FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3822065
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa locale » Unità/Bologna: Scuola, 3 immigrati su 4 non ce la fanno

Unità/Bologna: Scuola, 3 immigrati su 4 non ce la fanno

Gli stranieri sono l’11% ma pochi terminano gli studi. Dalla Fondazione Del Monte 3 milioni contro l’abbandono

19/09/2006
Decrease text size Increase text size
l'Unità

di Andrea Bonzi/ Bologna

OGNI CLASSE-TIPO dell’Emilia-Romagna composta da 30 ragazzi, ne conta oltre 3 stranieri. Si tratta ovviamente di una media, perché in alcuni territori, come Marina di Ravenna, ci sono classi in cui la percentuale di studenti non italiani - che in regione è del-
l’11,2% - tocca il 50% o il 60%.
Drammatiche, poi, le punte di abbandono: quasi tre quarti dei ragazzi stranieri non arriva in fondo al ciclo scolastico. «La maggior parte molla la presa dopo la terza media e comunque tra il primo e il terzo anno delle superiori» spiega Claudio Cattini, responsabile regionale per la Formazione della Cgil Scuola. Dopo è tutta in discesa, nel senso che in quarta e quinta «non si registrano differenze tra italiani e stranieri nell’abbandono - precisa Cattini -. Ma ci arrivano solo gli extracomunitari di seconda e terza generazione, molto integrati».
Fatto sta che la scuola diventa un nodo fondamentale per una società multiculturale. Ed è dunque importante l’investimento di tre milioni di euro messi a disposizione dalla Fondazione Del Monte nel triennio 2007-2009 contro l’abbandono scolastico degli extracomunitari. Risorse che verranno distribuiti sotto forma di contributi per acquistare libri o finanziare borse di studio. Soldi che si aggiungono a 5 milioni di euro del Fondo sociale europeo stanziati dalla Regione Emilia-Romagna per progetti realizzati dagli istituti sulle difficoltà di integrazione dei ragazzi immigrati e il disagio giovanile.
«È una questione di approccio, prima ancora che di risorse - sottolinea Cattini -. I finanziamenti andrebbero organizzati in maniera organica, e concentrati soprattutto nella formazione di chi la scuola la conosce meglio: gli insegnanti».
È dal corpo docente che può partire una vera e propria rivoluzione culturale, «per passare da una didattica di integrazione a una più ampia visione interculturale - continua Cattini -, per la quale c’è bisogno di formazione, sia per gli insegnanti, sia per il personale Ata». Un tentativo di abbattere le barriere culturali rispettandole, e non «omologando» l’insegnamento alla tradizione italiana.
Un obiettivo piuttosto ambizioso, in un Paese dove ancora si discute animatamente del crocifisso nelle aule: «È vero, il dibattito è indietro, siamo all’anno zero - confessa Cattini -. Ma è una sfida che dobbiamo lanciare».
Anche perché il rischio-razzismo è sempre in agguato. «In Emilia-Romagna la situazione non è rosea ma neppure particolarmente grave - insiste Cattini -. I casi di scuole che si rifiutano di prendere dei bambini stranieri si limitano a uno o due all’anno, naturalmente è difficile monitorare le situazioni di razzismo strisciante tra compagni di classe, che purtroppo ci saranno».
Il problema è che la “selezione” viene spesso fatta all’origine: «Nei licei scientifici o classici non c’è certo una percentuale di ragazzi stranieri del 11% - osserva Cattini -. Perciò viene da chiedersi: dove sono? Soprattutto nei tecnici e nei professionali, o in particolari aree geografiche, come Marina di Ravenna, dove ci sono classi straniere per la metà, oppure in alcune zone dell’Appenino». La differenza la fa il denaro: «Sono pochi gli extracomunitari che possono permettersi di comprare casa in città...», chiude Cattini.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL