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Unità-Bologna-La scuola è un obbligo nonostante il governo

Regione promossa, Moratti bocciata Scuola, la Corte Costituzionale respinge il ricorso del governo contro la legge Bastico Adriana Comaschi BOLOGNA Il modello "alternativo" alla Morat...

27/01/2005
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l'Unità

Regione promossa, Moratti bocciata

Scuola, la Corte Costituzionale respinge il ricorso del governo contro la legge Bastico

Adriana Comaschi

BOLOGNA Il modello "alternativo" alla Moratti, proposto dalla legge regionale sulla scuola, è perfettamente costituzionale. Questo, e molto di più, dice la sentenza con cui la Consulta ha bocciato il ricorso del governo contro la legge, approvata nel giugno 2003 e subito attaccata dalla destra come "anti-Moratti". Per i contenuti, ma soprattutto per i principi a cui è ispirata. Che sono quelli della salvaguardia dell'obbligo scolastico cancellato dalla legge Moratti, e della possibilità per le Regioni di legiferare in proprio, in base al nuovo titolo V della Costituzione.
"Una vittoria a 360 gradi", commenta l'assessore regionale alla scuola Mariangela Bastico, sottolineando come "tutti i punti impugnati dal governo sono stati giudicati infondati". Piena soddisfazione anche del presidente della Regione Vasco Errani, che proprio pochi giorni fa, al congresso Ds, aveva portato le leggi regionali su scuola e immigrazione come esempi di buongoverno nell'interesse dei cittadini. E ieri ha voluto ribadirlo: "Quella sulla scuola è una legge che dà risposte certe e innovative alle famiglie, agli studenti e agli insegnanti

Il ricorso era stato presentato dal governo su sei articoli. Contestati in alcuni casi in modo paradossale: il governo, ad esempio, si diceva contrario al punto in cui la Regione si proponeva di pagare, oltretutto di tasca propria, i corsi di aggiornamento ai docenti; all'estensione dell'offerta di scuola dell'infanzia, per rispondere a una domanda che sul territorio è di molto superiore alla media nazionale. E ancora: il ricorso contestava l'alternanza scuola-lavoro, l'attenzione all'educazione degli adulti (aspetto nemmeno nominato dalla legge Moratti), ma soprattutto l'integrazione tra istruzione e formazione. Ovvero la proposta del "biennio integrato" alle superiori: una sorta di percorso "misto" tra scuola e formazione professionale, che dà a chi esce dalle medie la possibilità di continuare a studiare le materie di base (italiano, storia, matematica), a cui si affiancano però ore di attività professionalizzanti.
È questa la vera chiave di volta che il governo ha voluto attaccare, e che invece ieri la Consulta ha riconosciuto del tutto legittima, respingendo - su questo e sugli altri punti - l'accusa del governo di avere violato le competenze dello Stato. Il biennio integrato, infatti, permette agli studenti di rimandare di anno in anno fino ai 16 la scelta tra istruzione e formazione professionale - dunque tra scuola e lavoro - che la legge Moratti ha anticipato ai 13 anni. E al termine di ogni anno, lo studente può scegliere se continuare il percorso "misto", se tornare a scuola - conservando però i crediti guadagnati, quindi senza ripartire da zero- o se andare a lavorare: con alle spalle però almeno un anno di studio. Un'idea tutt'altro che inapplicabile: sono già 130 i corsi misti, attivi dal 2003-2004 in 90 scuole della regione. Soprattutto istituti tecnici e professionali, quelli a maggiore rischio di abbandono.
Nei fatti, dunque, la legge regionale allunga gli anni di permanenza a scuola. Allo stesso tempo dà grande spazio a tirocini e formazione nei luoghi di lavoro - fissando però criteri precisi per le imprese coinvolte - creando percorsi integrati che vanno dalle superiori all'età adulta. L'obiettivo, ha sempre detto Bastico, è quello del "non uno di meno", insomma di non lasciare indietro nessuno, in particolare gli studenti con più difficoltà che la legge Moratti tende invece a confinare nella formazione professionale, percorso di "serie B".
Con questa sentenza, ragiona oggi Bastico, si conferma "ciò che, come Regione Emilia-Romagna, abbiamo sempre sostenuto: ovvero che la nostra legge sta nel quadro della norma nazionale, ma introduce proposte migliorative, di qualità e culturalmente alternative a quelle della Moratti". Errani, che dopo il ricorso del governo aveva parlato di attacco politico alla capacità di autogoverno delle Regioni, ha ribadito lo stesso concetto: "Non c'è mai stato da parte nostra un atteggiamento pregiudiziale o ideologico nei confronti del Governo. Al contrario, abbiamo sempre prestato la massima attenzione ai problemi di una realtà che è cruciale per il futuro della nostra comunità". Ed Errani ha voluto sottolineare come la sentenza di ieri apra scenari importanti anche per un'altra "battaglia": "Con lo stesso spirito ci stiamo impegnando in queste settimane sul tema del lavoro, della sua qualità, della sua stabilizzazione". Eppure la destra si è già mobilitata anche contro questo disegno di legge regionale, con il sottosegretario Sacconi che già annuncio un ricorso dell'esecutivo. Forse, oggi, con meno speranze.
"La decisione della Corte Costituzionale ci riempie di soddisfazione e di orgoglio", è il commento del segretario regionale dei Ds Roberto Montanari. Perché si tratta di una legge che, ispirandosi al motto "non uno di meno", "si lega a quei valori di uguaglianza che ci sono propri e all'esigenza di offrire opportunità alla persona su un punto di forza per il futuro della nostra regione, il sapere. Un buon viatico per la legge regionale sul lavoro che si ispira agli stessi criteri".
Adriana Comaschi


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