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Unità/Bologna: Una carta europea per la scuola

Franco Frabboni

05/10/2010
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l'Unità

Da due lustri, stanno nascendo nel vecchio Continente cantieri/Scuola nazionali che - pur nelle loro “diversità” - sono impegnati a dare una risposta comunitaria unitaria (assente l’Italia: per colpa di una Destra al governo sorda ai richiami dell’Unione) alle domande improcrastinabili sia del mondo del lavoro (la Formazione é un’ineludibile risorsa economica e sociale), sia del mondo dell’educazione (la Formazione è un’ineludibile risorsa culturale e umana). Di qui il richiamo ai ventisette Paesi dell’Unione a redigere sollecitamente una Carta europea della Scuola con l’impegno di renderla duratura nel tempo. Si tratta di un Patto/formativo che pone alla rotonda delle nuove generazioni un indifferibile obiettivo emancipativo: il loro diritto all’ingresso e al successo in un sistema pubblico di istruzione dall’elevata qualità delle conoscenze.
L’ANOMALIA ITALIA. - Si è detto. L’anomalia abita nel nostro Paese: sordo al richiamo di far parte di questo Patto europeo dell’istruzione. Da un decennio, la Destra populista al governo costringe la Scuola italiana a remare in direzione opposta. La sua visione aziendalistica, la sua opzione per un’istruzione meritocratica e competitiva (selettiva e conflittuale), la sua simpatia per l’incultura Mediatica e per il fai-da-te lungo i comparti scolastici collocano “contromano” il nostro sistema di istruzione: fuori dai processi europei di innovazione e di modernizzazione dell’obbligo e del postobbligo. Al punto che l’Unione sta mettendo la nostra Scuola in castigo: dietro-la-lavagna.Comedire, l’Italia é fuori dal coro continentale. In particolare, la spelacchiata montagna della Gelmini - queste, le sue stralunate parole: la mia é una Riforma epocale! - non ha generato neppure un “topolino” capace di guardare oltre-la-siepe localistica e paesana di casa nostra. Per questo, non é soltanto una Controriforma, ma una “riformicchia” dal volto leghista: il cui macroscopico segno di riconoscimento é la rinuncia agli odierni saperi della cultura e della scienza. Al loro posto, il Ministro preferisce giocare alla roulette numerata soltanto da conoscenze vuoi mutuate dai piccoli mondi antichi e dal tempo-che-fu (fuori-Mercato), vuoi “utili” perché d’uso quotidiano: anche se moriranno all’alba del giorno dopo (funzionali al Mercato). La Destra incolta e populista della Gelmini - con gli occhi chiusi sul passato e sul futuro - cavalca una nuvola/nera dalla spettrale sagoma antidemocratica: la Meritocrazia. La sua caligine sta imbrattando e snaturando la Scuola sia in una diabolica macchina di selezione per incoronare (tramite test di profitto a quiz) le future classi dirigenti del Paese, sia in un implacabile apparato ideologico (tramite saperi/verità: sì-no) per la formattazione al pensiero coccodé delle nuove generazioni.


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