Unità: La lezione di Bologna. Sostituiti i ricercatori che osano protestare
Il senato accademico Pubblicato il bando per le nuove assunzioni. Sono già 372 Si asterranno dalla didattica contro la Riforma Gelmini
Chiara Affronte
Gli interessati non la chiamano guerra ma ne ha tutte le sembianze lo scontro in corso all’ateneo di Bologna tra ricercatori e rettore. Una «guerra tra i meno tutelati», ricercatori e contrattisti, come sostiene Ignazio Marino (Pd) o una «guerra tra poveri», azzarda Silvana Mura (Idv) che parla anche di «marchionnizzazione dell’università». Di certo lo scontro è duro e i tempi per ricucire sono davvero stretti. Ieri infatti il senato accademico bolognese ha votato all’unanimità la «soluzione» alla protesta dei ricercatori contro la riforma Gelmini che istituisce la “pericolosa” figura dei «ricercatori a termine». In 372 hanno già annunciato di astenersi dall’attività didattica, per loro non obbligatoria (i ricercatori sono 1.130; 726 quelli in servizio a facoltà di cui si conoscono gli orientamenti). L’Alma Mater, visto l’inizio delle lezioni alle porte, corre ai ripari e decide di fare un bando per assumere docenti a contratto, interni ed esterni. La protesta incalza e il rettore Ivano Dionigi si difende: «Mi trovo in una situazione in un certo senso drammatica, sono a metà tra due diritti sacrosanti: quello dei ricercatori e quello dei ragazzi di iniziare la loro formazione». I PRECEDENTI L’estate era alle porte quando la Cgil di Bologna aveva lanciato l’allarme per l’avvio di questo anno accademico. Sandra Soster, a fine maggio, non aveva peli sulla lingua: «L’Università è a rischio collasso». I tagli alle risorse, il turn over autorizzato al 20% e la minaccia da parte dei ricercatori di bloccare l’attività didattica erano elementi che facevano pensare al disastro. Che sta arrivando in queste ore. Appresa la notizia del bando per sostituire la loro attività, i ricercatori hanno definito la decisione «gravissima».Non solo perché verranno rimpiazzati, ma anche per le modalità con cui la decisione è stata presa. I ricercatori, infatti, avevano chiesto ai vertici dell’ateneo di rinviare l’inizio delle lezioni, in virtù del fatto che sabato ci sarà un incontro della rete nazionale. Non solo. L’Alma Mater ha stabilito che entro venerdì i ricercatori, informati dai loro presidi di riferimento, decidano se fare lezione oppure no. «Ho chiesto che si spostasse il termine a lunedì, ma mi è stato detto che poi non ci sarebbe stato tempo per fare i bandi», spiega Pisi. Soster della Cgil oggi parla di «ricatto» da parte del rettore che poteva «avere meno fretta» pur dovendo «garantire le elzioni e rischiare una denuncia per interruzione di servizio». E invita a boicottare i bandi: la Rete 29 Aprile fa lo stesso promettendo di sommergere le segreterie di domande anche di parenti. «Visto che lo spirito del rettore è abbassare la qualità dello studio, allora chiunque può salire in cattedra », avverte Piero Graglia, ricercatore di Milano. Sulla stessa linea anche Luca Basile, ricercatore ed esponente dell’esecutivo di Sel che parla di «dequalificazione dell’offerma formativa » e aggiunge: «Anche se la ricerca di una soluzione da parte degli organi accademici è un atto dovuto la scelta di un ultimatum non facilita la soluzione. La responsabilità e le risposte si attendono dal governo». Il rimpiazzo è grave e sbagliato anche per Marco Meloni, responsabile Università e ricerca della segreteria del Pd che oggi sarà sotto le due torri per incontrare rettore e ricercatori.
CHI SONO I RICERCATORI? Ignazio Marino entra nel vivo della questione e afferma: «Non è forse vero che loro garantiscono il 40% della didattica nelle università italiane? Sono certo che il rettore dell’Alma Mater ne sia ben conscio: chiamare in causa dei docenti a contratto rischia di scatenare una guerra tra i soggetti meno tutelati. Pretenda invece dalla Gelmini chiarezza su quale sarà la sorte dei ricercatori una volta entrata in vigore la riforma». La loro carriera all’interno dell’ateneo infatti sarà davvero ardua. Francesca Ruocco, precaria, spiega: «Ricercatori a tempo indeterminato, assegnisti, contrattisti e borsisti hanno in mano buona parte dell’offerta formativa. I costi sono bassi perché si parla di una media di 2.000-2.500 euro l’anno per i contrattisti e di 1000 euro per i collaboratori alla didattica».