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Unità/Bologna: Scuola, si estende lo «sciopero dell’inglese»

Partito dalle Longhena, verrà praticato in altri istituti. E c’è chi propone: «Giriamo un grande fratello»

12/09/2008
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l'Unità

di Alice Loreti / Bologna

SCIOPERO DELL’INGLESE, lezioni che iniziano con 15 minuti di ritardo, fascia a lutto sul braccio, telecamere in ogni classe. Gli insegnanti delle scuole bolognesi sono pronti a tutto pur di non far passare il decreto Gelmini. E se alcune di queste azioni resta-
no solo idee da discutere nei consigli di classe, altre da lunedì (giorno di inizio per tutti gli istituti) saranno effettive. Dopo le Longhena, anche le Bottego di San Lazzaro e gli Istituti Comprensivi (Ic) 13 e 5 - a cui forse si aggiungerà l’11 - inizieranno l’anno senza le ore di inglese. «Spiegheremo ai genitori i motivi - spiega Barbara Gualandi, docente alle Bottego - e se arriveranno ordini di servizio dai dirigenti scolastici per obbligare gli insegnanti specializzati a fare lezione, faremo ricorso». Alle Bottego, «ci sono 16 ore scoperte su 6 classi e per coprirle propongono ore eccedenti agli insegnanti che ci sono già».
In alcuni istituti, poi, ai docenti di sostegno è stato chiesto di togliere ore ai bambini certificati per insegnare la lingua, seppur vietato dalla legge. Da lunedì, in quasi tutte le scuole di Bologna (gli Ic 3; 5; 6; 7; 9; 10; 11; 12; 15 e 16, le Direzioni Didattiche 1; 3; 8; 10; 11 e 13, il Galvani; Minghetti; Copernico; Itis Belluzzi e Sabin) e provincia (l’alberghiero di Castel San Pietro e le scuole elementari di Monte San Pietro; Calderara; Bazzano; Monteveglio; Vado; Monzuno; San Giorgio di Piano; Rastignano; Crespellano; Ceretolo; Zola Predosa; Casalecchio e San Giovanni in Persiceto) saranno distribuiti dei volantini fronte-retro davanti ai cancelli di entrata. Da una parte, vi saranno le motivazioni della protesta - diverse a seconda dell’istituto - dall’altra l’invito alla manifestazione cittadina organizzata dai Cobas il 26 settembre, alle 17.30 in Piazza XX Settembre, per il ritiro del decreto ed in difesa della scuola pubblica. Nelle stesse scuole, si terranno assemblee a raffica, per informare le famiglie. Sempre lunedì, ci sarà il sit in davanti all’Ufficio Scolastico Provinciale, dalle 15. Da lì, partirà una delegazione, per parlare con il dirigente, Vincenzo Aiello. Il 19 settembre Cub ha organizzato uno sciopero dei precari. Per la stessa data, era previsto l’arrivo sotto le Due Torri di Mariastella Gelmini. Genitori ed insegnanti che ieri hanno partecipato all’assemblea delle scuole (oltre 200 i presenti), avevano pensato ad un’accoglienza «scoppiettante e pacifica» da riservare al ministro. Ma dall’Ufficio Scolastico Regionale, fanno sapere che la Gelmini non verrà. Probabilmente, proprio per evitare le contestazioni. Il 27 settembre, la palla della protesta passerà alla Cgil, che ha indetto una giornata di mobilitazione nazionale. Il 17 ottobre, la lotta si sposterà a Roma, per uno sciopero indetto dai Cobas. «Dopo i tempi della Moratti - commenta Giovanni Cocchi, papà ed insegnante alle Mattiuzzi-Casali - questo decreto è la spallata definitiva alla scuola. Dobbiamo unirci e lottare. Abbiamo 44 giorni, poi il decreto diventerà legge». Bruno Moretto, docente al Sabin, propone il «grande fratello scolastico». «Mettiamo una telecamera dentro ogni aula - afferma - e facciamo vedere in tutta Italia cosa succede quotidianamente a scuola. I nostri istituti funzionano e bene». Dalle Longhena, arriva un appello a tutte le scuole. «Da Bologna è partita la grande lotta contro la riforma Moratti - dice Marzia Mascagni -. Una lotta spontanea che ha coinvolto insegnanti, genitori e bambini. Continuiamo su questa strada, insieme possiamo salvare il tempo pieno


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