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A PROPOSITITO DI DECRETI E DECRETINI DELLA RIFORMA: COSA C'E' VERAMENTE DIETRO -di Aristarco Ammazzacaffè

A PROPOSITITO DI DECRETI E DECRETINI DELLA RIFORMA: COSA C'E' VERAMENTE DIETRO di Aristarco Ammazzacaffè A seguire un po' da vicino le vicende del MIUR, uno si chiede: ma questi del Ministero ci...

15/07/2003
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A PROPOSITITO DI DECRETI E DECRETINI DELLA RIFORMA: COSA C'E' VERAMENTE DIETRO
di Aristarco Ammazzacaffè

A seguire un po' da vicino le vicende del MIUR, uno si chiede: ma questi del Ministero ci sono o ci fanno? Per me, nessun dubbio, ci fanno. Perché in fondo sono dei giocherelloni. C'è chi in questo nostro paese, e a livelli anche molto alti, si diverte a far le corna durante le riunioni di capi di stato e se la ride soddisfatto; e chi trova piacere a raccattar acque, sacre per gli osannanti, alle foci del dio Po; e chi ancora, come l'on. Schifani, con quel nome che si merita, se la spassa un mondo - e ogni giorno, davanti alla TV che paghi tu - a cantar peana per il proprio boss, pensando, mentre parla con faccia terrea e ghigno divertito: "Dico nefandezze, e allora? Io posso e mi pagano. Voi mi ascoltate e pagate. Obiezioni?"
Così anche i nostri del MIUR si divertono a modo loro, e ormai con scadenza mensile emanano decreti o direttive sulla recente legge di riforma: mica per niente, ma essenzialmente per il gusto di vedere di nascosto l'effetto che fa.
Tre vicende esemplari da aprile ad oggi.

La prima. Vi ricordate la proposta di decreto con le norme per le scuole dell'infanzia e del primo ciclo? La mettono in giro, diffondono anche la voce che sarebbe addirittura stata approvata dal Consiglio dei ministri il venerdì successivo, per rendere più verosimile la burla; e così, per tre o quattro settimane, a farci credere - ma anche la stampa più seria c'è cascata - che poteva passare da un momento all'altro; e noi tutti ad allarmarci, ad approvare odg critici verso l'introduzione del super maestro che si gestisce da solo i genitori, che mette in riga gli altri colleghi, che fa il tuttologo della classe. E poi, un po' alla volta, quando la tensione è massima, ci raccontano che non è cosa per adesso, che forse che sì, forse che no, che si potrà sperimentare e non sperimentare, che si è letto male la bozza, che, figurarsi! se loro - che ascoltano tutti i genitori delle private, tutti gli studenti del Leone XIII e le studentesse delle Orsoline e tutti gli amici di San Patrignano e voglion crescergli assieme appassionatamente - possono proporre salti all'indietro o in avanti o alla fune. E dopo averlo detto, giù a ridere di gusto tutti insieme. Tutti meno la ministra, che un po' ride anch'essa, ma non sa perché (però se lo farà spiegare dopo).

E la direttiva di fine maggio - e siamo alla seconda vicenda - sulla formazione del personale delle elementari? Sempre aspettando il decreto legislativo, come Godot, che non c'è ma ci sarà, chissà quando, chi lo sa; e sempre in vista della riforma - che, a volerla cercare con buona volontà e sagacia, è dietro l'angolo del 31 agosto p.v., subito svoltato a destra - si lanciano corsi di preparazione. E l'han pensata anche questa così bene per divertirsi che i poveri dirigenti scolastici, con i docenti promossi referenti sul campo con investitura feudale, si son fatti premura di partecipare a riunioni fatte passare come vere dai direttori regionali anch'essi caduti nel tranello. E mentre queste cose avvengono, loro, a godersela tutti come davanti ad uno spettacolo della Venier o di Pippo Franchi. Tutti, meno la ministra. Stranita perché gli altri ridono e lei no. E non sa perché. E subito dopo le grandi risate - per l'effetto allarme e per le preoccupazioni e lo sconcerto provocato nelle scuole - fanno arrivare il nuovo messaggio spiazzante: "avete interpretato male, non è così, ma chi mai ha pensato a corsi obbligatori; anzi sapete cosa vi diciamo? Non se ne fa niente, neanche quelli facoltativi, tanto non li fate lo stesso".

