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Unità/Bologna: SOS Infanzia Materne, fuori 600 bambini. «La scuola non è più un diritto»

Allarme di Cgil e comitato Costituzione. Comuni lasciati soli a gestire l’emergenza ma lo Stato dovrebbe provvedere ad assicurare il servizio

19/05/2010
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l'Unità

Chiara Affronte
Èemergenza infanzia nella provincia di Bologna. A lanciare l’allarme la Cgil e il comitato Scuola e Costituzione. «Sono fuori 600 bambini dalla scuola dell’infanzia tra Bologna e provincia», denuncia Sandra Soster della Cgil. Saranno «autodidatti », di fatto, se non si interviene. E c’è già chi parla di raccolta fondi per trovare qualcuno - pagato - che stia con loro. Tutto questo in barba all’articolo33 della Costituzione, ricorda Bruno Moretto di Scuola e Costituzione. «Se la scuola di infanzia è scuola, deve essere garantita a tutti », sbotta. Fatto ancor più grave, la solitudine in cui sono lasciati i Comuni a gestire questa emergenza. «Una follia arrivare a parlare di raccolta fondi », tuona Soster, reduce da una movimentata assemblea ad Anzola, lunedì sera.Atrovarsi nella situazione peggiore, infatti, sono proprio i comuni delle «Terre d’acqua» che già nei giorni scorsi hanno chiesto l’intervento di Paola Marani, neo-consigliera regionale Pd. Ciò che manca infatti, a parere di Moretto, sono proprio le «linee di indirizzo »: «Visto che i tagli ci sono e la popolazione scolastica è in aumento, è necessario che la Regione tracci almeno delle linee di indirizzo perché non è possibile che ogni Comune agisca come crede». Anzi, ancora di più, sarebbe necessario «un tavolo sulla scuola Provincia-Regione e una legge regionale con cui finanziare i Comuni che hanno questi problemi». «I tagli ormai sono siatemici - aggiunge Soster - ed è quindi evidente che ci voglia un pensiero lungo». Entrando nel dettaglio, in provincia mancano 19 sezioni: sono fuori 410 bambini e per 84 di questi «non esistono neppure i locali in cui ospitarli », riferisce Moretto. A Bologna, invece, in lista d’attesa ci sono 294 bimbi (42 nelle scuole statali, 252 in quelle comunali) su 116 posti disponibili. «La città però ha dei margini di manovra maggiori. La situazione davvero preoccupante è quella della provincia: andare a scuola a questo punto diventa discriminante. Se si vive in centro non ci sono problemi, ma se si ha avuto la “sfortuna” di nascere in provincia si deve fare gli autodidatti», tuona Soster. Insomma, di fatto così «salta un pilastro della Costituzione» ed è inaccettabile che un territorio «che ha visto nascere la scuola d'infanzia si ritrovi in una situazione di grande disuguaglianza di opportunità», spiega ancora la sindacalista. Ieri, dall’Ufficio scolastico erano attesi i dettagli dell’organico, per poter ragionare meglio sulla situazione. «Speriamo siano disponibili presto», l’auspicio di Soster. Per il 26maggio è convocata la Conferenza provinciale sull’offerta formativa, affinché la Provincia abbia un quadro preciso della situazione dei Comuni per l’infanzia. Paola Marani tuttavia lancia anche l’allarme primaria: «Gli organici vengono fatti sulle 27oremala richiesta di tempo pieno è alta. Così per garantire le 40 ore aumentano sempre più le scuole che vanno a recuperare ore dalle compresenza e non si riesce più a garantire il tempo-mensa», sostiene Marani. Che è in attesa di un incontro con i dirigenti dell’Ufficio scolastico.


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