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«A Napoli assumeremo le maestre, scuola e lavoro non si toccano»

Enrico Panini /L'ASSESSORE EX CGIL «TAGLIA» I TAGLI

02/09/2012
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il manifesto
NAPOLI
In controtendenza con le politiche montiane, Enrico Panini l'assessore al lavoro della giunta De Magistris insieme ad Annamaria Palmieri che ha la delega all'istruzione, dopo poco più di un mese dal suo arrivo al "Sud", ha firmato la delibera che dà il via all'assunzione delle maestre e dei maestri precari nelle scuole comunali.

Assessore Panini, le polemiche sono già dietro l'angolo. C'è infatti chi afferma che dei 300 lavoratori precari in servizio lo scorso anno ne saranno riconfermati solo 150, mentre non si hanno numeri precisi sui neostabilizzati...

Sono notizie prive di fondamento. Con la nostra delibera tra qualche settimana riapriranno tutte le sezioni della scuola dell'infanzia e gli asili nido, motivo per cui verranno impiegate e riconfermate tutte le insegnanti che servono a garantire il servizio. Quanto ai numeri degli assunti, li daremo presto. Ma mettendo da parte polemiche strumentali vorrei sottolineate il fatto che siamo il primo comune che invece di ridurre il numero dei lavoratori, come richiesto dalle politiche governative degli ultimi anni, decide di stabilizzare, di applicare l'articolo 5 della Costituzione, di garantire il diritto all'istruzione in un'area in cui la dispersione scolastica è altissima.
 
È una manovra impegnativa. Con le casse del comune in rosso dove prenderete i fondi considerati i tagli del governo agli enti locali?
Ridurremo altre voci. Abbiamo l'autonomia per farlo ma allo stesso tempo siamo consapevoli che non si possa fare finanza allegra. Abbiamo voluto dare un segnale a livello nazionale, spero che sia preso da esempio e altri comuni facciano come noi.

Anche a livello nazionale le tensioni sono forti, lei che ha guidato per tanto tempo la Cgil scuola, cosa pensa dei provvedimenti del ministro Profumo?
Credo che le scelte del ministro Profumo non vadano nella direzione giusta: non rispettano le attese dei precari con anni e titoli di abilitazione alle spalle e non sono sufficienti al rinnovo della scuola. Basti pensare al pasticcio del concorso per i dirigenti scolastici con i quiz sbagliati, una marea di ricorsi e soldi buttati, mentre le graduatorie c'erano già. La verità è che servono politiche di investimento e non solo annunci. In Italia abbiamo un tasso di invecchiamento della classe docente che rappresenta la media più alta di Europa. È il momento di invertire questa tendenza.

Seguendo questo ragionamento, però, il ministro ha fatto bene a bandire un concorso per aprire le porte della scuola ai neolaureati senza stabilizzare prima tutti i 170mila precari. Ma così non finiamo per istituzionalizzare l'idea stessa dell'incertezza lavorativa?
Noi abbiamo bisogno di dare certezze ai precari sfoltendo questa lista che non finisce mai, allo stesso tempo però dobbiamo aprire ai giovani che si sono laureati in questi anni e chiedono uno sbocco sul mercato del lavoro. Questo potrebbe essere possibile solo invertendo la rotta delle politiche che fino ad ora hanno puntano esclusivamente alla riduzione delle risorse per fare cassa, hanno cancellato gli istituti, hanno tagliato le classi. Se non si investe nell'istruzione è inevitabile lo scontro tra chi ha anni di precariato alle spalle e i ragazzi che escono dalle università.
 
Un'ultima domanda più politica. È vero che il suo ingresso nella giunta De Magistris è servito per fare da ponte tra l'amministrazione napoletana e la sinistra del Pd?
E' stato detto così ma io sono entrato come assessore al lavoro e allo sviluppo perché credo che i comuni possano incidere su le politiche nazionali uscendo dalla marginalità. Abbiamo deciso di giocare una partita di primo piano a Napoli ribaltando un percorso che sembrava destinare la città a seguire la scia della crisi economica.

È dunque un sostenitore del movimento arancione che sarà presentato a giorni dal sindaco?
Penso che la scelta di dare vita a movimenti che partano dai territori sia un modo positivo per fare politica. Serve al centrosinistra e serve a mettere in campo programmi seri sul lavoro e sullo sviluppo.
 

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