Unità/Bologna: La scuola protesta
Presidio dei sindacati Presente anche una delegazione Pd. Alla fine tutti insoddisfatti: il direttore regionale non ritira la circolare-bavaglio
E-Limina» lo slogan del corteo delle scuole che ieri ha bloccato il centro di Bologna. Più di 500 persone tra docenti, precari, studenti medi e sindacati (Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda e Cobas), hanno assediato l’Ufficio scolastico regionale (Usr) per protestare contro i tagli del ministero e la “nota bavaglio” scritta da Marcello Limina qualche settimana fa. In quella nota, riservata ai dirigenti della regione, il direttore dell’Usr chiedeva di «sensibilizzare il personale della scuola sul corretto comportamento da tenere con gli organi si stampa». Un chiaro invito a tacere e a non denunciare quanto avviene nelle scuole, dicono i manifestanti, che per l’occasione si sono presentati imbavagliati da fazzoletti rossi e cerottoni sulla bocca. La protesta hatrovato l’appoggio del Pd, venuto in massa in via dè Castagnoli: il segretario in pectore dei democratici, Raffaele Donini, l’ex capogruppo in consiglio comunale, Sergio Lo Giudice, Simona Lembi, ex assessore comunale alla Scuola e la responsabile nazionale scuola, Francesca Puglisi, riuniti davanti all’ex provveditorato. Dal canto suo, la Cgil rinnova la richiesta di dimissioni di Limina e il ritiro della circolare: «Visto che il dirigente ha chiesto a tutti di abbassare i toni – spiega Raffaella Morsia, segretario regionale Flc-Cgil – lo faccia lui per primo. E chieda scusa a docenti, presidi e cittadini per il silenzio imposto». Tantissimiicoloriportati in manifestazione: le bandiere rosse Cgil accanto a quelle gialle Gilda, lo striscione rosso dei precari vicino a quello nero e giallo con scritto in grande «Dimissioni» appeso dai tetti di fianco all’Ufficio scolastico. Poi i cartelloni più fantasiosi, che i docenti hanno legato al collo: «Mary Poppins non ci metterebbe il bavaglio» oppure «Avete ridotto la scuola all’osso», con tanto di scheletro disegnato. E i numeri dei tagli e dei debiti accumulati dalle scuole di Bologna e provincia (23 milioni che lo Stato deve ai nostri istituti), scritti sullo striscione più grande. «Non c’è mai stato un attacco così pesante contro la scuola pubblica – riprende Morsia – tra i tagli della finanziaria e la mancata erogazione di fondi agli enti locali, si abbassano i diritti costituzionali garantiti per tutti: gli insegnanti, gli alunni, le famiglie». Mentre una delegazione è salita ai piani alti dell’Ufficio per incontrare Limina, gli altri sono partiti in corteo. «Dimissioni» e «La scuola pubblica non si tocca, la difenderemo con la lotta» gridano i manifestanti, accolti dagli applausi dei passanti. Dopo aver sfilato per via Zamboni, il corteo è arrivato in via Castiglione, per poi fermarsi in piazza Santo Stefano. «Salviamo la Basilica e anche la scuola», dice una maestra al megafono. Nel frattempo, dopo un’ora e mezza, i manifestanti vengono raggiunti dalla delegazione. «Limina non ritirerà la circolare e non siamo soddisfatti – dice Morsia – ha ribadito di essere stato frainteso, che quella era una circolare interna, mail significato non cambia». Unico e minimo segnale positivo, «l’impegno a segnalare al ministero i problemi della regione. Ci ha detto che il primo di settembre, se le cose non cambiano, potremo chiedergli il conto». Più duro Matteo, del coordinamento precari: «Ha fatto orecchie da mercante. Si dovrebbe dimettere