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Unità/Piacenza: Scuola «I tagli non sono digeribili» E i professori digiunano

Piacenza. Alcuni docenti hanno installato un gazebo in piazza Cavalli e iniziato il digiuno a staffetta: a loro si sono poi aggiunti genitori e studenti. Le voci della protesta: Servivano cose nuove per sensibilizzare i cittadini

09/06/2010
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l'Unità

Mauro Ferri

La lista delle adesioni si allunga ogni giorno. Sono insegnanti, maanche genitori, studenti, precari, amministratori, sindacalisti: staranno a turno per 24 ore senza toccare cibo fino a venerdì, contro l’impoverimento della scuola pubblica. L’idea di promuovere a Piacenza uno sciopero della fame a staffetta per denunciare gli effetti della riforma Gelmini è venuta a un maestro elementare, Roberto Lovattini, e ha fatto subito breccia nel mondo della scuola locale. «Basta tacere, ma anche basta lamentarsi – spiega Lovattini – dopo i cortei, le manifestazioni, i presidi che abbiamo messo in campo nelle settimane passate, ci siamo detti “per sensibilizzare serve qualcosa di nuovo, qualcosa di propositivo”, e così ho lanciato l’idea di una mobilitazione diversa, che ci coinvolgesse in tanti». Da lunedì scorso un gazebo staziona nella centralissima piazza Cavalli, ai piedi del palazzo del Comune, e la visibilità è garantita: sotto la struttura un tavolo e le sedie, un cartone di bottiglie di acqua per non disidratarsi, un po’ di giornali per passare il tempo e la rabbia accumulata in un anno di proteste, incanalata nella forma di ribellione più mite e silenziosa, il digiuno volontario. Lo sciopero della fame proseguirà con 7-8 persone al giorno impegnate fino a venerdì, mentre sabato in tanti raggiungeranno la manifestazione nazionale dellaCgil a Roma. All’iniziativa hanno aderito sin da subito i sindacati della scuola di Cgil e Cisl, ma anche comitati spontanei di genitori e docenti. «Se mi devo addebitare qualcosa, penso sia nei confronti dei genitori e dei bambini – aggiunge Lovattini - perché non sono riuscito ad?informarli sufficientemente del fatto?che non riusciremo più a fare tutte le attività che facevamo prima ». Sotto al gazebo della protesta è il turno di Marzia Marenghi, precaria e mamma di una bambina di due anni. «Sono qui per mia figlia – dice – perché quello che ci attende è un futuro dove l’unica risorsa rimasta sono i nonni, oppure l’iscrizione a un scuola materna privata, con rette insostenibili. I risultati di questa riforma sono sotto agli occhi di tutti i genitori, sezioni sempre più numerose, part time e orari ridotti al minimo». Maria Giordano è una docente di inglese alle superiori, precaria da 15 anni: «Ho girato un po’ tutti gli istituti della provincia – afferma – e le condizioni di lavoro in questi anni sono andate sempre peggiorando. Quest’anno ci siamo dovuti comprare pure i gessi e il paradosso è che mi hanno fatto fare un corso di aggiornamento per utilizzare le lavagne interattive. Siamo arrivati a livelli impensabili: negli istituti professionali le classi sono sempre più numerose, da 30 e oltre alunni, spesso l’80 % sono stranieri. Per non parlare dell’inserimento degli studenti disabili, sempre più a rischio». Lo sciopero della fame ha contagiato anche gli studenti, anche loro sono parte integrante della mobilitazione. Niccolò Morelli, 17 anni, ha appena terminato l’anno al liceo “Gioia” e lo scenario che si profila per la ripresa di settembre non è per nulla rassicurante. «In questi mesi c’è stata poca informazione – sostiene – per questo ci siamo dati da fare per far comprendere anche a chi frequenta le scuole i punti critici di questa riforma. In tanti fra noi vedono una minaccia innanzitutto al diritto all’istruzione: pensiamo a quanto sarà difficile fare innovazione, offrire un’integrazione adeguata agli studenti stranieri, fare lezione in strutture ed aule che non cadono a pezzi». Il tema a cuore di Daniela Eboli, insegnate della scuola primaria è il “tormentato” tempo pieno: «Evidente che i tagli sugli organici, a Piacenza meno 19 maestri nelle elementari, inciderà sul tempo pieno. Sulla carta resta, ma di fatto diventerà uno “spezzatino” di orario con la sparizione delle compresenze e solo un insegnante prevalente, a questo punto sarà messa a rischio anche la vigilanza sugli alunni». v


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