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Unità/Bologna: Tagli a scuola:«Così cancellano il tempo pieno»

Cgil, Cisl e Uil: più alunni, meno insegnanti. Il provveditore: «Non riesco a fare le classi»

27/02/2007
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l'Unità

di Andrea Bonzi/ Bologna

TAGLI & INSEGNANTI Così si uccide il tempo pieno tradizionale nella scuola bolognese. È l’allarme che Cgil, Cisl e Uil lanciano, a seguito di un incontro con l’Ufficio scolastico provinciale del capoluogo emiliano-romagnolo. E si dicono pronti ad aprire «una

fase di dura mobilitazione» se le cose non cambieranno. A far scattare la reazione delle organizzazioni sindacali è l’analisi dei numeri fatta dall’ex provveditorato. Per la scuola elementare, infatti, si prevede un aumento di 509 ragazzi e un taglio di 73 posti di insegnante. Il tutto quando, per i sindacati, «servirebbero 117 docenti in più, con gli attuali parametri».

Per venire incontro a questo stato di cose, il Centro servizi amministrativi (Csa) sta ragionando se tagliare un insegnante nelle prime classi delle elementari che funzionano con il full time tradizionale (cioè, quello con due insegnanti). «Non c’è altro modo - spiega Paolo Marcheselli, direttore del Csa -, ho più di 500 bimbi in più e gli stessi insegnanti dell’anno scorso. Come faccio a fare le classi?». Recuperando ore: «Dalla seconda alla quinta elementare resterà tutto come è adesso (ovvero tempi pieni di 44 ore settimanali e 2 insegnanti per classe, ndr), per le prime, invece, il tempo pieno che offro è 40 ore con una sola insegnante», osserva Marcheselli. È vero, ammette il provveditore, che «per la prima volta viene intaccato il tempo pieno tradizionale, ma la Finanziaria ha tagliato migliaia di posti in Italia, una sessantina anche in Emilia-Romagna, a fronte di un aumento di circa 8.000 studenti. Come devo fare, io?». Marcheselli precisa che la decisione definitiva non è stata ancora presa, visto che la prossima settimana c’è la Conferenza dei servizi, «ma se non mi aumentano le risorse, permettendo l’assunzione di una cinquantina di insegnanti almeno (ogni posto costa, lordo, sui 28-30mila euro annui, ndr), dubito che le cose potranno cambiare».

Ma la ricetta dell’Ufficio scolastico provinciale piace pochissimo ai sindacati. Sandra Soster, segretaria della Cgil-Slc, ha pronte delle alternative. «Le famiglie già sanno che non ci sono ulteriori disponibilità per il tempo pieno - attacca Soster -, ma invece di scontentare tutti, si possono trovare altre strade». Ad esempio? «Chi è già a tempo pieno normale, resta. Per gli altri si può ipotizzare la scuola “a modulo” (3 insegnanti per 2 classi, ndr), e ancora cercare di tamponare la falla con interventi ad hoc del Comune o con l’utilizzo di risorse specialistiche. L’ardita teoria di generalizzare il disastro per non scontentare nessuno, francamente, è insostenibile, unica in regione, anche rispetto alle indicazioni dell’Ufficio scolastico regionale». I sindacati, però, ce l’hanno anche con i tagli della Finanziaria: «Non si può applicarli meccanicamente, anche perché è palese l’iniquità della ripartizione regionale, che non tiene in adeguato conto - chiude Soster - dell’aumento consistente della popolazione scolastica. Non possiamo accontentarci di meno tagli, quando ci servono più insegnanti


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