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Unità/Bologna: Scuola, dubbi del Tar sulla legge regionale

Sospetto di incostituzionalità per i finanziamenti alle private. Dovrà decidere la Suprema corte

15/03/2008
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l'Unità

di Giulia Gentile / Bologna

SCUOLA & COSTITUZIONE La legge emiliano-romagnola sul finanziamento alle materne private, mamma di tutte le norme regionali sui contributi pubblici agli istituti “paritari”, è ufficialmente a rischio costituzionalità. Con un’ordinanza datata 10 marzo, il
Tar dell’Emilia-Romagna ha dichiarato «rilevante e non manifestamente infondata la questione della legittimità costituzionale della legge regionale 52 del 1995», avanzata a partire dal ‘96 dal comitato bolognese Scuola e costituzione e da alcune comunità religiose cittadine che da quella norma si sentivano discriminate (Chiesa cristiana avventista del settimo giorno, comunità ebraica, chiesa evangelista metodista). Per questo, i giudici amministrativi hanno disposto la trasmissione degli atti alla Corte costituzionale, che dovrà decidere definitivamente sulla pioggia di ricorsi presentati negli anni contro la legge. Per Scuola e costituzione, però, si può già parlare di vittoria. «Avevamo ragione noi», esultano. «È ormai evidente - aggiunge Bruno Moretto del comitato - che così come posta la questione non funziona. E ora non lo diciamo solo noi, ma il Tar. Non siamo “giapponesi”: non si può andare contro la costituzione».
Nelle ben 24 pagine di ordinanza, che rispondono punto per punto alle obiezioni avanzate dai ricorrenti, le toghe mettono nero su bianco un giudizio ben chiaro sulla questione. E il risultato è che, anche secondo il tribunale amministrativo, «la previsione di un sostegno finanziario direttamente a favore delle scuole dell’infanzia private, per contributi di spesa corrente e di investimento, appare in contrasto con il divieto costituzionale di oneri finanziari in materia a carico del bilancio pubblico». Anche perchè «ogni contribuzione pubblica, ove rivolta direttamente a favore della gestione di scuole e istituti di educazione privati, contiene il rischio elevato di un’ingerenza sull’organizzazione della scuola stessa». In altre parole, il finanziamento comporterebbe una «violazione del principio della libertà di insegnamento e della libertà di istituzione di scuole ed istituti di educazione senza oneri per lo Stato».
Secondo la stima di Scuola e costituzione, «i contributi pubblici di Stato, Regioni e Comuni alle scuole private raggiungono un miliardo di euro l’anno». «Addirittura - prosegue l’associazione - la Finanziaria 2007 ha tagliato 4 miliardi di euro alla scuola statale, ma ha incrementato di 150 milioni il finanziamento» ai privati. Un esempio? A Bologna una sezione di scuola materna paritaria riceve 33 mila euro l’anno: 14 mila dal Comune, in seguito a convenzione, a cui vanno aggiunti altri 3 mila come contributo di miglioramento previsto da una legge regionale del 2001, e circa 16 mila di finanziamento statale. La legge regionale 52 del 1995, varata sotto la presidenza Bersani, fu la prima a istituire il finanziamento pubblico alle scuole materne private. Ad essa seguirono la «legge Rivola» del 1999 e quelle di altre Regioni. Nel 2000 infine arrivò a livello nazionale la legge 62, approvata sotto il governo D’Alema.


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