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Unità-Bologna-L'arcivescovo: che la scuola non sia troppo laica

Bologna, Caffarra chiede che gli insegnanti portino la propria esperienza cristiana nelle lezioni. E che non si dia troppo spazio a Darwin L'arcivescovo: che la scuola non sia troppo laica A...

15/09/2004
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l'Unità

Bologna, Caffarra chiede che gli insegnanti portino la propria esperienza cristiana nelle lezioni. E che non si dia troppo spazio a Darwin

L'arcivescovo: che la scuola non sia troppo laica

Andrea Bonzi

BOLOGNA Una scuola pubblica con insegnanti "cristianamente preparati" che applichino la loro esperienza di vita cattolica nelle rispettive materie. Magari lasciando da parte teorie come quella darwiniana, che fa parte di una "visione della realtà solitamente non compatibile con quella veicolata dalla catechesi donata nella comunità cristiana".
Con la sua prima pastorale da quando si è insediato a Bologna, nel febbraio scorso, l'arcivescovo Carlo Caffarra sembra inserirsi perfettamente nel progetto di smantellamento del sistema educativo laico della scuola italiana portato avanti da Letizia Moratti. Il ministro che, meno di quattro mesi fa, ha firmato un "patto d'acciaio" con il presidente Cei, Camillo Ruini, su questi temi.
Il governo e la chiesa cattolica sembrano continuare a ignorare le trasformazioni in atto nella società, sminuendo di fatto il contributo di fedi e culture differenti portato da migliaia di bambini stranieri sui banchi degli istituti. Da Caffarra ce lo si poteva aspettare: scelto come successore di un altro "duro" della chiesa cattolica, Giacomo Biffi, nella prima uscita come massima autorità del clero bolognese aveva criticato il pensiero laico, prendendo di mira Eco e Vattimo. Ora arriva questa pastorale che - in particolare su istruzione e convivenza - si pone obbiettivi precisi. "La neutralità della comunità cristiana nei confronti del sistema scolastico sarebbe un errore imperdonabile", dice Caffarra ai cronisti riuniti a villa Revedin, sui colli bolognesi. L'idea non è "di fare catechismo nelle scuole statali, né mirare alla conversione delle persone alla fede cristiana - continua l'arcivescovo del capoluogo emiliano - ma ritengo falsa la concezione della laicità secondo la quale bisogna lasciare fuori dalla porta quanto è religiosamente proprio di ciascuno. È una violenza contro la persona perché conduce a un impoverimento della società civile".
Ogni insegnante, dunque, dovrebbe portare la propria esperienza cristiana nelle proprie lezioni: "La comunità cristiana non può limitarsi all'insegnamento della religione cattolica - insiste Caffarra -, ma deve realizzarsi come una vera e propria corresponsabilità nella proposta educativa". Così com'è, "alcune proposte formative all'interno della scuola pubblica" vengono giudicate in contrapposizione con il tentativo di "educare alla fede" i giovani cittadini: "Se si comunica l'idea che l'uomo non sia altro che un animale più complesso degli altri, risultato di un'evoluzione guidata dal caso - precisa Caffarra -, allora qualcuno potrebbe pensare che, se manca di rispetto a una persona, non fa una così grave, visto che siamo tutti frammenti di natura senza senso". Un duro attacco alla teoria darwiniana, che già Moratti ha cercato di censurare dai programmi delle scuole medie. Una sintonia con il governo che assume contorni preoccupanti quando emerge lo scetticismo nei confronti di un futuro in cui "l'umanità possa ritrovarsi in un codice morale universalmente condiviso, una pax universalis basata sulla tolleranza". Un progetto "impossibile, in quanto poiché il minimo denominatore etico diventa tanto più minimo quanto diventa comune, alla fine mere regole formali". L'unica modo di trovare "l'unità nella diversità, che è più della tolleranza - conclude prevedibilmente Caffarra - va ricercato nella fede cristiana".


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