Unità/Bologna: Scuola, a rischio l’avvio dell’anno
Stato di agitazione di confederali e Snals di Bologna per le 144 cattedre rimaste scoperte Dirigenti costretti a partire con orario ridotto. La Cgil: «Genitori, denunciate il ministero»
di Andreina Baccaro/ Bologna
Lesione del diritto allo studio. È l’accusa pesantissima, mossa da sindacati confederali e Snals di Bologna, ai ministri dell’Economia e dell’Istruzione per i tagli alla scuola previsti in Finanziaria. Una riduzione di 11.000 insegnanti a livello nazionale si traduce in 144 insegnanti in meno solo nella provincia di Bologna. Ciò significa che non saranno garantiti agli studenti bolognesi, di tutti i livelli, insegnamenti previsti per legge. «E se tuo figlio non può studiare una materia obbligatoria - precisa Sandra Soster, segretaria provinciale della Flc-Cgil (la vecchia Cgil scuola) - l’anno scolastico non è valido». Insomma è come essere bocciati per colpa del Ministero. Per questo i sindacati invitano le famiglie a presentare, una volta partito l’anno scolastico, esposti di denuncia alla Procura della Repubblica nei confronti del Ministero dell’Istruzione. «Perchè si tratta della lesione di un diritto dei ragazzi garantito dalla legge». Gli studenti bolognesi, di elementari, medie e superiori, quest’anno non potranno studiare la seconda lingua. Alle Aldini Valeriani mancheranno all’appello ben 22 materie di insegnamento. Nelle carceri e negli ospedali, per la prima volta dopo più di vent’anni, sarà eliminata l’attività scolastica. E le malattie, si sa, non fanno tagli: anche i bambini in età da scuola dell’obbligo si ammalano e finiscono in ospedale.
I sindacati, comunque, promettono un settembre nero. Da ieri è scattato lo stato di agitazione per tutto il personale della scuole della provincia di Bologna. L’iter prevede un tentativo di conciliazione da parte del prefetto, che comunque i sindacati fanno sapere che non accetteranno, e poi dal 15 settembre si partirà con iniziative di protesta e scioperi.
«È una gestione delirante - per la segretaria Soster - del bilancio. In Emilia-Romagna quest’anno abbiamo 9000 studenti in più, di cui 3000 solo in territorio bolognese. È un picco senza precedenti e senza eguali in Italia, e il ministero diminuisce gli insegnanti. È una gestione burocratica demente. Come si può tagliare senza tener conto delle differenze nelle dinamiche demografiche tra una regione e l’altra? Ci sono regioni che hanno più insegnanti di sostegno che ragazzi disabili. Dobbiamo pensare che si voglia penalizzare l’Emilia-Romagna?».
Intanto i dirigenti scolastici hanno deciso che il 15 settembre la scuola partirà con un orario ridotto: solo 4 ore al giorno. Dall’anno prossimo, poi, se la situazione rimarrà quella delineata dal decreto del ministro Gelmini firmato a fine agosto, le scuole elementari vedranno, per la prima volta dopo quindici anni, l’orario ridursi da 40 a 24 ore settimanali e le classi affidate ad un maestro unico. Un cambiamento radicale per una regione in cui le donne che lavorano sono più del 50%. Una percentuale ineguagliata nel resto d’Italia, anche grazie alle politiche innovative adottate, fino ad oggi, a favore di asili e scuole dell’infanzia. «Il maestro unico alle elementari e soltanto 24 ore di scuola garantite - si legge nella nota di Cgil, Cisl e Uil - rappresenta la fine del tempo pieno e colpisce irrimediabilmente la nostra scuola migliore, ovvero tutto il percorso formativo degli studenti e dei cittadini di domani».