FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3912781
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » A proposito dell’autorità e della «scuola dimessa»

A proposito dell’autorità e della «scuola dimessa»

L’articolo, apparso su l’Unità di sabato 31 maggio, dal titolo «La scuola dimessa» (il catenaccio era: «In un liceo di Roma telecamere contro lo spaccio. E scoppia il caso» sfond una porta aperta

10/06/2014
Decrease text size Increase text size
l'Unità

L’articolo, apparso su l’Unità di sabato 31 maggio, dal titolo «La scuola dimessa» (il catenaccio era: «In un liceo di Roma telecamere contro lo spaccio. E scoppia il caso» LEGGI L'ARTICOLO) sfonda una porta aperta. Dice che l’autorità, compresa quella paterna, conosce da parecchi anni una crisi senza precedenti. Hannan Arendt stimava già esservi un profondo legame tra la scomparsa della tradizione e dell’autorità perché, denigrando il ruolo dei professori, viene sminuita la loro possibilità di agire nella trasmissione del sapere e riduce questo a una funzione utilitaristica.

Screditare il professore è, in definitiva, screditare tutti gli adulti: egli è autorevole perché di quel mondo si assume la responsabilità. Altri tempi, si dirà. Eppure ogni istituto scolastico, ogni preside, ogni insegnante è inondato da circolari, decreti, progetti che ambiscono a detenere verità sul sistema educativo. Come insegnante al lavoro da alcuni anni in questo Istituto, io che in tempi non sospetti partivo con i miei allievi a mie spese per incontrare a Pieve di Soligo Andrea Zanzotto, non posso tacere di fronte a discorsi demagogici di chi spiattella in faccia a tutti il bene dell’allievo e dell’istituzione, senza riferirsi all’autorevolezza di chi permette che questo liceo viva, educhi e formi schiere di giovani, ossia i suoi docenti e la loro Preside.

Sì, perché questa è la vera autorità operante, non con i limiti dell’oppressione come si è cercato di tratteggiare a tinte fosche ma nel rispetto delle regole del vivere civile, anche quelle più fastidiose, come quella di accettare che la magistratura svolga un’indagine. La droga fuori dalla scuola, grazie! A parte qualche opinione discordante, il Liceo incontra attualmente molti favori. Infatti al di là degli articoli di giornale dove il Virgilio sta diventando una vera e propria parola contenitore, di cui è detto tutto e il contrario di tutto, il liceo è stato inondato di iscrizioni per il prossimo anno scolastico e le sezioni di classico sono salite a cinque, in controtendenza rispetto alla media nazionale. Nessun trionfalismo e nessuna nostalgia per il ripristino di un’autorità immaginaria, confusa da alcuni con il potere assurdo della Preside sugli allievi, perché queste messe in scena grottesche dell’autorità scambiata per tirannia non hanno nulla a che vedere con il suo valore simbolico.

L’autorità simbolica di un adulto non è una parte da recitare ma un’operazione che istituisce differenti ruoli soggettivi. È lì il punto di fragilità della società attuale - già Freud parlava di disagio - quando non si considerano le diverse posizioni soggettive con il metro necessario della dissimmetria. E allora l’allievo rivendica gli stessi diritti del professore, l’adolescente le stesse prerogative dei genitori. Comprendo quindi che nell’epoca delle parità sia inconcepibile far valere tali differenze di ruoli e di funzioni, senza che questo sia vissuto come un atteggiamento ingiusto o reazionario. Gli scambi finora avuti con alcuni genitori sui fatti di droga che hanno interessato la nostra scuola sono stati vissuti da alcuni come una serie di chiarimenti diffidenti e dagli stessi con l’arroganza di chi crede di avere la chiave per la migliore comprensione. In realtà un incontro, anche quello educativo, è etimologicamente un trovare sul proprio cammino.

Proporsi in tale modo permette non tanto un faccia a faccia su impostazioni differenti ma di valorizzare posizioni soggettive differenti. Oggi mi sembra sia stata preferita una seduzione degli adolescenti attraverso i media, che non impegna in alcun modo il riconoscimento delle loro vite di studenti e di cittadini. Siamo forse uomini e docenti così sprovvisti di veri e propri gesti simbolici, così aridi nelle parole e omertosi da non voler vedere? In fisica una coppia è una coppia di forze e queste oltre che da un’intensità, sono caratterizzate da una direzione e un verso. Come molti colleghi penso a una scuola dove giovani e docenti non siano due forze uguali ma piuttosto incarnino due posizioni soggettive differenti. Inevitabilmente possono avere una direzione opposta ma il loro fine è comune: tutte le strade portano a Roma. Si tratta di trovare un equilibrio grazie al quale, assieme a molti colleghi e con Italo Calvino, insegnare solo un modo di guardare, cioè di essere nel mondo.

Carlo Albarello*
Professore Liceo Classico Virgilio (Roma)



La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL