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Unità/Firenze: Tempo pieno, sono in 4000 senza scuola. Confidiamo nei nonni

A Firenze e Pisa le situazioni più critiche. Fa però sperare il precedente di Palermo e Roma dove, grazie alle pressioni di docenti e famiglie, l’offerta è stata ampliata di una settantina di classi

25/05/2010
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l'Unità

Oltre 4mila bambini in tutta la Toscana, che a settembre si iscriveranno alla prima elementare, non avranno il tempo pieno. Senza contare le province di Siena e Grosseto, sono infatti 163 le classi che avevano richiesto il tempo pieno e non lo potranno avere per effetto dei tagli e delle riorganizzazioni nel settore decisi dal governo (si deve calcolare una venticinquina di studenti a classe). Lo dicono le stime raccolte dalla Flc Cgil regionale, in attesa dei numeri provenienti dalla direzione scolastica regionale. Provincia per provincia, il segretario regionale della Flc Cgil, Raffaello Biancalani, si è fatto dare i numeri dai referenti Cgil sul territorio per inquadrare meglio il fenomeno. Che così si configura: in provincia di Arezzo,12 classi che erano state chieste non saranno concesse; in quella di Firenze, 75; Livorno, 13; Lucca, 1; Massa, 6; Pisa, 35; Pistoia, 15; Prato, 6. Nonancora disponibili i dati nel senese e nel grossetano. Facendo due somme, si tratta di 163 classi mancanti. Pari a oltre 4mila alunni. Cosa significa? Significa che oltre 4mila famiglie toscane dovranno cercare baby sitter o insegnanti privati. Pagandoli, se uno se lo può permettere. Oppure sperare nei nonni o, se sono ricchi, optare per iscrivere i propri bambini in scuole private. In alternativa, chiedere un part time a lavoro. «Nella scuola si deve investire, dagli asili fino all’università. Il governo invece taglia e mette in difficoltà migliaia di famiglie, oltre a peggiorare la didattica», dice Biancalani. «Ci muoveremo per venire incontro alle famiglie lasciate in difficoltà, che sono tante in tutta la regione», promette Rosa Maria Di Giorgi, assessore alla scuola di Firenze nonché responsabile scuola regionale per l’Anci (proprio ieri ha incontrato il provveditore scolastico regionale, Cesare Angotti, per sensibilizzarlo sul tema). «È una questione di cultura della scuola. Noi vogliamo che i bambini stiano il più possibile a scuola», dice Di Giorgi, che su questo fronte commenta negativamente la proposta, che il Pdl ha fatto al ministro dell’istruzione Maria Stella Gelmini, circa lo spostamento dell’inizio dell’anno scolastico al 30 settembre: «Forse chi ha fatto questa proposta può permettersi la baby sitter. Mi sembra che il Pdl non si renda conto di cosa sta facendo alla scuola». L’assessore chiude così: «Tanti assessori alla scuola, da tutti i comuni toscani, mi chiamano per fare fronte comune per affrontare questo problema. Con Province e Regione il tema ora diventerà dirimente ». A Firenze, per venire incontro alle necessità delle famiglie, Di Giorgi sarebbe anche disposta a creare un servizio di doposcuola, gestito da cooperative, per tenere i bambini anche senza tempo pieno (ma servono 300mila euro, si cerca anche l’aiuto della Regione). Ma Biancalani vuole mettere il governo con le spalle al muro: «Sta all’esecutivo trovare le risorse per una scuola di qualità, senza che i comuni debbano inventarsi parcheggi per i bambini dopo l’orario scolastico mattutino. Non deve passare il principio che tocca agli enti locali mettere le toppe alle falle dello Stato, a cui spetta garantire un servizio scolastico di qualità. L’anno scorso la Regione intervenne economicamente per salvare decine di classi: non si può sempre andare avanti così». Su questo fronte, un colpo ieri l’ha battuto il consiglio comunale di Firenze. Approvando all’unanimità una mozione, presentata dai presidenti delle commissioni lavoro (Stefania Collesei) e cultura (Leonardo Bieber, entrambi Pd), che incalza i parlamentari fiorentini ed il governo affinché siano assegnate le risorse umane e i docenti per rispondere a quelle circa 600 famiglie della città cui per ora il tempo pieno non è garantito. «Il precedente che fa ben sperare è costituito da Palermo e Roma dove, dopo le pressioni dei docenti e delle famiglie, sono state trovate le possibilità per ampliare di una settantina di classi l’offerta di tempo pieno », dicono Collesei e Bieber.

La Cgil: «In totale saranno 1294 cattedre in meno»

I numeri sono impietosi e sono stati certificati alla fine di aprile: la riforma Gelmini porterà 1121 docenti in meno in Toscana, di cui più della metà alle superiori. Lo prevedono gli allegati alla circolare 37 che il Ministero ha consegnato agli Uffici scolastici regionalieprovincialieil cuiconsuntivo è nerissimo: «Sommando al taglio sull’organico di diritto quello di fatto, si arriva auntotale di 1294 cattedre in menoinToscana»,spiegaAlessandro Rapezzi della Flc Cgil fiorentina. La scurecomesemprenonrisparmiacustodi, segretari e tecnici il cui organico diminuirà di 773 unità.


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