E quest'ultima vicenda sul decretino? Così ormai da tutti conosciuto non solo perché di due soli articoli, dopo due pagine fitte di "considerato che", ma perché il team che l'ha pensato - lo stesso delle due uscite precedenti - ha dimostrato scrittura tonda e graziosa, oltre che limpida, e sapienza giuridica addirittura introvabile (questo spiega, a ben intendere, il diminutivo-vezzeggiativo). Talmente limpida, la scrittura, che a fartela spiegare dagli stessi responsabili, rischi addirittura di capirla per quello che è: l'ennesima trovata burlesca che non si può dire (altrimenti Tremonti s'offende, chè non apparirebbe più lui come il vero oppositore della riforma). Il messaggio della bozza del decretino è chiarissimo. Ne riassumo i passaggi essenziali:
1. Di decreto legislativo, neanche a parlarne.
2. Siccome però la Moratti vuole questa riforma (ma solo perché non l'ha ancora capita in toto oppure perché l'ha pensata bene: vallo a decifrare l'animo umano), il suo entourage, apparentemente per accontentarla - così lei può fare altri spot, con i soldi destinate alle scuole, e dire adesso anche all'Europa: Vedete che c'è, come Dio, e cammina, come Lazzaro (la Nostra - si sa - è molto muccioliana) -, in realtà per continuare la catena degli scherzi, ha impartito alle scuole le seguenti disposizioni: a. prendete le Indicazioni Nazionali, b. estreatene gli obiettivi senza chiedervi per carità se sono veramente tali e se hanno senso e se hanno avuto una qualche legittimazione, c. provate a farne dei piani, però personalizzati, come si dice nella legge, e se ci riuscite fatecelo sapere, perché siete i soli ad averlo capito, assieme ovviamente a Bertagna, quando si capisce; in tutti i sensi
3. Sappiate che questa operazione è un progetto nazionale, che è un primo (da interpretare ad libitum) avvio della riforma, perché quello vero non si vede e non sappiam se si vedrà.
4. Sappiate però che è una innovazione quasi sperimentale, o una "sperimentazione super" che non si deve dire, altrimenti, poi, voi scuole, consideratane la qualità, vi guardate bene dal farla. E la Moratti non più regalarci spot, che le piacciono tanto perché pensa che siano essi la riforma.
5. Dall'anno prossimo, Inglese e Informatica nelle classi prime e seconde. E se avete problemi per gli insegnanti, abbiate fede. Se ne avrete, il miracolo dei pani e dei pesci si ripeterà.
Da fonte sicura sappiamo che, dopo aver messo a punto questa terza trovata, a riderne, prima e dopo gli effetti, è stato lo stesso Capo Gabinetto, avv. Di Pace, detto anche il pugnace, per via della rima, nonchè l'on. Aprea, detta anche la Valentina, per via forse della frangetta, adesso in versione estiva, che si porta in giro con lodevole autocompiacimento.
Gli effetti, scontati. Questa volta a rimanerne sconvolti sono stati soprattutto sindacati e CNPI. E quando ha visto le reazioni, l'intera brigata, giù a riderne a crepa pelle. Mancava solo la Ministra. Se ne ignorano le ragioni. E, passato l'"effetto sconvolgimento", la stessa tattica delle volte precedenti: "ma avete capito male, ma chi l'ha detto che il progetto nazionale è vincolante per le scuole? e quanto agli obiettivi e ai contenuti delle Indicazioni: solo se uno vuole. I fraintendimenti: colpa della stampa rossa".

Una annotazione conclusiva: qualcuno pensa ancora che queste tre vicende siano espressione di pressappochismo o insipienza o peggio ancora malafede: sbaglia decisamente. Dietro, c'è arte. E anche regia, per quanto possa non sembrare. Sono in grado di dimostravi che questi sono dei professionisti della trovata sorprendente, apparentemente allarmante, ma con esiti rassicuranti e catartici; sono - in altri termini e per molti versi - dei veri artisti della burla. Loro si divertono così. Perchè dargli torto, dato il contesto politico in cui sono inseriti? Ci sarebbe da scomodar Boccaccio, se se ne avesse voglia e stomaco.
Posso, a dimostrazione, svelarvi la prossima uscita quale e quando sarà. E' una chicca. Eccovela. Sul quando: a due mesi esatti - tolto agosto - dall'uscita della bozza del decretino; sul cosa: la parità. E pare conterrà l'interpretazione autentica, seconda la quale, scuole pubbliche e scuole private saranno fifty-fifty. Niente più monopolio delle prime. Quindi il 40% degli studenti e dei docenti delle pubbliche, d'ufficio, passerà alle private. Tanto, paga in ogni caso Tremonti o chi per lui. Sembra che i nostri stiano già pregustando l'effetto che farà. Si prevede una vera bomba. Sarà quella giusta?

PS. Registro per pura cronaca che c'è anche chi vede, dietro queste trovate, chissà quali disegni diabolici contro la scuola pubblica. A questi, qualcuno potrebbe richiamare una battuta dell'ormai pater patriae (che tempi!) Giulio Andreotti: A pensar male spesso ci si indovina. Ma non sono io. Altrimenti tocca riscrivere il pezzo.


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