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Unità-Scuola, a Bologna i conti non tornano: mancano 65 insegnanti

Scuola, a Bologna i conti non tornano: mancano 65 insegnanti I tagli colpiranno soprattutto i soggetti più deboli: disabili immigrati, carcerati. Protestano i sindaci e la Provincia di An...

01/07/2005
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l'Unità

Scuola, a Bologna i conti non tornano: mancano 65 insegnanti

I tagli colpiranno soprattutto i soggetti più deboli: disabili
immigrati, carcerati. Protestano i sindaci e la Provincia

di Andrea Bonzi / Bologna

VA SEMPRE PEGGIO per la scuola bolognese. Cresce il numero dei bambini in età da scuola materna, cresce dunque il bisogno di sezioni, ma cala drammaticamente il numero degli insegnanti. Sessantacinque i posti ancora scoperti allo stato attuale negli isti-
tuti d'infanzia del Bolognese. Troppi per la Conferenza provinciale di Coordinamento che si è riunita ieri insieme ai sindacati e a Paolo Marcheselli, direttore del Centro servizi amministrativi (Csa). Con un documento, la Conferenza ha voluto lanciare l'allarme sulla "fortissima carenza di organico" che difficilmente potrà essere sanata attraverso la definizione di organici di fatto. Buchi anche nel personale non docente: negli ultimi tre anni sono "spariti" 10 mila bidelli, di cui 120 nel Bolognese. E i tagli spesso finiscono per colpire l'istruzione delle categorie più deboli, dagli immigrati ai carcerati passando per i disabili. "La situazione è peggiorata - sintetizza Paolo Rebaudengo, assessore alla Scuola e Formazione di palazzo Malvezzi -: lo scorso anno c'era almeno un contingente di 400 docenti per gli "anticipi" delle materne che sono stati distribuiti sul territorio nazionale, stavolta l'unica risposta a una lista d'attesa di 600 bambini (più altri 650 che attendono il completamento del tempo parziale) è la creazione di "pacchetti" di ore che potranno essere usate autonomamente dagli istituti: così non si garantisce certo la continuità didattica". Per Rebaudengo è come se il governo "rinunciasse a gestire la scuola e ad utilizzarla come strumento di crescita culturale e sociale del paese". Insomma, quando il ministro all'Istruzione, Letizia Moratti, "si loda perché è calato il numero degli abbandoni scolastici" dovrebbe sapere che "il merito, qui in Emilia-Romagna, è degli enti locali, che hanno fatto di tutto per superare le difficoltà, non suo", chiude Rebaudengo.
Scuote la testa anche la presidente della Provincia, Beatrice Draghetti, che ha avuto una lunga esperienza come assessore alla Scuola: "Fa male vedere come vengano private delle possibilità formative persone che sono in una situazione di particolare bisogno". Il riferimento è ai Centri territoriali permanenti, dove si lavora per migliorare l'italiano dei lavoratori immigrati e dei loro figli, i carcerati della Dozza, le cui 5 maestre, assegnate fino all'anno scorso, sono state "tagliate", nonché gli studenti disabili. "La certificazione Ausl è l'unico modo per ottenere insegnanti di supporto per i bambini con disagi sociali o familiari - spiega Carla Neri, dirigente dell'Istituto comprensivo di Crevalcore -. Dal prossimo anno questa opportunità, rivolta a persone che non portano handicap gravi ma hanno problemi, ci sarà tolta perché si potranno certificare solo le patologie fisiche. Così si frustra la scuola".
Il disagio è sottolineato da Giovanna Grignaffini, capogruppo Ds in commissione Cultura alla Camera, che si dice "allarmata" per "la situazione di grave carenza di organico per tutti i gradi di istruzione". Grignaffini si allinea alle richieste della Conferenza, ben consapevole che anche l'anno prossimo "i tagli della Moratti metteranno in ginocchio la scuola bolognese e a farne le spese, come sempre, saranno gli alunni e le loro famiglie". Il sostegno dei parlamentari bolognesi è stato espresso pure dal senatore Ds Walter Vitali che parla di "giuste e sacrosante richieste" della Conferenza e promette sollecitazioni al governo per avere i rinforzi entro luglio.


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