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Unità-Ulivo, la Lezione di Bologna-Sergio Cofferati

Ulivo, la Lezione di Bologna La città e la sinistra Sergio Cofferati È passato un anno tra il giorno in cui uno schieramento molto largo di partiti, associazioni e movimenti ha prop...

29/08/2004
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l'Unità

Ulivo, la Lezione di Bologna

La città e la sinistra

Sergio Cofferati

È passato un anno tra il giorno in cui uno schieramento molto largo di partiti, associazioni e movimenti ha proposto la mia candidatura a Bologna per il centrosinistra, e le votazioni in cui i bolognesi hanno deciso di premiare il nostro progetto eleggendomi sindaco.
Un anno è un periodo molto lungo in politica come nella vita di una persona. È però il tempo necessario per ascoltare le persone, stabilire con loro rapporti forti e importanti, coinvolgerle in un progetto condiviso di città, costruire insieme un percorso di partecipazione e di dialogo tra la politica e i cittadini, sia come individui, sia nelle forme associate di cui fanno parte.
Le relazioni e i modi di stare insieme che abbiamo messo in pratica a Bologna durante la campagna elettorale sono un elemento importante per la politica e, soprattutto, una grande ricchezza per l'amministrazione della città. In tutto questo tempo mi sono sentito confortato nel vedere che i bolognesi vogliono tornare a essere protagonisti nella costruzione del loro futuro, che non si accontentano di votare e di delegare qualcuno a rappresentarli nelle istituzioni, ma vogliono partecipare alle scelte dell'amministrazione. Questa sensazione è ancora più forte ora che sono sindaco e so di poter contare sull'energia e il coinvolgimento delle persone, sulla loro attenzione e conoscenza dei problemi, sulla loro capacità di proporre soluzioni e di confrontarsi con chi li rappresenta.
Venire a vivere a Bologna, diventare un bolognese, è stata un'esperienza di grande ricchezza umana, che mi ha consentito di conoscere persone e realtà straordinarie, di stringere relazioni profonde, di sentirmi "a casa" in una città e in una comunità che conoscevo e amavo, ma in cui, quando ricoprivo altre funzioni, non avevo potuto passare molto tempo. Chi viene a vivere qui da fuori - e sono la maggioranza dei residenti a Bologna - sceglie la nostra città perché sa che può offrire una qualità della vita molto alta, una forte coerenza sociale, tante opportunità di realizzarsi e, soprattutto, persone di grande umanità e intelligenza.
Proprio le persone e i rapporti umani sono la risorsa, il valore più importante che si trova qui a Bologna. Per questo, insieme allo schieramento ampio che mi ha candidato, abbiamo impostato un progetto e un programma per rilanciare la nostra città partendo dal coinvolgimento delle donne e degli uomini che vivono qui. Il programma elettorale con cui ci siamo presentati ai bolognesi è nato dall'ascolto e dal contributo di tutti coloro che hanno accolto con entusiasmo la nostra proposta di lavorare insieme per il futuro della città.
Quando sono arrivato a Bologna, ho deciso che volevo conoscere la città a partire dal racconto e dall'esperienza diretta dei cittadini, che qui vivono i loro problemi quotidiani, ma anche i loro desideri e le loro speranze per il futuro.(...) Camminare per Bologna e incontrare direttamente le persone è stata la risposta che abbiamo voluto dare a chi pensa che l'unico modo per vincere le elezioni sia fare molta pubblicità e comparire sempre in televisione e sui mass media. Se la politica si preoccupa solo di questi aspetti, perde ogni legame con la realtà e finisce con l'essere vista in una dimensione quasi irreale, lontana dalla vita delle persone, dai loro bisogni, dalle loro prospettive. Me ne sono accorto personalmente, quando incontravo i bolognesi e avvertivo spesso da parte loro il bisogno di un contatto diretto, anche fisico, con me. Questa dimensione dello stare insieme, del parlarsi per risolvere i problemi che riguardano tutti, oggi purtroppo manca alla politica. È uno dei tanti effetti rovinosi del modello plebiscitario sostenuto dal centrodestra, che vuole ridurre la rappresentanza al rapporto diretto tra il leader e gli elettori, alla creazione di illusioni attraverso la propaganda televisiva, alla totale mancanza di dialogo tra le persone e chi le rappresenta, alla visione di una cittadinanza apatica, che si limita al voto e, ormai, nemmeno più a quello. A questo modello dobbiamo contrapporre un'alternativa e saperla anche praticare concretamente.
