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Unità/Emilia Romagna. I ricercatori: "abbandonati in un Paese che non capisce il nostro valore"

. Università Slitta di una settimana l’inizio delle lezioni in quasi tutte le facoltà per il no alla didattica. Tra i ricercatori che protestano anche chi ha condotto progetti di valore internazionale La storia del chimico Marco Garavelli

26/09/2010
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l'Unità

Adriana Comaschi

Coordina il gruppo di lavoro dell’Alma Mater che, in collaborazione con il Politecnico di Milano, pochi giorni fa ha conquistato le pagine della prestigiosa rivista Nature con una scoperta eccezionale: la prima “fotografia” del meccanismo molecolare alla base della vista umana. Non è un precario: eppure come i ricercatori precari patisce un senso di abbandono crescente, tanto che «la tentazione di andare all’estero è sempre più forte». Succede così che anche Marco Garavelli, 41 anni, ricercatore confermato all’istituto Ciamician dell’ateneo bolognese, si schieri nel fronte dei docenti “agitati”: che per tutta la prossima settimana alle lezioni sostituirà incontri in facoltà per spiegare le ragioni della protesta che ha “paralizzato” l’ateneo. Dal 5 ottobre poi l’incognita: rientrare in classe o continuare la mobilitazione? Loris Giorgini, rappresentante dei ricercatori nel Cda dell’Alma Mater, non si sbilancia: «Sono scelte personali, ma certo nessuno vuole spaccare l’ateneo, faremo quello che unisce di più». Intanto si sfrutterà al massimo la settimana di discussione decretata venerdì dal Senato accademico. Ognuno ha una storia da raccontare. Dentro e fuori l’ateneo: perché se c’è una cosa che la notte bianca della ricerca ha fatto capire loro, è che nel paese «non c’è assolutamente la percezione di casa faccia un ricercato re», nota Garavelli. Lui si definirebbe così: «Qualcuno che semina oggi per raccogliere i frutti in futuro». Nel suo caso la scoperta appena fatta potrà portare, un giorno, a progettare congegni molecolari che riproducano il meccanismo della visione: nuove memorie ottiche, sensori avanzatissimi. In Italia però «la classe politica ha sempre ignorato il valore della ricerca per la crescita dell’economia. Con una disattenzione cronica e patologica per gli atenei, che sono gli unici spazi in cui si fa ricerca». Se dunque i problemi «non nascono solo con il ddl Gelmini», di certo «gli ultimi e progressivi tagli rendono insostenibile la ricerca e dunque la didattica, che senza la prima non può essere eccellente». Di questo passo, se oggi si assiste a una continua fuga di cervelli, il rischio è che presto si arrivi «alla loro completa assenza». Guai allora a bollare quella dei ricercatori com euna lotta corporativa, «qui nessuno dice che vogliamo fare carriera a tutti i costi - ribatte Garavelli – reclamiamo solo il diritto a essere giudicati, anche ferocemente,ma per quello che facciamo. E a essere pagati di conseguenza». Guai anche a parlare di privilegiati: «Non mi sento tale. Tutti i giorni sto fuori dalle 6.30 alle 20, faccio il pendolare da Cesena. Guadagno un terzo rispetto ai miei colleghi europei, che alla mia età sono già professori con meno pubblicazioni delle mie».E ora il ddl Gelmini, oltre a non sciogliere il nodo delle risorse per la ricerca, lo rende anche una figura «a esaurimento», senza nessun chiarimento sul suo status giuridico e sul suo futuro. Si sta così dopo dieci anni di “carriera”, figurarsi agli inizi. A 31 anni Maurizio Fiaschè - un dottorato concluso a gennaio come ingegnere informatico specializzato in intelligenza artificiale -può vantare pubblicazioni tali da essere stato invitato a Pechino per il primo congresso mondiale di nano-medicina. Non ci andrà: nessuno è disposto a pagarli il biglietto aereo. Nè l’ateneo di Reggio Calabria (di cui è originario), dove ha una borsa post doc a titolo gratuito, né il ministero della Salute con cui collabora a due progetti, sempre senza compenso. Resterà a Piacenza, dove vive e lavora come consulente informatico, unica fonte di reddito. «Questo invito non è cosa di tutti i giorni senza uno sponsor alle spalle - sospira –ma non posso pagarmi tutto da solo. Sono stato all’estero e posso dire che solo qui c’è la strana idea per cui il destino di un ricercatore è passare anni a lavorare gratis in università. La protesta contro il ddl Gelmini? Non riguarda solo noi, il problema è complessivo, vedi i criteri di reclutamento - il ministro mente quando dice che finalmente diverranno trasparenti. Vorrei che tutti lo capissero».


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