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Unità/Bologna: Taglia o muori, il liceo sotto la scure della Gelmini

Il caso del Fermi: insegnanti divisi perché la riforma Gelmini impone il taglio di alcune materie.

24/03/2010
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l'Unità

Una guerra tra poveri. È questo di fatto che la riforma Gelmini sta scatenando nelle scuole superiori. Emblematico a Bologna il caso del liceo Fermi, dove all’inizio del mese il collegio docenti, diviso a metà, ha votatola proposta di introdurre due potenziamenti- linguistico e scientifico- sacrificando due ore di latino e un’ora di educazione fisica in alcune classi.

Una scelta drastica, compiuta sulla base dell’autonomia scolastica che permette agli istituti di fare “aggiustamenti” sull’orario.

La decisione ha tuttavia scatenato la preoccupazione dei docenti coinvolti,soprattutto i precari, che hanno firmato un esposto all’Ufficio scolastico provinciale.«Non c’è ancora risposta, ma è probabile che un pronunciamento arrivi dopo una nota annunciata in cui Luciano Chiappetta (direttore generale per il personale scolastico,ndr) dovrebbe mettere uno “stop”all’autonomia delle scuole che si spingono troppo oltre nelle scelte creando di fatto dei soprannumerari,tagliando posti di lavoro», spiega Sandra Soster della Flc-Cgil. Altra scadenza che dovrebbe sciogliere nodi, quella del 15 aprile: «La circolare che indicherà come si dovranno formare gli organici», chiarisce Soster.

Dato che, a oggi, la riforma non esplicita chi dovrà insegnare cosa.«Un far west», insomma, ribadisce la sindacalista. Che spiega: «Il “caso Fermi” nasce dal fatto che, a Bologna,è stata l’unico istituto ad attuare una scelta drastica prima delle iscrizioni, è stata fatta un’operazione di marketing, mentre altre scuole hanno rinviato a una seconda fase gli aggiustamenti, ragionando,ad esempio, sulla possibilità di far pagare alle famiglie ore aggiuntive di materie tagliate dalla riforma:una soluzione che creerà ulteriori problemi».

I PRO E I CONTRO«Quello che alcuni di noi si sono chiesti è se sia legittimo che un collegio docenti, di fatto, decida quali posti di lavoro tagliare», osserva un insegnante,contrario alla scelta votata dal collegio docenti. «Vista la rigidità di indirizzi che la riforma prevede,la nostra scuola ha deciso di potenziare le scienze e le lingue che erano una caratteristica di questo istituto tagliando latino ed educazione fisica. E viste le indicazioni sui programmi uscite nei giorni scorsi non si capisce neppure come si potrà svolgerlo tutto in un orario così ridotto», spiega il docente.

Del fattoche si tratti di una «guerra tra poveri» è convinta un’insegnante di matematica e fisica, vicina alla pensione.«Il Ministero ha fatto la riforma, ha comunicato “vi diamo 27 ore e fate voi quello che volete”: questo è il ragionamento. Il collegio docenti ha deciso così: non ha tagliato docenti ma ore», chiarisce la professoressa. Che di una cosa è convinta: «Non credo siano state fatte illegalità».

I problemi fondamentali che il liceo ha dovuto affrontare sono stati «la concorrenza e la salvaguardia di una tradizione di anni». La scuola di via Mazzini, infatti, non ha ottenutola possibilità di attivare il cosiddetto indirizzo delle “scienze applicate”,per il quale hanno invece avuto l’ok il Copernico e il Majorana a San Lazzaro:«Noi abbiamo molti studenti che vengono da Castel S. Pietro: senza il potenziamento scientifico si sarebbero fermati prima lungo la via Emilia...». Altro problema quello della “tradizione” della scuola: «Da anni ci siamo concentrati su questi indirizzi, cosa potevamo fare, chiuderei nostri laboratori?». La riforma«è una coperta troppo corta», aggiung el’insegnante. Di certo, al Fermi si è deciso di non «aggiungere ore da far pagare alle famiglie», come hanno ventilato di fare altri istituti:«La scuola è pubblica e deve restare così, e in ogni caso una materia a pagamento non sarebbe curricolare».


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