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Unità: Bologna, la Digos «interroga» i presidi «Un’intimidazione»

dopo che alla fine di ottobre il deputato forzista Fabio Garagnani aveva presentato in Procura un nuovo esposto sulle proteste

09/11/2008
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l'Unità

Dopo una vita in cattedra, i presidi di Bologna tornano sui banchi. Questa volta però, a «interrogarli» (anche se via posta) non sarà il professore di turno, ma Digos e Procura. E l’interrogazione verterà sull’ondata di manifestazioni e occupazioni scattate dalla fine di settembre per protestare contro il decreto Gelmini, ormai diventato legge.

Nei giorni scorsi il Pm Luigi Persico (titolare dei 15 fascicoli sulle altrettante occupazioni registrate sotto le due Torri) ha incaricato la Digos di svolgere accertamenti nei diversi istituti, dopo che alla fine di ottobre il deputato forzista Fabio Garagnani aveva presentato in Procura un nuovo esposto sulle proteste.

INCHIESTE E MANIFESTAZIONI

A Bologna i magistrati hanno scelto di aprire inchieste singole su ogni manifestazione, fuori e dentro le mura scolastiche (compreso il corteo di giovedì 30 per cui sono già scattate 21 denunce). E dopo l’archiviazione disposta dal Gip sull’occupazione di mamme, bimbi e insegnanti alle elementari XXI Aprile, la Digos ha ora inviato a quindici presidi una lettera in cui chiede, fra le altre cose, i nomi dei membri dei consigli d’istituto, l’elenco delle riunioni avvenute a scuola (con le date e gli orari delle iniziative), le delibere dei consigli d’istituto che autorizzavano le manifestazioni, l’indicazione dei partecipanti (alunni, docenti e genitori), gli eventuali danni alle strutture, il contenuto degli striscioni esposti. Infine, se e perchè erano intervenute le forze dell’ordine.

LA PROTESTA DEGLI INSEGNANTI

La richiesta di informazioni non è però piaciuta al Coordinamento degli insegnanti bolognesi, che riunisce venti istituti fra città e provincia, e che non esita a bollare la mossa della Procura come minacciosa. «Si tratta di un’intimidazione della rivolta che ha accomunato insegnanti, genitori e studenti - dice il Coordinamento - contro il tentativo di smantellare la scuola pubblica». E contro chi «ipotizza incidenti, danni, minacce, striscioni di carattere penalmente rilevante», i professori sottolineano «il carattere pacifico delle agitazioni che si sono svolte e si stanno svolgendo nelle scuole».

Di intimidazione parla anche il sindacato autonomo Cub-scuola, che critica il tentativo di «trasformare i dirigenti scolastici in guardiani del Governo, e di criminalizzare il movimento di opposizione alle politiche del ministro Gelmini». Anzichè «intervenire su reali situazioni di illegalità esistenti - attacca il sindacato - si sperpera il denaro pubblico, procedendo ad una “schedatura” di massa con presunzione di colpevolezza. La partecipazione legittima di genitori e alunni alla vita della scuola viene vista come elemento sul quale indagare».


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