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Unità-BolognA-"Io, ricercatore universitario senza futuro"

"Io, ricercatore universitario senza futuro" Laurea, perfezionamento, dottorato, post-dottorato: a 37 anni la Moratti ne ha bloccato l'assunzione Adriana Comaschi Sperano in una pia...

27/10/2004
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l'Unità

"Io, ricercatore universitario senza futuro"

Laurea, perfezionamento, dottorato, post-dottorato: a 37 anni la Moratti ne ha bloccato l'assunzione

Adriana Comaschi

Sperano in una piazza piena e in aule vuote, i promotori della manifestazione di protesta contro il ministro della "pubblica dis...truzione" Letizia Moratti, che questa volta unisce ricercatori precari, studenti delle superiori, professori universitari. Dalle 9 saranno in piazza Nettuno per chiedere il ritiro del decreto sul riordino del sistema universitario, e insieme la cancellazione della legge 53 sulla scuola "che punta a dividere in modo netto licei e istituti professionali". Insieme a loro ci dovrebbe essere anche l'assessore comunale alla Scuola, Maria Virgilio; mentre alle 10 una delegazione esporrà le proprie ragioni all'assessore alla Cultura Angelo Guglielmi, e alle 10.30 i manifestanti incontreranno la presidente della Provincia Beatrice Draghetti, chiedendole di unirsi al corteo. Sempre oggi, le aule delle facoltà dovrebbero svuotarsi per il "blocco" attuato dagli oltre mille ricercatori dell'Alma Mater.
Non si tratterà di uno sciopero vero e proprio: i ricercatori si "limiteranno" ad astenersi da tutte le attività extra che di solito svolgono. Un rifiuto degli straordinari che potrebbe assestare un duro colpo alle lezioni, dato che sulle spalle dei ricercatori, anche precari, grava buona parte della didattica. Un modo per rendere per un giorno visibile un lavoro oscuro ma fondamentale, che il decreto della Moratti vuole oltretutto rendere ancora più incerto, fino ad arrivare alla cancellazione della figura del ricercatore. "Ci sentiamo assolutamente spaesati" spiega Giannino Melotti, coordinatore bolognese dei ricercatori senza presa di servizio, quelli cioè pur avendo vinto un concorso si sono visti bloccare l'assunzione dalle ultime due finanziarie.
Melotti ha 37 anni, si è laureato in Pedagogia, quindi ha fatto un anno di perfezionamento, tre di dottorato, il post-dottorato. Una vita dedicata allo studio, fino allo sbocco naturale, il concorso da ricercatore che vince nel dicembre del 2003. E la sua storia universitaria qui si "congela": la Finanziaria del governo blocca le assunzioni nel pubblico impiego, Melotti è di fatto ricercatore in psicologia sociale ma non viene assunto, dunque non può essere pagato. "Per fortuna - spiega - qui a Bologna l'ateneo ci ha dato, con risorse proprie, degli assegni di servizio". Ma anche così la situazione non è rosea. Innanzitutto, anche con 1200 euro al mese non è facile vivere in una città cara come Bologna. "Sono sposato, e anche mia moglie è assegnista, abbiamo anche un mutuo da pagare: eliminando tutti gli extra ce la si fa appena ad arrivare a fine mese". E se anche venisse finalmente assunto, la prospettiva è di "incertezza totale". Perché "il decreto è pieno di punti interrogativi: dice che i ricercatori andranno a esaurimento, ma non spiega che fine faranno, attraverso quali passaggi potranno diventare professori associati". Anche per questo, conclude, "nell'assemblea di ateneo di venerdì pomeriggio chiederemo al rettore Calzolari e al Senato accademico di esprimersi ufficialmente contro questa riforma".
Ma al di là delle storie personali "il problema è più generale, questo decreto avrà effetti devastanti sul sistema universitario" ricorda Anna Borghi, ricercatrice in psicologia. Ed elenca quello che proprio non va: "Non si potenzia la ricerca, e si peggiora la qualità della didattica. Perché chi avrà una laurea specialistica potrà insegnare da subito all'università, quindi avrà meno tempo da dedicare alla ricerca e per forza di cose offrirà agli studenti una preparazione più bassa. Inoltre questo decreto incentiva i professori a lavorare all'esterno, visto che verranno pagati la stessa cifra pur facendo meno lezioni, ricevimento studenti, tesi". Perché farlo? "Per me l'obiettivo è chiarissimo, è una concessione alle corporazioni che ci sono negli atenei. E un modo per spingere gli studenti a cercare la qualità nelle università private".


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