La buona politica non può che essere fondata sulla condivisione di un sistema di valori e sulla partecipazione, il coinvolgimento sistematico dei cittadini, che richiede relazioni dirette e reciproche. Bisogna riscoprire il valore della parola, che passa per una comunicazione diretta, molto fitta e continua, e nasce dal territorio, da reti anche piccole di relazioni, che però possono sommarsi e costituire una maglia più larga. Sicuramente è un modello più complesso e faticoso da realizzare, ma consente di raggiungere un risultato fondamentale: la partecipazione, la voglia di esserci e di contare, porta le persone a stare insieme e a interloquire con la politica e le istituzioni. Il dialogo non è mai inutile anche quando non ci si trova d'accordo, si impara a rispettarsi, a comprendere il punto di vista dell'altro, a esercitare spirito critico.
Vale, quindi, la pena tentare, investendo tempo ed energie nella costruzione di questi rapporti. Lo dimostra l'entusiasmo con cui i bolognesi hanno risposto alla nostra proposta. Ben 85 tra associazioni e movimenti hanno sostenuto il nostro progetto e la mia candidatura e 737 donne e uomini si sono offerti di prendere parte alla campagna elettorale come volontari. Sono realtà e persone che alla politica chiedono spazi e modi nuovi per partecipare. Vogliono contribuire alla realizzazione del bene comune con le loro passioni e le loro competenze, che per la politica rappresentano una fonte di energia grande e nuova. Penso, ad esempio, agli studenti di Scienze della Comunicazione della nostra Università di Bologna, che con la loro capacità e creatività hanno contribuito a realizzare il nostro sito internet e il telegiornale on line. Penso a chi non aveva alcuna esperienza politica e oggi chiede di poter rimanere attivo, coinvolto, partecipe di un progetto nuovo che vada oltre l'esigenza di vincere le elezioni. Penso alle decine di migliaia di persone che si sono ritrovare in piazza Maggiore, nei tanti momenti di festa e di passione che abbiamo vissuto insieme in questi mesi. (...)
Gli eventi che abbiamo pensato e realizzato non erano solo momenti della campagna elettorale, ma parte integrante e concreta del nostro programma. Abbiamo voluto dare un segno di come si possa riportare Bologna a una posizione importante in Italia e in Europa, coinvolgendo le energie e le persone che a Bologna e da fuori Bologna sono disponibili a collaborare a un grande progetto. È stato così, ad esempio, che è nata "Bolognaladotta", una straordinaria maratona di spettacolo e cultura, a cui hanno partecipato gratuitamente oltre 200 artisti di fama internazionale, mossi solo dall'amore per la nostra città e dalla volontà di aiutarla a tornare grande. Abbiamo avuto attenzione per le tradizioni della cultura bolognese, dal cibo alla musica dialettale, ma anche per i giovani artisti che operano, in genere senza il riconoscimento che meritano, nella nostra città. Un occhio di riguardo particolare lo abbiamo avuto per le persone che soffrono, che anche a Bologna non sono poche, ma spesso vivono isolate e sono, quindi, invisibili ai più.
In alcuni casi la forma, il metodo, è anche sostanza. Oggi la politica ricorre troppo spesso a forme di comunicazione violente, urlate, che mostrano poco rispetto per chi dovrebbe rappresentare i cittadini. Penso che occorra riscoprire la gentilezza, la correttezza reciproca, la pacatezza, pur mantenendo la necessaria fermezza nel criticare ciò su cui non si è d'accordo. In questa campagna elettorale ho parlato spesso di una città gentile, affettuosa, che torni ad essere accogliente e familiare come è sempre stata e come negli ultimi anni rischiava di non essere più.
Non c'era altro modo, per dare corpo a questo nostro desiderio, che comportarci di conseguenza in campagna elettorale. Abbiamo sempre mantenuto il rispetto per l'avversario e per le istituzioni, che in politica viene meno più spesso di quanto non dovrebbe. Abbiamo messo al centro del dibattito le persone, i loro bisogni e le loro aspirazioni, discutendo su come dare risposte concrete ed efficaci a queste domande. Sono convinto che questo sia stato un elemento determinante per il risultato elettorale.
(Postfazione al libro "Cofferati anch'io", di Roberto Grandi
e Cristian Vaccari
Baldini Castoldi Dalai editore
in libreria dalla prossima settimana)


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