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Unità/Bologna: Tutti sul bus, chiudono 121 scuole

tI agli del ministero in Emilia-Romagna colpiranno gli istituti omnicompresi dei piccoli centri Gli allievi saranno costretti a spostamenti quotidiani. Idem per istituti commerciali e artistici

07/09/2008
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l'Unità

di Alice Loreti / Bologna

Un colpo mortale alla scuola pubblica. Chi pensava che la riforma del ministro all'Istruzione, Mariastella Gelmini potesse risolversi in una catastrofica riorganizzazione del sistema scolastico nazionale, mirata esclusivamente al risparmio, dovrà ricredersi. Il decreto, spiega l’ex assessore Mariangela Bastico, sarà molto peggio. Classi più numerose, scuole che chiuderanno, stravolgimento degli orari: non sono scelte dettate dalla necessità di ridurre i costi, ma un attacco frontale alla scuola pubblica. Il nuovo obiettivo del Ministero è razionalizzare la rete scolastica. «Gli istituti con meno di 500 alunni – spiega la senatrice Pd e ministro ombra agli Affari regionali, Mariangela Bastico – saranno tagliati o accorpati. Questo significa che 121 scuole nella nostra regione chiuderanno». Alle elementari i più colpiti saranno gli Istituti comprensivi - quelli che uniscono scuola dell'infanzia, elementare e media – che si trovano nei piccoli comuni della montagna. «Proprio le zone in cui, spesso, i servizi sono scarsi. Aree per cui la scuola è il luogo del futuro, dell'incontro, del confronto – continua Bastico -. Questo produrrà un costo sociale elevatissimo per le famiglie, i cui figli dovranno prendere un autobus ogni mattina per andare in un'altra scuola. E per gli enti locali, che dovranno investire per garantire il servizio bus». Alle superiori, a risentire maggiormente del decreto taglia scuole saranno quelli con il numero inferiore di alunni: gli Istituti professionali, commerciali ed artistici. Ma la Gelmini non si ferma qua. «Hanno alzato di un punto il rapporto alunni/docente. Passeremo così da 9 ragazzi per insegnante, a 10». E se il cambiamento può sembrare ininfluente, basta tradurlo in numero di alunni per classe, per capire di cosa si tratta realmente. In poco tempo, arriveremo a 33 banchi in ogni classe come standard, in barba al decreto 626 sulla sicurezza. Il maestro unico, dovrà seguire così più di 30 bambini. Impossibile aiutare quelli in difficoltà o progettare interventi mirati. «In Europa, la media è di un docente per 13 alunni – riprende Bastico -. Ma negli altri Stati europei, il sostegno al disabile è affidato a scuole speciali o a docenti il cui costo ricade sul sociale o sulla sanità. Da noi, sono contabilizzati dal ministero all'Istruzione. E questo meccanismo valoriale, che mira all'inserimento, incide sul numero degli insegnanti». Ma come in ogni film dell'horror che si rispetti, non è finita. Gli orari scolastici saranno ridotti. Alle elementari, con il ritorno del maestro unico in cattedra, si arriverà a 24 ore. Salterà quindi il tempo pieno, che potrebbe trasformarsi in un dopo scuola. «Le famiglie pagheranno la mensa, gli enti locali gli insegnanti, per fare 3 ore pomeridiane. Alterando così la funzione sociale e pedagogica delle 40 ore». Il tempo prolungato alle medie (con due rientri pomeridiani), scomparirà completamente; si passerà così da 33 o 36 ore a 29. Alle superiori, ancora una volta saranno gli Istituti professionali, commerciali e artistici a dover stringere la cinghia: da 40 ore settimanali, arriveranno a 33. «Il Governo sta infliggendo un colpo mortale alla scuola pubblica – dice Bastico – la vuole dequalificare». Quest'anno, per la prima volta, il Ministero non incentiverà le famiglie a passare alla privata con un bonus (peraltro già annunciato), ma facendoli fuggire dalla scuola pubblica.


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