opinioni della sua vicina di casa e della signora Brambilla siano bastevoli per parlare così come.
Perciò qui il pensiero si fa confuso. E conclude, per non stancarsi inutilmente, che, dopo tutto, il Ministro è lui. Che possiamo farci?
Però, a tempo perso e tanto per gradire, uno si chiede lo stesso: Ma da dove gli vengono quelle dichiarazioni e interviste? E quando? Ha un suggeritore? Un'amica? E che ci fa? E lo sa sua moglie? (Un cruccio).
Ma la domanda delle domande per me è questa: Perché lo fa?
Gli analisti del linguaggio hanno spiegazioni molto diverse in proposito. Ne riporto quelle più frequenti. E non perché le condivido. Ci mancherebbe.
Tralascio quella più corrente, che all'interrogativo risponde: “Perché è un menteur ("busciardo" in ciociaro) ”. Mi dissocio pubblicamente.
Per riportare invece quelle più gettonate, in base alle frequenze. La prima, nell’ordine, è la seguente “Perché è un joueur" (che tradurrei con "giocherellone", in italiano confidenziale). Praticamente uno che, come qualche analista esemplifica, prima di ogni dichiarazione, racconta al figlio:
- Vuoi divertirti a vedere l’effetto che fa? Ne sparo una senza fondamento. E vedi. Tutti a dire: quelli di destra "hai sentito il Ministro? Ci copia". E quelli di sinistra: "hai sentito il Ministro? Li copia".
E il figlio: - Ma papà! -
E il babbo: - Ma è solo per gioco. Questa volta -.
Così l'esemplificazione (Però).
La seconda, sempre nell'ordine, è: “Perché è un guerriero" (o combattant, come preferiscono alcuni)”; motivazione questa che fa dire molto in giro: - Finalmente -.
C'è poi una motivazione che suona così: "Perché non ci crede". Che però, dato il personaggio, mi risulta sorprendente. Pensateci.
Per quanto mi riguarda, ho una posizione molto diversa: La mia spiegazione è semplicemente questa (annotate): “Perché è un timido”. E basta. Potrei anche motivarlo. Credendoci. Ma mi richiederebbe troppo.
Ad ogni buon conto, quale che sia la risposta più attendibile, le conseguenze di queste esternazioni mi sembrano significativamente semplificabili, fateci caso, nel seguente verso di Fosco Maraini: "gratterchiano le zocchie e le morcaglie". (O preferite: "vagemmo con le mani attramigate"? Nessun problema. Fate voi).
P.S. Quasi sicuramente nell'immediato, date le premesse, Il Ministro ce ne fornirà ancora, di dichiarazioni, a tipologia "parlare come viene". Aspettiamoci perciò, probabilmente, le prossime su "Il crocifisso non si tocca" (in quota al mondo cattolico) e "Il latino nelle medie dal 2008" (in quota a Pirani, Citati e Mastrocola. E seguaci). Comunque. Pulsioni irrefrenabili.