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Unità/Bologna: Tagli di cattedre, la rabbia dei presidi

«Posso ridurre la mensa o eliminare un rientro pomeridiano: comunque le attività didattiche diminuiranno»

10/08/2007
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l'Unità

Tagli di cattedre, la rabbia dei presidi

Parlano due dei dirigenti a cui è stato comunicato che arriveranno 137 insegnanti anziché 242

di Alice Loreti / Bologna

All’indomani del faccia a faccia tra sindacati ed Ufficio Scolastico Provinciale, i presidi esprimono forte preoccupazione per i tagli delle cattedre. «Per salvare la scuola dobbiamo elaborare piani strategici», iniziando da subito una complicata partita a Risiko, in cui i carri armati sono sostituiti da «un contingente di docenti insufficiente, ottenuto con un’asta al ribasso». A lanciare l’allarme, i due dirigenti scolastici che mercoledì hanno partecipato all’incontro tra Confederali e Provveditorato: Lamberto Montanari, Preside della scuola elementare di Ozzano e dell’Istituto Comprensivo 7 di Imola e Domenico Altamura, Preside del Fioravanti. Per entrambi, «da settembre ci sarà da mettersi le mani nei capelli». «Ad Ozzano - spiega Montanari - ci sono 17 classi a “modulo”. Il tempo modulare, prevede 30 ore di lezione e 3 ore di mensa, con 3 rientri pomeridiani ed il sabato a casa. Per portarle avanti, ho chiesto 2,5 insegnanti. Me ne hanno dato solo 1. Quindi, sono due le cose che posso fare: togliere la mensa o eliminare uno o due rientri. Nel primo caso, saremo costretti a chiedere aiuto al Comune, che manderà degli educatori. La mensa, momento in cui l’insegnante mangia con i suoi allievi, perderà così la sua valenza pedagogica. Nel secondo caso i genitori sapranno a fine agosto che il monte ore dei figli sarà ridotto e dovranno conciliarlo con le esigenze lavorative. Qualunque tattica si scelga, le attività didattiche diminuiranno: da 33 ore, dovrò passare a 30 totali, inclusa la mensa. Insomma, non c’è solo il problema del tempo pieno alle elementari, dobbiamo salvaguardare tutti i tempi scuola. La differenza tra posti richiesti (242) e posti assegnati (137) salta agli occhi». «I presidi non hanno certo grilli per la testa - continua Montanari - . Anzi, siamo spaventati nel chiedere un supplente o un insegnante in più, ci limitiamo alle legittime esigenze delle nostre scuole. Che comunque non sono rispettate». Tra gli organici che hanno subito più tagli, quelli di lingua inglese. «Saremo costretti ad utilizzare le forze interne - spiega Montanari-. Ad esempio, se la maestra di italiano è specializzata in lingua straniera, nella sua classe insegnerà anche quella materia. Ma sarò costretto ad utilizzarla anche in altre sezioni. Se è docente in un tempo modulare, andrà nelle classi parallele. Se no, scambierà le sue ore con i colleghi». Non meno amareggiato è Domenico Altamura, Dirigente dell’Istituto Professionale Fioravanti «Il Fioravanti può dirsi salvo - dice - tuttavia, noto che i corsi serali sono un disastro, completamente azzerati in molte scuole. Colpa della politica del Ministero. Il protocollo di Lisbona e gli investimenti dell’Unione Europea, intendono potenziare l’educazione degli adulti. Ma siamo ben lontani da questi parametri». Ii tagli penalizeranno le superiori. «Vi sono istituti come il Fermi con 1400 studenti, il Righi che ne ha 1390 o il Luxemburg, con 1100 alunni - spiega Altamura. Ogni mattina, all’apertura del portone, entra un paese, non una scuola. Questi tagli pesano sì sugli organici, ma non permettono neanche di formare classi meno numerose o di costruire nuove scuole e succursali. Perdiamo efficacia educativa e qualità»


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