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Unità/Bologna: «Più bocciati perché gli insegnanti sono anziani»

Marcheselli, dirigente Csa: «L’età media è sui 50 anni». Soster (Cgil): «Ragionamento sociologico vago»

25/07/2006
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l'Unità

Chiara Vergano / Bologna

SCONTRO «Non sono assolutamente d'accordo su un ragionamento sociologico così vago». Va giù decisa Sandra Soster, segretario Flc-Cgil Bologna, in merito alle riflessioni di Paolo Marcheselli, dirigente del Csa (Centro servizi amministrativi), sulla questione «insuccessi scolastici» alle superiori. Un tarlo che continua a rodere, un perché che non dà pace, tornato alla ribalta ieri in sede di Commissione consiliare Istruzione della Provincia. E secondo Marcheselli, una delle motivazioni di tanti insuccessi, tra respinti e debitori, negli istituti bolognesi potrebbe essere ricondotta alla classe docente, «che ha un’età media di 50 anni e un profilo professionale risalente a 20 anni fa», e fa fatica «a capire le esigenze dei ragazzi». Una dichiarazione parzialmente corretta dopo poche ore: «Non è una questione di età anagrafica. il problema è l’età del percorso e dei curricula formativi dei docenti». Di fronte a tanti insuccessi, sostiene Marcheselli, non c’è naturalmente un’unica responsabilità: complessità sociale, nuovi stili di vita, crisi della famiglia e classi troppo numerose, oltre a «un’ampia indisponibilità dei giovani all’impegno scolastico e al rispetto delle regole», a cui si affianca un «forte disagio psico-socio-familiare»: in alcuni quartieri cittadini, ha sottolineato il dirigente del Csa, «la quota di bambini seguiti dai servizi sociali raggiunge addirittura il 15%». Ma Sandra Soster, insegnante oltre che sindacalista, non concorda: «È un ragionamento sociologico vago - ribatte - . Ci sono dati concreti, precisi. Intanto, non va dimenticata la situazione di altissima scolarizzazione di Bologna, e dell’Emilia-Romagna in genere. Un dato su cui poi occorre riflettere è la corsa ai licei di questi ultimi anni, che ha depauperato il mondo del tecnico-professionale». Altro aspetto critico, «la percentuale di ragazzi stranieri, figli di genitori immigrati - prosegue Sandra Soster - , mandati a scuola perlopiù senza una preparazione linguistica adeguata. Questo è un problema che va affrontato». I dati provengono direttamente dal Ministero, e parlano chiaro: «Il 65% dei ragazzi appena arrivati in Italia, che vengono iscritti alle superiori, sono bocciati. E al secondo anno abbandonano la scuola, perché non possono permettersi di ripetere. Un vero dramma». Ragazzi stranieri a parte: la crisi dell'istituzione famiglia è innegabile, d’accordo, gli alunni di oggi non sono più quelli di dieci anni fa, viviamo tutti in una dimensione più complessa, «ma non mi piace - ribatte Sandra Soster - tutto questo parlare del mondo cattivo. Diciamo anche che non si è più fatta formazione per gli insegnati. Per carità, l’età media del corpo docente sicuramente è un problema, ma allora bisogna stabilizzare i precari: queste sono responsabilità precise dell’amministrazione». Per il segretario Flc-Cgil Bologna le difficoltà più grandi sono quelle incontrate dai licei, «perché devono fare i conti con un’utenza che prima non avevano. C’è stato uno spostamento massiccio verso questo tipo di scuola, per effetto della riforma Moratti: tanti ragazzi che fino a qualche anno fa si sarebbero iscritti a un tecnico industriale, in fase di incertezza ora provano il liceo. Dopodiché fanno fatica. Il problema è che spesso si finisce per scegliere in base a un pregiudizio». E dunque il tasto dolente è quel «pesantissimo intervento del governo precedente, che ha squalificato l’istruzione tecnologica e professionale: ne stanno pagando le conseguenze i ragazzi, e le famiglie». Di fronte a una situazione così complessa, «bisogna affrontare i problemi chiamandoli per nome, e tocca alla scuola farlo. Se sono chiari gli obiettivi…».


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