Unità-Non si ferma il ciclone anti-Moratti. Venezia, Bologna e Torino di nuovo in protesta
.10.2004 Non si ferma il ciclone anti-Moratti. Venezia, Bologna e Torino di nuovo in protesta di red Mancano quindici giorni allo sciopero generale del 15 novembre contro la riforma Moratti, e l...
.10.2004
Non si ferma il ciclone anti-Moratti. Venezia, Bologna e Torino di nuovo in protesta
di red
Mancano quindici giorni allo sciopero generale del 15 novembre contro la riforma Moratti, e le proteste in attesa della mobilitazione nazionale continuano a proliferare in tutta Italia.
Venerdì mattina, centinaia di ricercatori e studenti delle Università del Veneto hanno sfilato a Venezia contro la scuola della Moratti. Gli atenei di Padova, Venezia e Verona sono scesi in piazza insieme ai rispettivi rettori. "I ricercatori spariscono dalla università", è uno degli slogan scanditi dai manifestanti-ricercatori che si sentono "una specie in via di estinzione condannata a vita al precariato". "Sul tavolo non c'è una lira - ha detto il rettore di Cà Foscari, Pier Francesco Ghetti - mettere in movimento una riforma senza finanziamenti è una cosa molto negativa". Anche il prorettore dell'Università di Padova, Giuseppe Zaccaria, ha duramente criticato le scelte del ministro perchè "senza ricerca non c'è futuro per il nostro paese".
Bologna sembra tra le più agguerrite realtà contro la riforma. Mercoledì, ricercatori e studenti universitari hanno invaso le strade del centro. I manifestanti sono stati ricevuti dalla presidente della Provincia di Bologna, Beatrice Draghetti, e dall'assessore provinciale all'istruzione, Paolo Rebaudengo, che hanno espresso la loro solidarietà "per la situazione di progressiva precarizzazione dei docenti e dei ricercatori dell'Università e per lo stato di malessere che i provvedimenti ministeriali stanno portando".
C'è anche la minaccia di bloccare gli esami di laurea nella mozione approvata all'unanimità dai ricercatori, dal personale docente e amministrativo dell'Università di Torino. Una protesta, quella programmata martedì, che inizierà con una settimana di lezioni ed esami 'all'aperto', come già avvenuto a Siena e Pisa nei giorni scorsi, proseguirà con il blocco degli esami di laurea in concomitanza con l'approdo della legge alla Camera, e, infine, in caso di ulteriore prosecuzione dell'iter parlamentare del Ddl proseguirà con il blocco di ogni attività didattica.
L'appoggio alla protesta che sta arrivando dalle più alte istitituzioni degli atenei italiani, pone una scelta obbligata al ministro Moratti: confrontarsi con la valanga di critiche che stanno travolgendo il suo disegno di legge. Se l'obiettivo del suo silenzio è quello di fiaccare la rivolta, dovrà amaramente constatare che la sua strategia non funziona.