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Il ministro ha scelto Valditara a capo dell'università italiana

L'ex senatore di An è stato relatore della Legge Gelmini che ha tagliato un miliardo al Fondo degli atenei italiani, ridotto i docenti e reso precari a vita molti ricercatori. Docente dell'Università di Torino, oggi è il teorico del sovranismo di Matteo Salvini. Bussetti porterà il suo nome al Consiglio dei ministri contro la volontà del sottosegretario Fioramonti. Gli studenti: "Rappresenta la continuità con i tagli"

25/09/2018
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la Repubblica

Corrado Zunino

Marco Bussetti ha scelto: il responsabile del Dipartimento Università del ministero dell’Istruzione sarà Giuseppe Valditara, professore di Diritto romano all’Università di Torino, relatore di maggioranza della Legge Gelmini (quella universitaria) che tolse 960 milioni di euro al Fondo di finanziamento ordinario degli atenei italiani costringendo il mondo accademico a un estenuante tentativo di recupero risorse. A partire dal 2010.
 
Ministro prudente e in linea, a giugno Bussetti mostrò sorpresa su quel nome che conosceva poco. La settimana scorsa, suggerito dal capo di gabinetto Giuseppe Chinè, ha fatto sua la candidatura del cattedratico voluto da Matteo Salvini. Giuseppe Valditara, già finiano di Alleanza nazionale, in Parlamento per tre legislature, è infatti un teorico ex post del ministro dell’Interno. Oggi è il coordinatore del suo think tank anti-europeo. Nel libro "Sovranismo, una speranza per la democrazia" (postfazione di Marcello Foa, presidente Rai in attesa di conferma), il professor Valditara racconta di una battaglia in corso contro quella che considera l’ideologia oggi dominante: “Il globalismo”, su cui “vi è stata una naturale convergenza delle forze progressiste con la finanza internazionale e con gli interessi dei grandi gruppi multinazionali che traggono indubbio vantaggio da una società liquida, senza frontiere, dove non solo le merci, ma anche gli uomini si possano spostare senza ostacoli di alcun tipo”. George Soros, in questo racconto, è l’emblema incarnato della deriva globalista. Il professor Valditara, nelle vesti di ideologo salviniano, ha ricordato il suo esser stato allievo di Gianfranco Miglio, padre della Lega Nord, e oggi sostiene che serve un progetto alternativo al “globalismo”. Il sovranismo, appunto, che non deve essere “la base di un ormai superato nazionalismo”.
 
Con questo portato cultural-politico, e cotanto referente-protettore (il ministro dell’Interno), il nome Valditara ha superato ogni ostacolo e dubbio dentro e fuori gli uffici del Miur: l’avversione dichiarata, innanzitutto, del mondo accademico e dello stesso movimento Cinque Stelle, che tra gli atenei italiani ha selezionato diversi parlamentari che oggi si ritrovano nella figura e nelle parole del sottosegretario Lorenzo Fioramonti. A Fioramonti, già docente di Scienze politiche all'Università di Pretoria, Valditara non piace, non piace soprattutto ciò che rappresenta: "All'università serve una persona che dentro abbia il segno del cambiamento e un profilo internazionale", ha detto a "Repubblica". Oggi però, all’angolo su questa nomina a un passo dalla formalizzazione, Fioramonti si limita a dire: “Io non so nulla”. La scelta del responsabile dell’università italiana avrebbe dovuto passare per i suoi uffici, ma lo scorso 13 settembre c'è stato un accordo in Consiglio dei ministri: il sottosegretario Fioramonti, promosso in quella sede viceministro, ha ottenuto la delega all'università e alla ricerca, che attendeva da tre mesi e mezzo, e ha inghiottito il boccone Valditara. Il professore di Diritto romano segue da vicino l'iter della sua nomina e dice: “Bisogna aspettare che tutto si concluda”. Ha già chiesto l’aspettativa all’Università di Torino.
 
L’opera politica per cui Giuseppe Valditara è conosciuto è la Legge Gelmini, la 240 del 2010 che fu approvata con gli scontri in piazza e di cui è stato relatore per la maggioranza. Partendo da un’idea di contrazione dei costi, da una parte la riforma del Governo Berlusconi IV è riuscita a far passare articoli virtuosi sul mandato non rinnovabile dei rettori (sei anni) e stimolato un risanamento di diversi atenei in rosso profondo. Il prezzo di questo salasso pubblico - realizzato sì in anni di crisi finanziaria globale, ma con altri Paesi che sceglievano di investire comunque sul sapere – è stata la riduzione dei docenti italiani (pensionati non sostituiti), il blocco degli accessi ai ruoli di insegnamento, la precarizzazione spinta della ricerca pubblica (l’istituzione dei ricercatori a tempo determinato di tipo A, coloro che possono al massimo farsi rinnovare il contratto). Nel 2010, rispetto all'anno precedente, la quota di stanziamenti assegnati per la ricerca universitaria è diminuita del 7 per cento. E l’arretramento delle iscrizioni negli atenei italiani si è fermato solo quattro anni fa.

Gli studenti della Link si sono già espressi sulla questione e la nomina: “Valditara è una personalità in netta continuità con le politiche messe in campo negli ultimi anni a partire dalla Gelmini. Vogliamo chiedere al nuovo Governo quale tipo di cambiamento ha in mente riproponendo una figura del genere”. Ora interviene anche l'Unione degli universitari: "Siamo sconvolti di fronte a questa notizia, è una mossa anacronistica e conservatrice oltre ogni ragionevole aspettativa. Valditara, sulla base delle vaghe indicazioni presenti nel contratto di governo, ora dovrebbe sconfessare numerosi aspetti della tragica legge 240". E Liberi e uguali, per voce di Nicola Fratoianni: "Un altro capolavoro del Movimento Cinque Stelle che regala ai responsabili dei tagli e delle politiche disastrose sulla scuola il futuro della formazione superiore del nostro Paese".


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