Unità/Bologna: La Cgil alla Regione: «Riforma Gelmini, subito il ricorso»

Sarà perchè «la scuola di questa regione è vicina al collasso» e per il prossimo anno«il personale docente calerà di circa mille unità a fronte di un aumento di 10mila alunni », come dice il segretario regionale Flc, Paolo Tomasi. Sarà perchè «il settore è in prevalenza femminile » e per missione si occupa di «costruire il futuro delle nuove generazioni », come sostiene la sua collega bolognese, Sandra Soster. Fatto sta che al congresso della Cgil scuola, università e ricerca dell’Emilia-Romagnasi parla pochissimo di mozioni interne e molto di come contrastare il disastro Tremonti-Gelmini che si sta abbattendo sul sistema dell’istruzione.

LE PROPOSTE ANTI-GELMINI Vale a dire, il tempo pieno «distrutto », le classi «smembrate» per la mancanza di supplenti, la temuta «cancellazione dei crediti che le scuole vantano da più anni» nei confronti del ministero. Come deve reagire il sindacato? Ad esempio, «promuovendo un coordinamento regionale di dirigenti scolastici, insegnanti e genitori» simile a quelli provinciali che già esistono a Bologna, Modena e Parma, chiede il preside Franco Tinarelli.

O convocando le Rsu di tutti gli istituti «per organizzare iniziative d’opposizione coordinate su tutto il territorio», propone l’insegnante precario Edmondo Febbrari.

IL CAOS SUPERIORI Oppure, sollecitando viale AldoMoro ad opporsi alla riforma della scuola secondaria di secondo grado che il governo vorrebbe operativa già dal prossimo settembre «pretendendo che le iscrizioni alle superiori avvengano secondo le novità appena introdotte, senza che siano stati pubblicati i relativi regolamenti attuativi » denuncia Tomasi, nella sua relazione introduttiva al congresso. Al momento, invece, «sembra debole la posizione della Regione Emilia- Romagna, che non chiede il rinvio dell’applicazione, come sarebbe necessario e come altre Regioni stanno facendo, ma si limita ad una lettura minimale dei provvedimenti in questione». La Flc Cgil critica apertamente la linea scelta dalla giunta Errani per affrontare la riforma degli istituti superiori, minimizzare il danno piuttosto che opporsi con decisione al «paradosso di dover sottostare a regolamenti non ancora vigenti». Prima ancora che una discussione di merito sulle proposte ministeriali, conclude Tomasi, «è necessario rimandarne l’applicazione almeno di un anno per non gettare la scuola secondaria nel caos più completo».

LA PROTESTA DEI LICEI Sulla questione, infatti, sono già partite le iniziative di protesta delle scuole coinvolte. Primo fra tutti, il liceo scientifico bolognese Sabin, la cui assemblea sindacale ha approvato all’unanimità una mozione per invitare il Consiglio d’istituto, la Provincia e la Regione a impugnare la circolare ministeriale. Innanzitutto, perchè «illegittima dal punto di vista legislativo». Perchè «viola l’autonomia della scuola, assegnando in modo automatico i nuovi indirizzi senza gli organi dell’istituto si siano potuti esprimere». Perchè «invade le competenze sul piano dell’offerta formativa territoriale che attengono alla Provincia e alla Regione». E, soprattutto, perchè «costringe il nostro istituto a dare avvio alle iscrizioni in una situazione di totale incertezza sul suo futuro, costringendo i genitori ad una scelta dei nuovi indirizzi totalmente al buio». Sugli stessi toni anche l’istituto tecnico-commerciale Paradisi e il liceo Allegretti di Vignola, il cui collegio docenti ha deciso che «non può e non deve essere deliberata alcuna applicazione di una riforma incompleta, non definitiva e non ancora entrata in vigore».v