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Unità/Bologna: «Scuola, più docenti o sarà sciopero»

Cgil, Cisl e Uil dichiarano lo stato di agitazione contro i tagli degli insegnanti L’assessore Rebaudengo: «Lotta giusta, occorre mobilitarsi per difendere il tempo pieno»

02/03/2007
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l'Unità

«Scuola, più docenti o sarà sciopero»

Cgil, Cisl e Uil dichiarano lo stato di agitazione contro i tagli degli insegnanti

L’assessore Rebaudengo: «Lotta giusta, occorre mobilitarsi per difendere il tempo pieno»

di Alice Loreti/ Bologna

La situazione della scuola in Emilia Romagna si pone tra «il muro del pianto ed il suicidio». A dirlo è Lamberto Benini, della Cisl che ieri, nel corso di una conferenza stampa, ha proclamato lo stato di agitazione ad effetto immediato. «Incontreremo le Rsu, faremo assemblee nelle scuole e, se tra un mese non cambierà nulla, sciopereremo». I sindacati confederali contestano al Governo l'aumento dello 0,4% degli alunni per classe, come previsto dalla manovra economica del 2007. «Negli ultimi 6 anni - spiega Fiametta Colapaoli della Cgil - la popolazione scolastica emiliano-romagnola è cresciuta di oltre 57 mila alunni, a fronte di una diminuzione del corpo docente di 1228 unità. La Finanziaria ci impone ulteriori tagli al personale e aumento degli scolari nelle aule, ma la nostra regione ha già raggiunto i parametri stabiliti dalla manovra».

Con queste riduzioni è in discussione a Bologna il 25% del tempo pieno alle elementari. Occorre insomma che il ministero della Pubblica Istruzione cambi le sue posizioni, riconoscendo l'impegno e le esigenze specifiche delle nostre scuole. «Non chiediamo privilegi - commenta l'assessore provinciale all'Istruzione, Paolo Rebaudengo - ma il nostro è un territorio che ha lavorato e lavora molto per l'educazione. Quando si definiscono dei parametri, occorre tenere conto delle specificità regionali». E proprio Rebaudengo, insieme al Direttore dell'Ufficio Scolastico, Paolo Marcheselli, ha chiesto un incontro al ministro Fioroni per chiedere risposte urgenti sulle risorse previste, il numero degli insegnanti e le 40 ore.

«Il tempo pieno - continua l'assessore - è un modello didattico che ha consentito alle nostre scuole di raggiungere un'alta qualità ed è intrecciato al modello economico e lavorativo regionale. Il nostro territorio vede un'occupazione femminile tra le più alte in Italia».

Il tempo pieno nelle scuole elementari è una risorsa irrinunciabile sia per il supporto che garantisce alle esigenze di cura delle famiglie, ed in particolare alle donne, sia sotto il profilo didattico, per la varietà di attività che permette. I bambini sono in aumento, lo Stato coprirà le 30 ore "classiche" e, per le altre 10, i docenti faranno i turni, eliminando in questo modo le compresenze, ovvero le gite, le visite ai musei ed i laboratori. Proprio per questo, «non si può tornare indietro, altrimenti ne andrà della qualità della scuola».


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