Unità: Le scuole da accorpare nel Lazio sono 117
In tre anni saranno ottomila gli insegnanti di troppo nel Lazio, Silvia Costa: ricorso alla Consulta
di Gioia Salvatori
UN PRESIDE PER DUE SCUOLE Centodiciassette scuole troppo piccole da accorpare, 25 troppo grandi da dividere. In tutta la Regione Lazio, entro il 30 novembre. Altrimenti arriva il commissario per la scuola. Lo manda il ministro dell’Istruzione Maria Stella
Gelmini che impone alle Regioni di riorganizzare la rete scolastica per risparmiare. A fare la fotografia delle scuole sovra e sotto dimensionate cioè con più di 800 alunni e con meno di 500 secondo la definizione di una legge del 1998, ci ha pensato l'ufficio scolastico regionale; sono comuni, municipi e province, però, a fare la proposta di taglio e l'ultima parola spetterà alla Regione che è ben intenzionata a tenersela senza farsi fare le pulci sui numeri: «Non si toccheranno le scuole dei comuni montani, non si chiuderanno i piccoli plessi con meno di 50 alunni, a meno che non lo chiedano i territori» - Di fatto, poi, la divisione delle scuole sovradimensionate riguarderà quelle con più di 1500 alunni (non 800) «e se stanno tutti in un unico edificio - dicono in Regione - non ci metteremo certo dentro due presidi». L'opera è imponente e in Regione tira aria di battaglia. L'assessore all'Istruzione Silvia Costa annuncia ricorso alla Corte Costituzionale per violazione dell'autonomia delle regioni. Venerdì in giunta l'assessore porterà una delibera contro i tagli contenuti nella manovra estiva (contro l'articolo 64 della legge 133): in Finanziaria già non ci sono i soldi per gli stipendi di 42mila docenti in tutta Italia; tagli per 85mila docenti in tre anni significa, poi, 8mila docenti in meno per il Lazio (che in genere assorbe il 10 % dei dati nazionali) tra il 2009 e il 2011. Numeri pesanti. In più: perché solo il 30% di quello che si risparmia dai tagli su dirigenti e segreterie (art. 64) viene reinvestito in scuola? Le Regioni, inoltre, chiederanno al presidente dei governatori di domandare al governo l'abrogazione dell'articolo 3 del decreto del 7 ottobre, contro il commissario per le politiche scolastiche regionali: «Stiamo lavorando per riorganizzare ma non è accettabile che il governo debba decidere cosa si chiude e cosa no - dice Silvia Costa - Se non ci sarà il ritiro faremo ricorso anche contro questo decreto». Decreto che crea non poche grane viste le pressioni delle scuole che scorporandosi temono di perdere l'indennità di funzione, delle scuole che non vogliono un dirigente diverso, dei presidi che non se ne vogliono andare. Ci sono poi le difficoltà logistiche di trovare spazi per uffici nei casi di scorporo di istituti sovradimensionati, soprattutto se ospitati da palazzi storici del centro. Tra i presidi nell'accorpamento resta il più anziano, nessuno di quelli di ruolo dovrebbe perdere il posto. Ad essere accorpati sono per lo più istituti tecnici e professionali, a essere scorporate le scuole di primo grado dei quartieri di nuova edificazione, per esempio, la media Mozart dell'Infernetto che ha 2200 alunni e dove dal prossimo anno i presidi saranno 2, uno per plesso. Accorpamento, invece, per il liceo classico Orazio (320 alunni) che va con lo scientifico Nomentano, per la multietnica Pisacane che con solo 203 alunni si accorpa al circolo didattico Giulio Cesare e per la media Svevo al X municipio che se ne va con il 50esimo circolo didattico. Tra tecnici e professionali accorpamento per l'Ipsia Duca D'Aosta di via Taranto con l'Iiss Diaz, per l'Itis Ferraris di Monteverde con l'Itgc Federico Caffè. Diventeranno tutti corpi con più di 800 alunni e un solo dirigente a gestire classi multietniche, laboratori e fondi.