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Unità/Bologna: Quelli del Pdl vogliono nomalizzare la scuola colta, aperta all'innovazione e alla comunità: per loro è pericoloso che si formino giovani con una capacità autonoma di pensiero»

Intervista a Franco Frabboni

29/08/2009
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l'Unità

Una campagna personalistica contro una preside? Tutt'altro. Quella di Garagnani è in effetti, secondo Franco Frabboni, una battaglia di «normalizzazione» contro la scuola nel suo complesso. Il deputato Pdl, spiega il pedagogista a capo del Centro interdipartimentale di ricerche educative, ha il merito di far capire qual è il vero obiettivo del centrodestra. Professore, il Pdl vuole la testa della Turci perchè «fa politica a scuola»... «Secondo me ce l'hanno con lei non tanto in quanto esponente Pd, ma perché è il simbolo di un certo tipo di scuola, bolognese e non solo: colta, aperta all'innovazione e alla comunità, quella scuola di base che tanti riconoscimenti ha avuto in Europa. Turci è una pedagogista, anche se non togata ha collaborato spesso con l'università». Insomma si vuol colpire un'idea, al di là della persona? «Sì, Turci rappresenta il tipo di scuola che si vuole mettere in manette. E attenzione, nel fare questo Garagnani ha almeno il pregio di esporre chiaramente qual è il tipo di scuola a cui vuole arrivare il centrodestra, sbaglia chi lo considera un personaggio di terza fila. Quando ha attaccato le Longhena ad esempio ha mostrato come questo centrodestra punti a delegittimare le leggi dello Stato, perché tale è l'autonomia scolastica che in quell'occasione si voleva negare: una legge dello Stato. E allora, come Berlusconi querela Repubblica, qui si vuole mettere sotto silenzio la scuola perché la scuola significa soprattutto giovani. E i giovani sono l'unica realtà che ancora non si lascia manipolare dalla tv, che ancora ha o comunque può sviluppare una capacità autonoma di pensiero e giudizio». Per Garagnani i tagli sono inevitabili perché bisogna risparmiare. E poi, aggiunge, «anche in Germania ci sono 40 alunni per classe»... «Io in Germania insegno da tempo e posso dire che hanno classi numerose, ma solo per alcuni momenti: la maggior parte del tempo si dividono in piccoli gruppi per attività di laboratorio. Proprio quelle che qui salteranno per la mancanza di docenti. E allora si taglia per risparmiare, ma soprattutto perché eliminando tutto quello che non è a lezione in classe, riducendo tutto ai programmi che ora il ministro sta riscrivendo si elimina tutto ciò che può aiutare i ragazzi a sviluppare un ragionamento, qualcosa che vade al di là del binomio sì/no, del modello quiz che è l'unico riconosciuto dalla Gelmimi. Insomma, mi pare che il problema per il Pdl sia la scuola in sè, quello che sta accadendo è l'indizio di una precisa controriforma tutta centrata sula disciplina e il silenzio, su una militarizzazione culturale». acomaschi@unita.it


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