Unità/Roma: Il Mamiani incartato dagli studenti
Il preside: questa non è l’isola dei famosi, a Tor Bella Monaca non ci sarebbe la stessa attenzione mediatica
di Gioia Salvatori
IL CANCELLO INCARTATO. Al classico Mamiani gli studenti in rivolta contro un regolamento interno troppo rigido, si sono armati di 40 rotoli di pellicola trasparente per impacchettare, nottetempo, gli ingressi del liceo. Sulla plastica un cartello: «Mamiani
Coop studenti sott'olio, 1.000 porzioni circa - conservare in luogo chiuso e asettico lontano da fonti di socialità e aggregazione. Non fare entrare in contatto con l'aria e tra di loro, potrebbero prendere coscienza di sé e dei veri problemi della scuola e del Mamiani» . E poi ancora: «Questa scuola non è un carcere. Mamiani-Rebibbia». Da una parte gli studenti, da una parte il preside. Al centro della querelle un regolamento d'istituto che impedisce agli alunni di uscire dalle aule ai cambi dell'ora, fissa alle 8.10, senza deroghe nemmeno di 10 minuti, l'orario d'ingresso e stabilisce tagli ai crediti scolastici dopo 10 entrate a seconda ora. Gli studenti del Mamiani per protesta hanno già raccolto per due volte le firme (circa 400), lo scorso venerdì hanno occupato giocando il cortile della scuola, e lunedì ne hanno scalato le mura di cinta. Per venerdì 5 ottobre hanno indetto una manifestazione, con piattaforma ampia, sotto il ministero della pubblica istruzione. Vi parteciperanno altre 8 scuole superiori romane. Oggi alle 11 nel liceo si terrà un'assemblea sul regolamento della discordia, autorizzata dal preside: «Un segnale di distensione che apprezziamo - dice uno studente». I ragazzi ne fanno anche una questione di sicurezza: «Non è possibile - dice Giacomo, rappresentante degli studenti - che minorenni passino 50 minuti in giro in attesa della campanella, ci facciano almeno aspettare la seconda ora in cortile. Noi vogliamo l'azzeramento delle modifiche e un dibattito vero». Intanto la colorita protesta del liceo, centrale e frequentato da figli di dirigenti, giornalisti, magistrati, è finita al centro del ciclone mediatico con grande amarezza degli studenti che non la condividono e del capo d'istituto Cosimo Guarino, 55 anni, napoletano, appassionato di lettere classiche, dal 2001 dirigente del Mamiani: «Qui non siamo all'isola dei famosi - ha detto - se la protesta fosse avvenuta in un liceo di periferia, sarebbe passata sotto silenzio». Guarino, che per sei anni è stato preside del liceo Amaldi di Tor Bella Monaca, di scuole di periferia ne sa qualcosa, e non risparmia un affondo per certi suoi alunni del Mamiani: «A Tor Bella Monaca gli studenti a 18 anni erano uomini: venivano da famiglie difficili e vedevano la scuola come un trampolino sociale - dice - Molti dei miei alunni al Mamiani, invece, sono figli di papà con il posto di lavoro in caldo, l'automobile elettrica e i soldi in tasca. Viziati che, invece di occuparsi delle problemi seri, come la Birmania si lamentano di una regola sull'orario. Io sono reduce da una riunione per unificare i criteri di valutazione su compiti e interrogazioni affinché non ci siano diversità tra classe e classe. Perché non si occupano di queste ingiustizie vere, i miei alunni? Sono molto amareggiato perché non hanno capito che l'orario d'ingresso, per altro il regolamento è stato condiviso dai loro genitori, è questione di contenuto, non di forma: anche le più piccole regole sono importanti per la convivenza democratica». Però poteva essere un po' più elastico… «I ragazzi possono entrare alla seconda ora 10 volte e fare 30 assenze in un anno senza conseguenze. Triste è vivere in un Paese in cui basta gridare ad alta voce in piazza per essere ascoltati».